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Bari conquista il New York Times: un volo diretto la collegherà agli Usa, ma l’overtourism rischia di travolgerla

Un volo diretto la collegherà a New York: così la città tenta di cambiare volto. Il NYT celebra Bari, ma tra affitti brevi, servizi al limite e la paura dell’overtourism, la crescita turistica solleva grande preoccupazione tra i residenti

Bari conquista il New York Times: un volo diretto la collegherà agli Usa, ma l’overtourism rischia di travolgerla

Fino a pochi anni fa era poco più di uno scalo verso le spiagge del Salento o i traghetti per la Grecia. Oggi Bari conquista le pagine del New York Times con un lungo reportage che ne racconta la metamorfosi: da porto dimenticato a nuova porta d’accesso al Mediterraneo, collegata direttamente con New York grazie a un volo intercontinentale.

Non è un’attenzione scontata per una città del Sud spesso assente dai radar dei grandi media internazionali. Ma è proprio da Bari che passa una delle trasformazioni urbane più dinamiche e controintuitive dell’Italia contemporanea: un modello di crescita che affascina, ma che pone anche interrogativi profondi sul futuro della città e sulla sua capacità di reggere l’impatto del successo.

Bari-New York, ecco il volo simbolo di un cambio di passo

Il punto di svolta è stato l’annuncio del volo diretto Bari–New York JFK, il primo collegamento intercontinentale nella storia della città. A renderlo possibile è stato il lavoro di Antonio Maria Vasile, presidente di Aeroporti di Puglia, che da due anni lavora per attrarre i vettori americani, con un obiettivo chiaro: “Abbiamo fatto capire alle compagnie americane che qui non c’è solo una città da cartolina, ma un bacino economico e culturale che merita di essere connesso al mondo”. Per la Puglia, e per Bari in particolare, è una sfida di reputazione e sviluppo: “Non vogliamo essere il Sud dimenticato d’Italia. Vogliamo essere la porta d’ingresso del Mediterraneo”.

Il primo volo decollerà a giugno, operato dalla compagnia italiana Neos, e rappresenta non solo una conquista logistica, ma una svolta d’immagine. Per Vasile, è “il frutto di un lavoro enorme” e l’inizio di nuove possibilità per tutta la Puglia: “Bari ha una cultura, una storia e una cucina degne del tempo e del denaro dei viaggiatori”.

Secondo il presidente di Aeroporti di Puglia, la nuova rotta rappresenta più di un’opportunità turistica: è un segnale della crescente attrattività della città e del ruolo strategico che può giocare nell’economia del Sud Europa. Anche per questo, sono già allo studio nuove tratte intercontinentali per il futuro.

Bari: da città evitata a capitale della rinascita urbana

Bari era per decenni sinonimo di marginalità: una città “sonnolenta e malfamata”, scrive il New York Times, con un centro storico considerato off-limits persino dai residenti. Poi qualcosa è cambiato. È cambiata l’amministrazione, è cambiato l’approccio alla sicurezza, è cambiato il modo in cui i baresi guardano alla propria città.

Oggi Bari Vecchia è il cuore pulsante della rinascita. I turisti si accalcano per assaggiare la focaccia con pomodorini e olive, visitare la Basilica di San Nicola e osservare le donne che, sotto l’Arco Basso, preparano le orecchiette in strada. “È come se qualcosa si fosse stappato”, dice al NYT lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio. “La città è diventata piena di vita e opportunità. Ovviamente ci sono ancora molti problemi, ma oggi è un luogo che sorprende“.

Il cambio di rotta non è avvenuto per caso. A partire dai primi anni Duemila, una serie di interventi urbanistici e sociali, avviati dalle giunte comunali di centrosinistra, hanno progressivamente restituito il centro alla cittadinanza. La pedonalizzazione di via Sparano, l’investimento nella cultura, la riqualificazione del lungomare e l’apertura al turismo internazionale hanno trasformato la percezione della città.

