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Banche, dividendi: Intesa e Mediobanca in pole se la Vigilanza apre

Sembra incrinarsi il divieto assoluto alle banche di distribuire dividendi ma secondo Equita è probabile che il regolatore autorizzi solo gli utili generati nel 2020 e non quelli accantonati in precedenza

Banche, dividendi: Intesa e Mediobanca in pole se la Vigilanza apre

“Dear ceo…” comincia così, con un tono confidenziale, la lettera che Andrea Enria, presidente del board della Vigilanza bancaria europea, ha spedito giovedì scorso ai 117 istituti sotto la sua diretta supervisione. Al di là della cortesia di rito, però, la lettera nasce dalla preoccupazione dei “guardiani” di Francoforte sulla solidità delle banche dell’area euro sotto lo stress della pandemia: qua e là, lascia capire Enria, si ode l’eco di qualche scricchiolìo, nonostante la dieta sui dividendi imposta fin dallo scorso marzo, una delle cause che spiegano la stagione grama del settore sui vari listini (- 15% circa contro i rialzi a doppia cifra del resto del mercato.

I banchieri brontolano ma i numeri sono eloquenti. L’allarme, che anticipa l’esame cui saranno sottoposti in estate gli istituti, è più che una semplice precauzione: secondo l’ipotesi più estrema del modello previsionale di Francoforte le banche potrebbero trovarsi a fronteggiare un vero e proprio tsunami di non performing loan: fino a 1.400 miliardi di euro, ben di più della tempesta affrontata nel 2008/09. Ma ,a differenza di allora, la congiuntura non è eguale per tutti. E così Enria, lo stesso che mesi fa spingeva le banche ad “aver più coraggio” (invito raccolto da Intesa Sanpaolo con l’operazione Ubi) giovedì ha rincarato la dose intervenendo davanti ai banchieri radunati a Londra dal Financial Times: “E’ nostra intenzione – ha detto – sfidare le banche a predisporre modelli che ci convincano di essere in grado di tornare a remunerare i propri azionisti”.

Insomma, sta per cadere il divieto assoluto a pagare dividendi. Ma potranno staccare cedole solo quegli istituti che dimostreranno di esserne in grado perché hanno adottato un approccio adeguato in termini di accantonamenti sufficiente a scongiurare un aumento significativo dei default. Sarà questo il punto chiave, accanto alle proiezioni macro che saranno le linee dell’azione della Vigilanza in attesa dei test che a luglio saranno condotti dall’Eba.

Il nuovo corso della Bce offre così spazio per la crescita del settore anche se, come nota Equita, è probabile che il regolatore autorizzi solo gli utili generati nel 2020 mentre “ci sembra molto improbabile la distribuzioni di riserve accantonate in precedenza”. Per questo motivo Equita pensa che le banche maggiormente interessate siano quelle con una migliore redditività. In prima linea c’è senz’altro Intesa Sanpaolo per cui la Sim milanese si attende un dividendo per azione sull’utile 2020 di 14 centesimi, pari a una redditività del 7%, ma anche Mediobanca che dovrebbe vantare un rendimento simile. Anche per Ubs Intesa è il gruppo meglio posizionato, anche perché in grado di praticare una politica del dividendo “stabile grazie ad un’elevata capacità di generare rendimenti grazie aduna politica di accantonamenti molto conservativa e mantenendo un buffer 450-500 punti base”, ben al di sopra del resto delle banche dell’Eurozona.

Tutte le banche, secondo Ubs, chiuderanno il 2020 con un Rote (un indicatore che non calcola l’avviamento) che per Intesa supererà il 7,3% ovvero cinque volte il dato di Unicredit (1,5%), davanti a Banco Bpm (1.8%) e Bper (3,8%). Rispetto alla liquidità, invece, il primo della classe è Creval, con un cuscinetto pari all’8,65% che da solo giustifica sia l’Opa lanciata dal Crédit Agricole che le richieste di rilancio degli attuali soci.

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