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Banche e Fintech, nuova frontiera di legalità e di efficienza economica

Sia il Governatore della Banca d’Italia, Visco, che il presidente dell’Abi, Patuelli e il Direttore dell’UIF, Clemente, indicano nell’innovazione tecnologica la sfida che le banche devono raccogliere ma evidenziano anche i pericoli di attività non regolate e soprattutto quello delle criptovalute

Banche e Fintech, nuova frontiera di legalità e di efficienza economica

Se 3 indizi nella letteratura investigativa concorrono a formare una prova, 3 moniti sullo stesso argomento in altrettante occasioni pubbliche confermano l’attenzione istituzionale al tema del Fintech. E agli scenari che la nuova ondata di innovazione tecnologica sta rapidamente riconfigurando nel mondo finanziario, suscitando opposti sentimenti di fascinazione e di panico. 

A fine maggio il Governatore della Banca d’Italia nelle sue Considerazioni Finali, soffermandosi sulla diffusione delle tecnologie più complesse, ne rilevava in positivo l’opportunità per le banche italiane di puntare sull’obiettivo di “accrescere l’efficienza degli assetti organizzativi e gestionali”. Un richiamo forte, supportato dalla constatazione degli esiti delle indagini della Banca d’Italia, che certificano come ”la metà delle banche non ha ancora avviato, né sta sperimentando azioni in questo campo”. 

L’uso delle nuove tecnologie nell’attività di supervisione evocato da Visco nella stessa sede facilita, poi, il passaggio al secondo monito giunto la scorsa settimana alla presentazione del Rapporto Annuale dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF). Nel tracciare il consuntivo di questo organismo il suo Direttore, Claudio Clemente, ha puntato subito il dito su alcuni aspetti della nuova tecnologia correlandoli all’operatività dell’UIF e ricordando che “restano ancora significativi spazi di crescita …per i soggetti inclusi più di recente nel sistema di prevenzione, come gli operatori in valute virtuali”.

A questo ha fatto seguito un secondo riferimento mirato nell’ambito della descrizione del nuovo scenario delineato dall’introduzione di asset virtuali, dall’ingresso sul mercato di “operatori globali che dichiarano anche di voler assicurare l’identificazione dei clienti” e dalla nascita di “forme più strutturate di criptovalute orientate a ridurre taluni profili di rischi”.

Un riferimento, legato alla possibile deriva di queste attività verso operazioni di tipo illecito, riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Già nel 2014 l’UIF aveva sottolineato “la necessità di coniugare un atteggiamento aperto all’innovazione con l’attenzione al presidio dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo”. E, ora, a distanza di 5 anni, sulla base di un’esperienza maturata sul campo, Clemente ne rivendica il ruolo di istituzione all’avanguardia (non solo in Italia) nel diffondere una cultura della prevenzione a 360 gradi e nell’individuare le anomalie attraverso le segnalazioni di operazioni sospette riferite al turbolento mondo delle criptovalute

E, infine, ecco il terzo monito. Poche ore dopo, durante la celebrazione milanese del centenario dell’Associazione Bancaria Italiana il suo Presidente, Antonio Patuelli, ha dedicato un paragrafo della sua Relazione al diffondersi delle nuove tecnologie, ribadendo come “le innovazioni nei sistemi di pagamento debbono sempre essere nuove frontiere di legalità, efficienza ed economicità”. Patuelli ha, poi, sottolineato la duplice necessità, da un lato di fare chiarezza sulle “incertezze nell’applicazione della Direttiva PSD2 e del regolamento sulla protezione dei dati”; dall’altro “ di garantire a ciascuno la tutela della privacy con parità di condizione nell’accesso ai dati” in un sistema di regole aggiornato e adeguato, in cui la chiave di volta in Italia continua ad essere il dettato dell’articolo 47 della nostra Carta Costituzionale. 

Gli ha fatto autorevolmente eco Ignazio Visco, che, oltre a tornare sugli aspetti legati all’innovazione tecnologica già trattati nelle Considerazioni Finali, ha messo in guardia contro l’euforia che sta accompagnando la possibile introduzione di una nuova moneta virtuale (Libra). Accanto ai vantaggi sbandierati dal suo ideatore non può, infatti, sottacersi il fardello dei rischi connessi di liquidità, di mercato e di insolvenza che, anche se non si manifestano in modo tradizionale, non possono certamente considerarsi eliminati. Un fardello, a cui se ne aggiunge un altro non meno gravoso, rappresentato da altri rischi “legati alla sicurezza delle risorse dei risparmiatori, alla protezione dei loro dati, al possibile utilizzo per scopi di evasione fiscale, riciclaggio e finanziamento del terrorismo e…agli eventuali effetti negativi sulla stabilità monetaria e finanziaria”. 

Il messaggio che giunge dal susseguirsi di questi 3 moniti è duplice: da un lato contiene un invito pressante al mondo delle banche e finanziario in genere in Italia a non assumere un atteggiamento di chiusura, o inerte di fronte ai cambiamenti di scenari operativi delineati dall’innovazione tecnologica; dall’altro apporta un significativo e prezioso stimolo ad adottare un sistema regolamentare che si affianchi, adeguandolo e aggiornandolo, a quello messo in campo su base internazionale e nazionale dopo la crisi finanziaria di questo secolo. Nella convinzione condivisibile che la libertà di iniziativa e il progresso tecnologico non debbano scadere nella caotica operatività, ma possano accompagnarsi a una nuova frontiera di legalità e di civiltà economica.

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