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Banche e Borse: è una vera Caporetto

Un’altra giornata di panico sui mercati: il crollo sembra inarrestabile senza qualche intervento straordinario dei governi e la paura manda a picco le Borse mentre lo spread Btp-Bund scavalca quota 150 – Piazza Affari cancella il recupero di ieri e perde il 5,6% – Tracollo delle banche, anche Telecom e Saipem ko – Parole molto preoccupate di Yellen e Lagarde sulla crescita.

Banche e Borse: è una vera Caporetto

Non si arresta la valanga. Dopo il rimbalzo di ieri, oggi le vendite hanno ripreso a dominare tutti i principali listini azionari. L’Europa accusa cali sopra il 2% con il Ftse Mib che tracolla a -5,63% (sotto i 16mila punti) e lo spread Btp-bund che ha chiuso a 153 punti base, dai 145 dell’apertura, e rendimento all’1,71%. Londra -2,39%, Francoforte -2,93% e Parigi -4,05%.

Wall Street ha ampliato le perdite con il calo del greggio: Il Dow Jones cede l’1,9% e l’S&P500 l’1,7%. Il Wti scende del 4,12% a 26,32 dollari al barile, il Brent il 2,33%, archiviando un brevissimo passaggio in territorio positivo dopo le indiscrezioni riportate dalle agenzie internazionali circa l’ipotesi di un intervento da parte di alcuni Paesi Opec sugli attuali livelli produttivi. In base alle indiscrezioni circolate, alcuni Paesi del cartello starebbero cercando di raggiungere una intesa che coinvolgerebbe anche produttori non-Opec per congelare ai livelli attuali la produzione di greggio.

La proposta sarebbe stata avanzata dal governo venezuelano ai principali produttori del Medio Oriente e alla Russia. A Mosca l’indice Micex ha perso l’1,1% e il rublo è sceso a 80,64 sul dollaro e a 91,47 sull’euro, ai livelli più bassi dalle ultime tre settimane. Lo scivolone di Hong Kong (-3,87%) è un altro fattore che ha pesato sul sentiment degli investitori, in vista della riapertura di Shanghai e Shenzhen lunedì dopo la chiusura di una settimana per il Capodanno cinese.

L’avversione al rischio, guidata dalle tensioni internazionali sulle prospettive della crescita globale, sta spingendo gli acquisti sui Treasury a 10 anni i cui rendimenti sono scesi ai minimi storici dal 2012 sotto l’1,6% e la corsa all’oro che balza del 4,83% a 1255 dollari l’oncia. Sul fronte macroeconomico americano le richieste iniziali di sussidi sono risultate meglio delle attese, in calo di 16mila a 269mila.

Continua il sell off su finanziari e titoli energetici. A Parigi le vendite colpiscono Socgen dopo che la banca ha detto di non poter confermare gli obiettivi di redditività per il 2016. Le banche sono bersagliate, Credit Suisse è ormai ai minimi da 27 anni. In Italia in fondo al Ftse Mib ci sono sopratutto istituti di credito: Ubi Banca -12,11%, Mps -9,88% dopo che il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah, ha chiuso la porta a possibili aggregazioni in particolare con la banca senese. Bper -9,59%. Vendite anche su Mediobanca -5,27% nonostante i conti siano stati giudicati positivamente dagli analisti.

Per il ministro dell’Economia le vendite sono motivate dalla frenata del Pil mondiale, non da un fattore specifico italiano né dalle regole sul bail in. Secondo alcuni rumors che circolano sul mercato, la Bce starebbe pensando di includere acquisti di titoli bancari nell’ampliamento del Qe a marzo. Oggi anche il Fondo monetario internazionale ha detto di guardare con preoccupazione ai recenti cali che hanno colpito le banche in Europa.

Tra le peggiori blue chip anche Saipem -12,02% nell’ultimo giorno dell’aumento di capitale e Cnh -9,14%. Chiude sul Ftse Mib in territorio positivo solo A2A +0,83% mentre sullo si mettono in evidenza Fidia +6,16, Landi Renzo +2,44%, Bolzoni +1,24%.

 

 

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