Condividi

Banco Bpm, primo utile e primo dividendo post-fusione

La banca guidata da Giuseppe Castagna è passata dal rosso del 2018 a un utile di 797 milioni di euro, battendo le stime del mercato e trovando le risorse per tornare al dividendo – Ora saranno valutate le opportunità di nuove aggregazioni

Banco Bpm, primo utile e primo dividendo post-fusione

Banco Bpm torna in utile nel 2019. Il Consiglio d’amministrazione ha approvato giovedì i conti dello scorso esercizio, chiusi con profitti netti per 797 milioni, che si confrontano con la perdita di 59,4 milioni registrata nel 2018. A livello adjusted, si legge nella nota dell’istituto, l’utile dell’esercizio ammonta a 648,6 milioni (+89,2%).

Nel solo quarto trimestre, Banco Bpm ha realizzato un utile di 95,8 milioni, contro il rosso di 583,9 milioni dello stesso trimestre 2018 (che scontava rettifiche su crediti per quasi un miliardo) e al di sopra del consensus, che si fermava a 90 milioni di euro.

Confermato il ritorno della cedola per gli azionisti per un importo pari a 0,08 euro per azione, con un dividend yield del 4,1%.

Il via libera al ritorno al dividendo arriva comunque “con prudenza” per poter eventualmente “rispondere alle richieste che potrebbero arrivare dal regolatore”, spiega l’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, nel corso della conference call con gli analisti sui conti del 2019. “Questo è il primo anno che torniamo al dividendo – prosegue Castagna – non dobbiamo dimenticarlo”.

Il margine d’interesse è in calo a 1,998 miliardi nel 2019 (-12,9%), un andamento che “risente dell’impatto negativo del minor effetto contabile (-193,8 milioni), incluso quello connesso alla Ppa derivante per lo più dalle operazioni di cessione di sofferenze dello scorso esercizio che, d’altro lato, hanno contribuito positivamente alla discesa del costo del rischio”.

Le commissioni nette scendono a 1,794 miliardi (-3,6%) per il “minor apporto delle commissioni su tenuta e gestione dei conti correnti e al venir meno delle commissioni relative all’attività di banca depositaria ceduta nel secondo semestre del 2018 (-12,9 milioni)”.

Nel complesso, i proventi operativi scendono del 10,1% a 4,292 miliardi. In calo anche gli oneri operativi a 2,6 miliardi (-6,8%). Sul fronte del derisking, l’Npe ratio netto cala al 5,2% (era 6,5% a fine 2018) e si riduce il costo del credito (73 punti base rispetto ai 184 punti del dicembre 2018).

Sul versante patrimoniale, salgono il Cet1 ratio “phased-in” e il Cet1 “fully loaded” che si attestano rispettivamente al 14,6% e al 12,8% (contro 12,1% e 10,0% nel 2018). Lo stock dei crediti deteriorati netti è pari a 5,5 miliardi con una contrazione di 1,2 miliardi rispetto a fine 2018 (-17,6%) e di 0,4 miliardi rispetto a fine settembre 2019 (-7,0%).

Quanto ai livelli di copertura, le inadempienze probabili sono al 39,1% (erano il 37% a settembre 2019), le sofferenze al 56,2% (55,8%) e i crediti deteriorati al 45% (42,8%).

Commenta