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Banche, ecco come funziona il fondo Atlante

Alessandro Penati ha presentato alla comunità finanziaria il nuovo fondo che acquisterà azioni degli aumenti di capitale delle banche in difficoltà e crediti non performing – L’obiettivo è rompere il circolo vizioso del mercato nella valutazione delle banche e dare uno shock al mercato dei Npl – Ma tutto sarà fatto su criteri di mercato, con l’obiettivo di dare un rendimento agli investitori del 6% annuo.

Banche, ecco come funziona il fondo Atlante

Ristrutturare e vendere. In tempi veloci. Con l’obiettivo di favorire una rivalutazione delle banche in cui investe, condividendo e supportando il piano di ristrutturazione Questo è l’obiettivo del fondo Atlante presentato oggi alla comunità finanziaria, investitori e giornalisti riuniti in una sala gremita dell’Hotel Four Season di Milano. “Non vogliamo risolvere i problemi di tutte le banche – ha detto il presidente Alessandro Penati – ma cambiare le cose in maniera selettiva ed eliminare il rischio di coda”. In gergo finanziario si chiama tail risk e ne abbiamo avuto un esempio pratico proprio negli ultimi mesi: dopo il fallimento delle quattro banche di fine anno e l’applicazione nel nuovo scenario che prevede il bail in, il mercato ha iniziato ad applicare un rischio aggiuntivo a tutte le altre banche che potrebbero trovarsi in difficoltà. Tant’è che ora in Borsa in molte valgono meno del loro valore di libro, ossia meno che dei loro asset. In un circolo vizioso che rende l’aumento di capitale più probabile e aumenta la probabilità che questo non sia finanziato. Gli esperti lo chiamano herding behaviour. L’intervento del fondo permetterà di rompere questo circolo vizioso mettendo le basi per un re-rating del comparto.

Il fondo potrà investire fino al 70% delle sue risorse in “banche con ratio patrimoniali inferiori ai minimi stabiliti nell’ambito dello Srep e che quindi realizzino, su richiesta dell’Autorità di Vigilanza, interventi di rafforzamento patrimoniale mediante aumento di capitale”. E quindi diventerà un azionista. Cruciali le regole di governance: Quaestio Capital Management, che gestisce il fondo Atlante, “non esercita direzione e coordinamento sulle banche, né le sottopone a direzione unitaria”. La Sgr “voterà sulla nomina degli amministratori nelle assemblee delle banche partecipate dal fondo” e lo farà “attenendosi a stringenti requisiti di indipendenza”. La Sgr, infine, “non interviene nella gestione ordinaria della banca”.

Banca Popolare di Vicenza è il primo dossier bancario che il fondo si trova a gestire. Sulla Banca Popolare di Vicenza “c’era una ragionevole rischio bail-in e ora non c’è più”, ha detto Penati, presidente di Quaestio. Grazie alla partecipazione del fondo, ha sottolineato Penati, “la struttura del debito della Popolare di Vicenza ora è a rischio zero”. Per quanto riguarda Veneto Banca Penati ha voluto precisare: “Devono essere loro a venire da noi, non posso essere io ad andare da loro. Non so se ci sarà un contratto o che tipo di contratto ci sarà”.

NPL, AVVICINARE BID E ASK. NO AI PREZZI DI CARICO

La seconda importante banca dell’operatività del fondo Atlante è l’acquisto dei Non performing loans con l’obiettivo dichiarato di “dare un elettroshock al mercato per farlo partire e facilitare la vendita e il risanamento del sistema”. Il regolamento prevede che almeno il 30% del fondo sarà investito in Npl di una pluralità di banche italiane. Il fondo finanzierà o co-finanzierà le tranche equity delle cartolarizzazioni con lo schema Gacs (lo strumento avviato dal Governo per facilitare lo sviluppo del mercato per le cartolarizzazioni dei crediti Npl).

L’obiettivo è creare un sistema centralizzato che permetta di eliminare quei fattori che rendono troppo ampio lo spread di acquisto e vendita, che oggi viaggia attorno al 30-500%, percentuale che oggi non permette all’offerta e alla domanda di incontrarsi e quindi di formare un mercato. Senza entrare nei dettagli tecnici, il fondo ha l’obiettivo dio incrementare il prezzo di cessione verso valori più alti degli attuali che scontano, a differenza di quanto avviene nel più efficiente mercato americano, scarsa efficienza informativa, la mancanza di un luogo centralizzato per l’incontro della domanda e dell’offerta e alti costi per la ricerca di informazioni.

Si rassegnino però i banchieri: non riusciranno a cedere i loro Non performing loans a prezzi di libro. Certo, molto dipenderà dai singoli crediti deteriorati (di cosa si tratta? quali garanzie ci sono sotto? quali sono i tempi di recupero?), dal loro prezzo di mercato e da ma Penati su questo è stato chiaro: non comprerà i prezzi di carico delle banche. “Il fondo non funzionerà in questo modo – ha spiegato – Se ogni banca viene a darmi i suoi Npl al book value come faccio a dare un rendimento?”.

Il fondo punta infatti a remunerare il capitale investito dai finanziatori, 4,29 miliardi da 67 investitori, tra cui anche le grandi banche italiane e soggetti come le assicurazioni Generali, con un rendimento del 6% l’anno con una durata del fondo di 5 anni estendibile per altri tre di anno in anno. Il periodo di investimento si chiuderà a novembre 2017. Per i successivi sei mesi, e quindi fino al maggo 2018, sarà possibile solo portare a termine operazioni già avviate. Fino al 29 aprile 2021 il fondo potrà infine compiere solamente operazioni di disinvestimento.

ATLANTE SORREGGE IL MONDO. MA SOLO SE GLI ALTRI DANNO UNA MANO

Per la riuscita di tutta l’operazione è fondamentale però l’incastro degli altri tasselli del puzzle. Ecco i punti chiave ribaditi più volte dallo stesso Penati:
1) lo Stato deve modificare le procedure di riscossione del credito e le procedure fallimentari in tempi rapidi perché il sistema giuridico è uno dei pilastri di qualsiasi sistema finanziario; “I nostri rapporti col Governo e con Roma sono zero punto zero”, ha precisato Penati rispondendo a una domanda su questo punto.
2) la capacità delle banche di ritornare rapidamente alla redditività operativa perché il tempo di smaltimento dei Npl dipende dalla capacità di generare nuovi utili che assorbano le vecchie perdite, senza causare aumenti di capitale e rischi bail in
3) l’assenza di shock negativi nei prossimi due anni (come una crisi dell’Eurozona o la Brexit).

Ora non rimane che vedere se i risultati arrivano. In quel caso, la raccolta di capitali del fondo potrebbe essere riaperta. “Il fondo si è chiuso ma l’aspettativa è quella di riaprirlo. La mia proposta sarà quella di riaprirlo e ovviamente si riapre sulla base dei risultati”, ha detto Penati, sottolineando che che “mettere insieme un fondo da 4,25 miliardi in 15 giorni credo sia un record storico”.

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