“Non siamo più la città che si attraversa per andare al mare. Ora siamo una destinazione” rivendica il sindaco Vito Leccese. A confermarlo sono i dati: nel 2023 Bari ha superato i due milioni di presenze turistiche, con una crescita del 18% rispetto all’anno precedente.

Bari: turismo in crescita, ma la città si interroga

L’arrivo dei voli intercontinentali e il boom del turismo rappresentano una straordinaria occasione di crescita economica. “Più turisti arrivano, più ci sentiamo importanti”, spiega Leccese. Ma come spesso accade nei processi di trasformazione rapida, emergono anche tensioni. Bari non è ancora Roma o Venezia, e qualcuno comincia a temere un futuro da cartolina affollata. Il timore è quello dell’overtourism, il fenomeno che trasforma le città in mete sovraccariche: crescita incontrollata di affittacamere, lunghe code, parcheggi introvabili, servizi sotto pressione, ristoranti inaccessibili. Un cambiamento che rischia di compromettere la qualità della vita, prima ancora che l’identità urbana.

Il New York Times mette in luce le contraddizioni: l’impennata degli affitti brevi sta spingendo fuori dal centro storico studenti, residenti e famiglie. “A Bari Vecchia ormai affittano solo ai turisti“, racconta un giovane universitario. “E se non puoi permettertelo, devi andartene”.

A questo si aggiunge un’altra fragilità strutturale: l’occupazione. Il turismo genera nuovi posti di lavoro, ma spesso precari, stagionali e mal retribuiti. “Se il turismo diventa l’unica risorsa, si rischia una bolla”, avverte l’economista Maria Grazia Cito. “Servono investimenti strutturali nei trasporti, nell’istruzione, nella sanità”. Anche i giovani lo percepiscono. “Il turismo non è una soluzione stabile per l’economia” racconta uno studente di giurisprudenza. “Molti lavori sono temporanei e sottopagati, e intanto i servizi pubblici restano al palo”. Un esempio? I collegamenti urbani. “Il problema non è noleggiare una Ferrari in aeroporto”, ironizza Vasile, “il problema è trovare un autobus per arrivare in città”.

Una battuta che racchiude una verità strutturale: il divario crescente tra l’ambizione di una città che guarda lontano e le sue infrastrutture, ancora legate a una dimensione locale.

Bari: un equilibrio fragile tra identità e attrattività

Bari oggi si propone come crocevia tra Oriente e Occidente, tra turismo e vita quotidiana. Ma reggere questo equilibrio sarà tutt’altro che semplice. “I residenti devono venire prima”, ammonisce ancora l’economista Maria Grazia Cito, ribadendo il rischio di replicare il “modello Venezia”: città svuotata, trasformata in vetrina per visitatori mordi-e-fuggi.

Il reportage del NYT a cura di Patricia Mazzei sottolinea proprio questo punto: città “instagrammabili”, ma sempre più svuotate dalla residenzialità e dalla vita quotidiana. È il paradosso della bellezza che attira e consuma allo stesso tempo. Alcuni segnali d’allarme sono già visibili: durante la recente festa di San Nicola, i residenti di alcune zone del centro hanno protestato contro il rumore notturno e la movida eccessiva, arrivando a lanciare secchi d’acqua dai balconi per disperdere i gruppi di giovani. Gesti estremi che raccontano il disagio di chi si sente progressivamente escluso dalla propria città.

Non è solo una questione di decoro urbano o ordine pubblico. È la manifestazione di un conflitto più profondo: quello tra l’identità storica di Bari e le nuove dinamiche economiche e turistiche. Come mantenere l’autenticità, senza trasformarsi in una “Disneyland del Sud“?

L’articolo del New York Times si chiude con una riflessione aperta: Bari ha oggi l’occasione – e la responsabilità – di diventare una capitale mediterranea moderna, accogliente e sostenibile. Ma per riuscirci, dovrà affrontare una sfida politica e culturale: decidere dove e come investire, proteggere il tessuto sociale, e governare un successo che, se lasciato a sé stesso, potrebbe diventare il suo principale problema.

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