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Bce, Draghi: “Nell’Eurozona non ci sono segnali di deflazione”

Al momento la Banca centrale europea “non vede segnali di rischi di deflazione”, ha detto il numero uno dell’Eurotower – “Alla Bce non siamo tedeschi, francesi, spagnoli o italiani, ma europei, e agiamo nell’interesse di tutti. E’ profondamente ingiusto verso il Consiglio direttivo della Bce attribuirgli interessi nazionali”.

Bce, Draghi: “Nell’Eurozona non ci sono segnali di deflazione”

Nell’Eurozona “dovremmo assistere ad un protratto periodo di bassa inflazione”, ma al momento la Banca centrale europea “non vede segnali di rischi di deflazione”. Lo ha affermato il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo nel corso di un convegno a Berlino.

“Quando vediamo segni d’inflazione troppo bassa dobbiamo agire con la stessa determinazione di quando vediamo segni d’inflazione troppo alta”, ha precisato il numero uno dell’Eurotower, che poi ha respinto le accuse arrivate da alcuni osservatori tedeschi di aver tagliato i tassi dell’area euro per favorire i Paesi del Sud Europa: “Alla Bce non siamo tedeschi, francesi, spagnoli o italiani, ma europei, e agiamo nell’interesse di tutti. E’ profondamente ingiusto verso il Consiglio direttivo della Bce attribuirgli interessi nazionali. Le nostre politiche non saranno mai basate su ideologie o asservite agli interessi della politica, ma basate su valutazioni orientate a economie sane e robuste”.

Due giorni fa l’Ocse, nell’ultima versione del suo “Economic Outlook”, aveva esortato l’istituto centrale a varare altre misure di stimolo all’economia se i rischi di deflazione nell’area euro dovessero peggiorare: “L’inflazione di fondo è attesa a livelli molto bassi, appena sopra l’1% il prossimo anno e marginalmente più alta nel 2015 – si legge nel rapporto –. Un risultato che sarebbe ben al di sotto la definizione di stabilità dei prezzi della Bce”. 

In particolare, secondo l’Ocse i rischi di deflazione aumenteranno se la crescita economica non si rafforzerà come previsto o se i tassi di cambio effettivi dell’euro dovessero apprezzarsi ancora in maniera significativa.

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