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Barometro delle guerre: raid di Israele in Libano, ucciso nipote del leader di Hezbollah. Ucraina, dalla Russia nuove accuse

Israele ha ucciso nel sud del Libano il nipote del leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah. Hamas e i tempi per una tregua: non prima del Ramadan. Ucraina, sulle conversazioni segrete Mosca convoca l’ambasciatore tedesco

Barometro delle guerre: raid di Israele in Libano, ucciso nipote del leader di Hezbollah. Ucraina, dalla Russia nuove accuse

Israele ha ucciso nel sud del Libano il nipote del leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah. Lo ha affermato un sito di notizie siriano legato alle opposizioni anti-Damasco e ostili allo stesso movimento libanese filo-iraniano. La notizia non è stata confermata da media libanesi né dagli stessi Hezbollah. Secondo il sito in arabo Voce della capitale (Sawt al-Asima), sabato scorso un drone militare israeliano ha condotto un raid nel sud del Libano, nel distretto di Naqura, centrando in pieno un veicolo che viaggiava sulla strada costiera che conduce al capoluogo Tiro.

Israele, ucciso il nipote di Nasrallah in Libano

All’interno del veicolo, afferma il sito, viaggiavano due combattenti di Hezbollah e un capo militare locale, identificato come Abbas Ahmad Khalil e che, secondo Sawt al-Asima, era il nipote di Nasrallah.
I tre operativi appartenevano, secondo fonti israeliane e fonti delle opposizioni siriane, della “Brigata Imam Hussein” di Hezbollah. 

Hamas, intesa con Israele non prima dell’inizio del Ramadan

L’accordo con Israele per una tregua di sei settimane in cambio del rilascio di parte degli ostaggi non sarà raggiunto “prima della fine della prossima settimana”, ossia in concomitanza con l’inizio del Ramadan del 10 marzo, a differenza di quanto riportato ieri da media internazionali che accreditavano l’ipotesi di un’intesa entro 24-48 ore. Lo ha riferito il Wall Street Journal, citando una fonte interna di Hamas. È intanto giallo su dove si trovi il portavoce dell’organizzazione palestinese, Yahya Sinwar. Media internazionali hanno sottolineato che i suoi collaboratori non saprebbero dove si trovi e quindi non riuscirebbero ad ottenere indicazioni sull’accordo. Il suo ultimo messaggio risale a circa una settimana fa. La sua posizione fino ad allora era di non dire sì a una intesa in maniera frettolosa e di sperare che l’operazione militare israeliana su Rafah – dove sono affluiti oltre un milione e mezzo di sfollati da Gaza – sia in grado di “riaccendere la reazione dei Paesi arabi” per la causa palestinese.

Le autorità egiziane, che stanno ospitando i negoziati al Cairo a cui contribuiscono anche Stati Uniti e Qatar, hanno fatto sapere di essere “ottimisti” sul raggiungimento di una tregua di sei settimane che preveda il rilascio di parte degli ostaggi. Il governo israeliano tuttavia non ha inviato una delegazione al tavolo perché ha trovato insoddisfacenti le proposte giunte dal gruppo palestinese ai negoziati che si sono svolti la scorsa settimana a Parigi.

Gaza, Kamala Harris: “Cessate il fuoco adesso”

Nella Striscia di Gaza serve il cessate il fuoco: lo ha detto la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, in quello che alcuni media internazionali definiscono l’intervento più forte giunto a Israele dall’alleato americano. Nella sua visita di ieri all’Edmund Pettus Bridge in Selma, nello Stato dell’Alabama, per celebrare la strage di attivisti di 59 anni fa, la numero due della Casa Bianca ha detto che Israele non sta facendo abbastanza per “scongiurare la catastrofe umanitaria” a Gaza, dopo l’operazione lanciata da Tel Aviv in risposta agli assalti dei commando di Hamas del 7 ottobre, in cui 1200 persone sono state uccise. Harris ha inoltre fatto appello ad Hamas affinché rilasci tutti gli ostaggi catturati il 7 ottobre e perché le parti accettino i termini di un negoziato che si sta discutendo in questi giorni e ha visto anche la mediazione, oltre che degli Stati Uniti, di Egitto, Turchia, Francia e Qatar, e punta a una tregua di sei settimane in concomitanza con il mese di Ramadan.

Nella Striscia però, dove le vittime hanno superato quota 30mila, gli attacchi non si arrestano: l’Unicef ha denunciato che almeno dieci bambini sono morti per disidratazione e malnutrizione nell’ospedale di Kamal Adwan, mentre l’ong Medici senza frontiere (Msf) ha riferito ieri che un capannone è stato colpito accanto all’ingresso principale dell’ospedale emiratino di Rafah. L’organizzazione ha fatto sapere che in questa struttura, fondamentale per il reparto maternità, è stata registrata “l’uccisione e il ferimento di diverse persone, tra cui un membro dello staff di un’ambulanza”. Medici senza frontiere ha aggiunto: “Terrorizzati i pazienti che si trovavano nelle vicinanze”.

Conversazioni segrete, Mosca convoca ambasciatore tedesco

Intanto, si arricchisce di un nuovo capitolo il conflitto tra Russia e Ucraina. Il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore tedesco a Mosca, Alexander Lambsdorff, in merito ad una conversazione segreta fra militari tedeschi intercettata, in cui si parlava di potenziali attacchi al ponte russo in Crimea. Lo scrive l’agenzia Tass, che cita una fonte. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha sottolineato che la vicenda mostra il coinvolgimento diretto dell’Occidente nel conflitto in Ucraina. Un’esplosione provocata da un ordigno ha causato danni a un pilastro di un ponte ferroviario nella regione russa meridionale di Samara, causando il fermo del traffico ferroviario. Kiev rivendica l’attacco: ‘disattivata’ la struttura “utilizzata per il trasporto di carichi militari”.

Ue: “Stop totale a gas russo entro il 2027”

“Dobbiamo sbarazzarci del gas russo entro il 2027. Ciò significa che stiamo lavorando intensamente per fornire ai nostri Paesi vie di approvvigionamento alternative e fornitori alternativi”. Lo ha detto la commissaria Ue per l’Energia, Kadri Simson, al suo arrivo al Consiglio Ue Energia a Bruxelles, nel corso del quale i ministri discuteranno della fine del contratto tra Mosca e Kiev per il transito del gas russo verso l’Ue attraverso l’Ucraina, prevista alla fine dell’anno. “Sono stata molto chiara e ho più volte confermato anche ai nostri omologhi ucraini il messaggio secondo cui la Commissione europea non si impegnerà con la Russia come fece cinque anni fa, quando fu concordato l’accordo”, ha evidenziato Simson.

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