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Bce, allarme lavoro: i disoccupati aumenteranno ancora

Nel suo ultimo bollettino, l’istituzione di Francoforte sottolinea che “le condizioni nei mercati del lavoro dell’area euro continuano a deteriorarsi” – Gli spread di Italia e Spagna aumentano “sullo sfondo di una riconsiderazione delle prospettive di crescita nell’eurozona” – Necessario tagliare i debiti pubblici “decisamente sotto” il 60% del Pil.

Bce, allarme lavoro: i disoccupati aumenteranno ancora

“Le condizioni nei mercati del lavoro dell’area euro continuano a deteriorarsi” e sul breve termine si profila “un ulteriore peggioramento”. A lanciare l’allarme è la Banca centrale europea, che in un capitolo del suo ultimo bollettino mensile ricorda come il tasso di disoccupazione medio dell’area euro abbia “continuato ad aumentare sin dall’aprile del 2011 – si legge – arrivando al 10,8% a febbraio, un livello superiore di 0,6 punti percentuali rispetto al massimo raggiunto nel maggio del 2010”.

Per queste ragioni, secondo l’istituto di Francoforte, i Paesi che hanno subito perdite di competitività devono assicurare un aggiustamento salariale sufficiente e promuovere la crescita della produttività. 

Nell’area euro “la crescita dell’occupazione è rimasta negativa mentre è proseguito l’aumento del tasso di disoccupazione“, rileva ancora la Bce. E “le indagini congiunturali anticipano un ulteriore peggioramento nel breve termine“. Nel quarto trimestre del 2011 “l’occupazione è diminuita dello 0,2% sul periodo precedente, dopo un calo di pari misura registrato nel terzo trimestre (che è stato a sua volta rivisto al ribasso di 0,1 punti percentuali). Al tempo stesso, le ore lavorate sono diminuite dello 0,4%”.

A livello settoriale, “gli ultimi dati sul numero di occupati riflettono, su base trimestrale, un brusco calo dell’1,6% nelle costruzioni, mentre nell’industria in senso stretto e nei servizi le flessioni sono state meno pronunciate e pari rispettivamente allo 0,3 e 0,1%”. Gli indicatori delle indagini “segnalano una probabile ulteriore contrazione dell’occupazione nel primo trimestre del 2012”. Il tasso di variazione sul periodo corrispondente della produttività del lavoro per occupato ha rallentato ulteriormente dall’1,1% del terzo trimestre allo 0,9 nel quarto trimestre del 2011.

SPREAD ITALIA E SPAGNA AUMENTANO PER SCARSA CRESCITA EUROZONA

Nell’ultimo mese, il rialzo dei differenziali di rendimento sui titoli di stato di Italia e Spagna è avvenuto “sullo sfondo di una riconsiderazione delle prospettive di crescita nell’area euro”, si legge ancora nel bollettino. Il “rinnovato intensificarsi delle tensioni dei mercati” sui titoli di Stato dell’area euro e “la loro potenziale propagazione all’economia reale” sono tra i maggiori fattori di rischio che gravano sulle prospettive dell’Unione valutaria. I governi devono quindi “ripristinare posizioni di bilancio solide”, onorando “appieno gli impegni assunti” nel Patto sui conti dell’Unione europea e attuando le riforme strutturali.

I MERCATI IMPONGONO DEBITI PUBBLICI SOTTO IL 60% DEL PIL

Secondo la Bce, il “contesto radicalmente mutato” dei mercati finanziari mondiali impone ai paesi dell’area euro di tagliare i debiti pubblici a livelli “decisamente inferiori al 60%” del Pil e questo “in molti paesi richiederà altri notevoli sforzi per un periodo prolungato”. 

L’istituzione di Francorte sottolinea che “molti paesi avranno bisogno di conseguire avanzi primari pari o superiori al 4% del Pil”. Si impone così “un nuovo atteggiamento di prudenza in materia di bilancio per il prossimo futuro”, a causa del “contesto radicalmente mutato dei mercati finanziari mondiali in generale, e per il finanziamento del debito sovrano in particolare”.

RIPRESA GRADUALE NEL 2012, MA RISCHI ANCORA ALTI

La Banca centrale europea “continua ad attendersi una graduale ripresa dell’economia dell’area euro nel corso dell’anno”, dopo che gli indicatori sull’attività “si sono praticamente stabilizzati su livelli modesti nei primi mesi del 2012”. Tuttavia, da Francoforte ribadiscono che su queste prospettive continuano a prevalere rischi di rallentamento, legati anche a possibili “ulteriori rincari delle materie prime”.

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