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Banche italiane più che dimezzate in 30 anni, è fuga dai territori e la digitalizzazione non decolla. Lo studio di First Cisl

Erano 1037 nel 1993, sono scese a 434 nel 2023 – L’Italia resta davanti alla Francia per numero, ma lontanissima dalla Germania – La concentrazione del sistema ha avuto l’effetto di indebolire il legame tra le banche ed i territori

Banche italiane più che dimezzate in 30 anni, è fuga dai territori e la digitalizzazione non decolla. Lo studio di First Cisl

La desertificazione del sistema bancario italiano è sempre più evidente: oggi sono 434 gli istituti di credito in Italia, nel 1993 erano più di mille. Pesantissimo il calo di Popolari e credito cooperativo. E nonostante i processi di digitalizzazione bancaria sono stati accelerati in modo considerevole negli ultimi anni, siamo indietro alla media Ue per utilizzo dell’internet banking, soprattutto tra gli anziani. Trentino-Alto Adige la regione più digitale, in coda alla classifica la Calabria. È il quadro a tinte fosche dipinto da First Cisl nello studio “Banche 1993 – 2023: un cammino lungo 30 anni tra territorio, economia e società”, realizzato dalla Fondazione Fiba e presentato oggi, martedì 19 settembre, a Roma nel corso del Consiglio Generale della Federazione.

I numeri del sistema bancario italiano

La cura dimagrante del nostro sistema bancario è iniziata 30 anni fa: erano 1037 nel 1993, sono scese a 434 nel 2023. Siamo davanti alla Francia (394), ma dietro a Polonia (573) ed Austria (443). Lontanissimi dalla Germania, che può ancora contare su 1.381 banche (ma senza le 184 Bcc affiliate alle due capogruppo del credito cooperativo saremmo sotto all’Irlanda nella graduatoria dei Ventisette). Questa drastica riduzioni è iniziata negli anni ’90, ma è proseguita attraverso la crisi finanziaria del 2008, la riforma delle banche popolari e quella del credito cooperativo. Questo processo ha innescato quello, parallelo, della desertificazione bancaria dei territori. Il numero degli sportelli ha toccato il massimo nel 2008 (34.139) per poi iniziare una rapidissima discesa che non si è ancora arrestata (20.909 a fine 2022). Nella prima parte del 2023 ne sono stati chiusi altri 593.

Il nodo demografico

Nonostante il numero di sportelli sia pressoché uguale a quello di 30 anni fa, nel 1993, alla vigilia dell’entrata in vigore del Testo unico bancario, i comuni serviti da banche erano 5.479, mentre a fine 2022 se ne contano 4.785. Ma soprattutto è mutata la composizione demografica della popolazione. Gli over 65 (16%) e gli under 15 (15,1%) erano in equilibrio, oggi i primi (23,7%) hanno doppiato i secondi (12,8%).

Banche e digitalizzazione: Trentino al top, Calabria fanalino di coda

L’invecchiamento della popolazione e il basso livello delle competenze digitali tra le classi di età più elevata spiegano anche perché siamo così indietro sul fattore tecnologico: utilizzano l’internet banking il 48,3% della popolazione rispetto al 59,6% della media Ue. Tra gli over 65 si scende al 25,8%, contro la media Ue del 36,1%. Che la digitalizzazione sia causa della desertificazione bancaria è dunque un falso mito per First Cisl. La regione più “digitale” è il Trentino-Alto Adige, che è anche quella con il più alto numero di sportelli (65), mentre in fondo alla classifica c’è la Calabria (26,8%), che è anche quella con il minore numero di sportelli ogni 100mila abitanti (18).

Il processo di concentrazione tra le banche italiane

Il forte calo del numero delle banche ha portato ad una concentrazione del sistema sempre più forte, soprattutto dopo la crisi di Lehman Brothers. La quota dei primi cinque gruppi italiani sul totale degli attivi è cresciuta di 24,9 punti dal 1999 al 2022, arrivando oggi a controllare oltre il 50% del mercato domestico, contro il 46,4% della Francia ed il 35% della Germania. Una tendenza che è dovuta in larga parte al crollo del numero delle banche a matrice cooperativa. Le banche popolari erano 92 nel 1996, a fine 2022 erano appena 18. Nello stesso periodo le banche di credito cooperativo sono più che dimezzate (da 591 a 226)

Colombani: “Rafforzare il legame tra banche e territori”

“La territorialità delle banche è fondamentale per gestire la transizione digitale, un obiettivo cruciale per il Paese che va però perseguito senza mettere a rischio l’inclusione sociale – ha sottolineato il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani -. Non va dimenticato che la popolazione anziana utilizza poco i canali digitali e che in alcune aree del Paese l’impossibilita di accedere ad un servizio essenziale rappresenta un pericolo concreto di esclusione. La centralità delle banche per la vita delle comunità è stata voluta dal governo durante la pandemia, quando hanno continuato ad assistere la clientela tenendo aperte le loro filiali ed erogando credito assistito dalle garanzie statali”.

Per quanto concerne la concentrazione del sistema era mirata “da parte delle autorità europee, ad assicurare stabilità, ma ha avuto anche l’effetto di indebolire il legame tra le banche ed i territori – ha proseguito Colombani –. Questo legame va invece rafforzato attraverso incentivi reputazionali ed economici. Al contrario, dobbiamo scongiurare i propositi di un’ulteriore concentrazione del sistema bancario, perché aggraverebbe i danni di un disagio sociale sin troppo evidente. Inoltre, è necessario – ha concluso – istituire degli osservatori regionali sull’attività bancaria, presieduti dalle Istituzioni Regionali e partecipati dalle associazioni di rappresentanza di banche e imprese non bancarie, dalle associazioni dei consumatori e dalle organizzazioni sindacali.”

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