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Bce, Draghi rassicura: “Saremo pazienti sull’aumento tassi”

Il numero uno della Bce conferma una politica monetaria “paziente, persistente e prudente” e si dice fiducioso che “la ripresa dell’inflazione avverrà senza bisogno di ricorso a nuovi stimoli” – Le Borse apprezzano attenuando le perdite dell’inizio mattina. Intanto l’Ocse chiede che “banche che hanno in pancia troppi titoli di Stato devono aumentare il capitale”

Bce, Draghi rassicura: “Saremo pazienti sull’aumento tassi”

Le ultime comunicazioni della Bce “segnalano chiaramente che saremo pazienti nel determinare la tempistica del primo rialzo dei tassi e che seguiremo un approccio graduale all’adeguamento della politica monetaria in seguito”. Lo ha detto martedì il presidente della Bce, Mario Draghi, al forum delle Banche centrali a Sintra, in Portogallo. E le Borse europee apprezzano riducendo le perdite accumulate in avvio di mattinata.

In particolare, come annunciato la settimana scorsa, il Qe si concluderà il 31 dicembre 2018, ma se dovessero emergere imprevisti si potrà sempre riutilizzare, mentre i tassi d’interesse rimarranno ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 “e in ogni caso per tutto il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata con le nostre attuali aspettative per un periodo prolungato”, ha rimarcato Draghi. “La politica monetaria nell’area dell’euro rimarrà paziente, persistente e prudente, i cambiamenti saranno prevedibili e proseguiranno a un ritmo graduale, il più appropriato per consolidare la convergenza dell’inflazione, tenendo conto della continua incertezza nell’economia”.

Incertezza che “permea le prospettive economiche” e che negli ultimi mesi “è aumentata”, ha sottolineato il numero uno dell’Eurotower, precisando che i rischi principali sono tre: la volatilità di mercato, l’aumento del protezionismo commerciale per i nuovi dazi imposti dagli Usa e il rincaro del petrolio legato alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. “Continueremo a monitorare questi rischi attentamente – ha continuato Draghi – ma per ora le nostre attese di crescita sul medio termine restano sostanzialmente invariate e il bilancio dei rischi appare equilibrato”.

Tuttavia Draghi lancia un chiarimento rassicurante quando spiega che la decisione presa la scorsa settimana a Riga dal consiglio direttivo della Bce “pur riconoscendo l’incremento dell’incertezza, mostra che siamo fiduciosi che la convergenza attesa nel percorso dell’inflazione avverrà con buona probabilità senza il bisogno di ulteriori aggiunte al nostro stimolo“.

Oltre al presidente della Bce, martedì è intervenuta anche l’Ocse, che ha lanciato un avvertimento sui debiti pubblici: “In passato in alcuni casi quando l’economia andava bene la situazione favorevole non è stata usata per migliorare in misura sufficiente la posizione di bilancio e la crisi ha portato a un aumento significativo del debito/pil – si legge nel rapporto pubblicato oggi sull’Eurozona – nel 2019 l’orientamento della politica di bilancio dell’area è appropriata ma dato che l’economia di espande, i paesi con alto debito devono assicurare che il rapporto debito/pil si riduca in misura significativa migliorando ulteriormente la posizione di bilancio”.

Secondo l’Ocse, inoltre, “per indebolire ulteriormente il legame potenzialmente dannoso tra banche e debito sovrano, occorre introdurre carichi di capitale che aumentano in linea con il grado di concentrazione del debito sovrano nel portafoglio delle banche e altre politiche potrebbero incentivare le banche a diversificare i titoli detenuti: una combinazione di politiche, inclusa una graduale introduzione di requisiti di capitale più elevati su detenzioni di debito di un paese eccessivamente elevate e l’introduzione di un asset finanziario europeo sicuro (European Safe Asset) è necessaria e dovrebbe essere considerata in parallelo”.

L’Organizzazione scrive poi che “la condivisione del rischio in una unione monetaria è importante. Una politica monetaria può solo reagire a choc di dimensioni dell’area euro e può essere limitata da tassi di interessi al minimo per cui è necessario che esistano altri strumenti per fronteggiare choc asimmetrici più o meno ampi: nell’area dell’euro un’unione bancaria incompleta e mercati dei capitali frammentati impediscono livelli più elevati di condivisione del rischio privato attraverso una gamma più ampia di risparmi e opportunità di investimento. I non performing loans siano tuttora molto alti in alcuni paesi, minando la crescita del credito e degli investimenti. In Italia il livello dei Npl è adesso più alto che in Irlanda”, anche se si stanno riducendo.

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