A un anno di distanza dal suo primo discorso da Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta torna sul palco del Salone dei Partecipanti di Palazzo Koch per le sue seconde Considerazioni Finali. Dodici mesi fa, con chiarezza e rigore, aveva indicato i principali problemi che ancora oggi frenano il Paese e l’Europa. Un anno dopo, quei nodi rimangono fermi, forse persino più intrecciati. Le sfide strutturali restano intatte e si inseriscono in un contesto globale più instabile: conflitti ancora aperti, tensioni commerciali crescenti, e una frammentazione geopolitica in aumento. L’auspicio di Panetta resta: “Una risposta europea comune può consentirci di superare le difficoltà. Anche l’Italia ne trarrà beneficio”.
I dazi costano un punto alla crescita mondiale
“Il rischio di guerre commerciali si è concretizzato il 2 aprile” quando sono entrati in vigore i dazi Usa, con “l’obiettivo dichiarato di rilanciare l’industria nazionale e di riequilibrare la bilancia commerciale”, anche se “è improbabile che riesca a correggere l’ampio disavanzo commerciale degli Usa”. Il numero uno di Bankitalia parte dalle tensioni commerciali e dai conflitti in atto che stanno erodendo la fiducia livello internazionale. I dazi attualmente in vigore negli Stati Uniti, sebbene inferiori a quelli annunciati ad aprile aprile, restano i più elevati del secondo dopoguerra.
Panetta sottolinea, però, che la strategia di utilizzare i dazi “come leva negoziale” per ridefinire i rapporti a livello internazionale “può comportare effetti difficili da prevedere e da gestire”, ma a causa della stretta integrazione dell’economia globale il loro impatto potenziale è molto più forte rispetto al passato. “L’inasprimento delle barriere doganali potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio” e negli Usa “l’effetto stimato è circa il doppio”. Inoltre “potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali”. Ma il rischio è che “il commercio, da motore di integrazione e dialogo, si trasformi in una fonte di divisione, alimentando l’instabilità politica e mettendo a repentaglio la pace”.
I vari dietrofront di Trump, prosegue il governatore, hanno creato una certa volatilità sui mercati e spinto gli investitori verso attività “più sicure”, con il prezzo dell’oro che ha toccato nuovi massimi. “Diversamente da quanto accaduto in precedenti fasi di incertezza, i titoli pubblici statunitensi a lungo termine e il dollaro si sono deprezzati”.
Difesa: “Investire non significa avviare corsa agli armamenti”
Panetta è poi intervenuto sulla difesa europea: “La proposta della Commissione si basa su fondi nazionali e prestiti, anziché su spese europee e trasferimenti finanziati con risorse comuni”. Questo approccio, avverte Panetta, “rischia di accrescere le disuguaglianze tra paesi e di ridurre l’efficacia della spesa. Occorre un programma unitario, sostenuto da debito europeo”. Attenzione, “investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun paese può contrastare da solo”.
Panetta sulla Ue: ripensare il modello di sviluppo
“L’economia europea mostra fragilità strutturali evidenti”. Panetta ne individua tre: stagnazione produttività, ritardo nell’innovazione e la dipendenza dall’estero. Per quanto riguarda i primi due punti: “Negli ultimi trent’anni la produttività del lavoro nella Ue è cresciuta del 40%, oltre 25 punti percentuali in meno degli Usa”. Questo ritardo riflette principalmente la difficoltà di innovare. Soprattutto l’apporto delle aziende giovani innovative è debole. Anche se l’Europa rimane “un’eccellenza nella ricerca scientifica”, tale forza “non si traduce in innovazione produttiva”. Sul fronte dell’intelligenza artificiale i brevetti europei sono meno di un quinto di quelli statunitensi. Per questo “è necessario ripensare il modello di sviluppo che ha sostenuto il continente per decenni”.
Avviare il cambiamento: “Il mercato dei capitali”
Cosa serve all’Europa? “Interventi rapidi e strutturali”, dice Panetta. Da un lato “il settore pubblico è indispensabile per finanziare beni comuni europei”, dall’altro” è fondamentale mobilitare capitali privati per finanziare progetti imprenditoriali innovativi. Per farlo è urgente completare la costruzione di un mercato dei capitali europeo pienamente integrato capace di indirizzare il risparmio verso investimenti a lungo termine e ad alto rendimento atteso”.
“Secondo nostre stime, un mercato dei capitali integrato, con al centro un titolo comune europeo, ridurrebbe i costi di finanziamento per le imprese, attivando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro all’anno e innalzando, a regime, il prodotto dell’1,5%. L’effetto sul Pil potrebbe risultare fino a tre volte maggiore se i nuovi investimenti fossero destinati a progetti ad alto contenuto tecnologico”.
Risiko bancario: la parola spetta al mercato
Sul risiko bancario poche parole: “le aggregazioni rappresentano un delicato momento di discontinuità nella vita degli intermediari. Devono servire a rafforzarli, e a questo scopo è necessario che siano ben concepite e volte unicamente alla creazione di valore”. Per Panetta “creare valore signifca innanzitutto offrire a imprese e famgilie finanziamenti adeguati per quantità e costi”, “strumenti di impiego del risparmio efficaci, trasparenti e a condizioni eque”, servizi “qualificati e innovativi”.
In ogni caso: “il giudizio su ciascuna offerta spetta alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti”.
In Italia necessario intervenire sui prezzi dell’energia
Panetta ha sottolineato che nonostante le difficoltà, l’industria italiana ha imprese dinamiche e completive. Buone fondamenta, ma che devono essere rafforzate. “In Italia, più che altrove in Europa, è urgente intervenire sul costo dell’energia, seguendo le direttrici già tracciate”. Per il numero uno di Via Nazionale “è necessario agire con determinazione per conciliare il contenimento dei costi energetici con il processo di carbonicazione”. E aggiunge: “una transizione efficace deve tener conto anche degli aspetti sociali e delle esigenze produttive, raggiungendo il giusto equilibrio tra ambizione e fattibilità”.
Il problema centrale resta la produttività
“Il problema centrale rimane la produttività – nella manifattura come nel resto dell’economia”. Sottolinea poi il legame con il basso livello dei salari, fermi da oltre vent’anni: “Per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva”.
“L’innovazione deve essere al centro della nostra strategia economica. Ciò richiede un deciso rafforzamento degli investimenti in ricerca e sviluppo per colmare il divario che ci separa da Europa e Stati Uniti”. Uno sforzo che deve provenire “in larga misura dal settore privato”. Per Panetta “la qualità della ricerca scientifica italiana ha raggiunto quella dei principali paesi europei” ma “il numero di brevetti rimane contenuto”:
La crescita dell’Italia ha superato quella dell’area euro
Sull’economia italiana, il governatore – oltre a rimarcare la lunga fase di stagnazione – parla anche di luci: la crescita ha superato quella dell’aerea dell’euro, l’occupazione è aumentata (raggiungendo il massimo storico di oltre 24 milioni”, il tasso di disoccupazione è sceso (dal 10% al 6%). Infine il Mezzogiorno ha registrato uno sviluppo “leggermente superiore alla media nazionale”. Risultati che “sono stati favoriti da politiche espansive, ma non sarebbero stati possibili senza la ristrutturazione del tessuto produttivo avviata dopo la crisi dei debiti sovrani”.
Demografia e forza lavoro
Due macigni pesano sulla crescita dell’Italia: invecchiamento della popolazione e bassa natalità. Secondo l’Istat, entro il 20240 il numero di persone in età lavorativa si ridurrà di circa 5 milioni. Ne potrebbe conseguire una contrazione del prodotto stimanata nell’11%, pari all’8 in termini procapite”. Per Panetta “un aumento dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro attenuerebbe questo impatto”, anche se si tratta di una compensazione. Per ampliare la forza lavoro bisogna “creare opportunità di occupazione attrattive per i numerosi italiani che lasciano il Paese alla ricerca di migliori prospettive” e “l’immigrazione regolare”, in particolare “la quota di immigrati laureati”.
“Ridurre questo divario – ha affermato – richiede anche l’adeguamento dei sistemi di riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze agli standard europei”. Con un crollo così forte della forza lavoro nel prossimo futuro è necessario investire in formazione adeguata, anche degli immigrati.
Il debito resta elevato
Sul debito pubblico italiano – anche a fronte delle recenti valutazioni delle agenzie di rating – “i fondamentali della nostra economica sono nettamente migliorati”. Panetta sottolinea che “nel 2024 il disavanzo è sceso al 3,4% del Pil e per la prima volta dal 2019 è stato registrato un avanzo primario”: Tuttavia, avverte Panetta “il percorso di risanamento dei conti pubblici è solo all’inizio. Il debito resta elevato e, nei prossimi anni, la spesa sarà sottoposta a pressioni”. E che “i progressi compiuti negli ultimi anni devono spingerci a mantenere una politica di bilancio prudente e a intensificare l’azione di riforma necessaria a sostenere la crescita.
Panetta sul Pnrr
In relazione al Pnrr “l’Italia ha finora ricevuto 122 miliardi di euro e ne ha utilizzati oltre la metà. Il pagamento delle prossime rate dipenderà dal raggiungimento di obiettivi relativi alla realizzazione di opere pubblichi; a tale riguardo i dati attualmente disponibili suggeriscono l’esistenza di ritardi”. Inoltre, “gli interventi previsti per il biennio 2025-2026 potrebbero innalzare il prodotto dello 0,5%. In una fase di debolezza ciclica – ha sottolineato il governatore – è essenziale procedere con determinazione nella loro attuazione”.
Dai bitcoin alle stablecoins: i rischi delle criptoattività
Panetta ha parlato delle “connessioni tra il mondo delle criptoattività e il sistema finanziario”, le cui attività si stanno intensificando, e dei rischi: le criptoattività, come Bitcoin, “sono prive di un sottostante; strumenti altamente volatili, scambiati prevalentemente in contesti non regolamentati, opachi”; dall’altra le cosiddette stablecoins, “strumenti che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a valute o attività sottostanti, ma che espongono comunque i detentori ai rischi legati alla solidità degli emittenti e alla variabilità del valore del sottostante. In assenza di norme adeguate, la loro idoneità come mezzi di pagamento è quanto meno dubbia”.
L’euro digitale e l’educazione finanziaria
Numerosi paesi, sottolinea il governatore, hanno avviato interventi per vietarne l’utilizzo (come la Cina). “In Europa il regolamento MiCAR ha introdotto regole volte a tutelare la clientela e a favorire uno sviluppo ordinato del mercato”.
“Ma sarebbe illusorio pensare che l’evoluzione delle criptoattività possa essere governata solo con divieti o vincoli normativi”. Serve una risposta all’altezza della trasformazione tecnologica in atto, capace di soddisfare la domanda di strumenti digitali di pagamento sicuri, efficienti e accessibili, preservando il ruolo della moneta di banca centrale. Il progetto dell’euro digitale nasce esattamente da questa esigenza, Parallelamente è necessario rafforzare le competenze finanziarie dei cittadini, perché possano orientarsi nel nuovo universo digitale e valutare con consapevolezza le opportunità e i rischi dei prodotti e dei servizi disponibili. La Banca d’Italia è impegnata su entrambi questi fronti”.
Conclusioni
La Ue “rimane un baluardo dello Stato di diritto, della convivenza democratica e dell’apertura agli scambi e alle relazioni internazionali – ha proseguito Panetta -. Non può però permettersi di rimanere ferma. Deve avere la capacità di superare i particolarismi nazionali, per tradurre in peso politico la sua forza economica e il patrimonio di cultura e valori di cui è portatrice”.
“Più volte ho sostenuto che una risposta europea comune può consentirci di superare le difficoltà attuali”.
Panetta sottolinea: “Vi è oggi l’ineludibile necessità, ma anche la possibilità concreta di completare il mercato comune; di semplificare, ma non cancellare, le regole che lo governano; di creare un mercato unico dei capitali centrato sull’emissione regolare di titoli europei”.
“Anche l’Italia trarrà beneficio da una incisiva risposta comune. Da noi i problemi di crescita e innovazione che oggi assillano l’Europa sono emersi prima, e in modo accentuato. Scontiamo vecchie debolezze strutturali che non abbiamo saputo superare”. Tuttavia, “stiamo vedendo segni di cambiamento: nella manifattura e nei servizi, nel settore finanziario. È una base concreta sui cui costruitre impegnandosi nelle riforme, combattendo le rendite di posizione, offrendo prospettive ai giovani. Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo”.