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Banche: Corte Conti Ue bacchetta stress test 2011 su Dexia, Bankia e Sns Bank

I giudici contabili dell’Ue sostengono che i test dell’l’Autorità bancaria europea, a causa di gravi carenze metodologiche, “non potevano identificare i problemi di quelle banche europee che in seguito avrebbero avuto bisogno di essere salvate”.

Banche: Corte Conti Ue bacchetta stress test 2011 su Dexia, Bankia e Sns Bank

Non c’è pace per l’Abe, l’Autorità bancaria europea, con sede a Londra, che secondo i giudici contabili europei ha collezionato varie mancanze nella supervisione e nell’analisi della resistenza delle banche negli stress test del 2011. “Nel complesso, le risorse dell’Abe durante la sua fase di avvio non erano commisurate all’adempimento del suo mandato”. Ora in più c’è anche il rischio che, con la supervisione unica passata alla Bce, a causa di poca chiarezza nella legislazione, le sue funzioni si sovrappongano a quelle di Francoforte. È quanto conclude un rapporto della Corte dei conti europea, la magistratura contabile dell’Unione.

La Corte dei Conti europea è in particolare dura sugli stress test targati Abe del 2011, i primi che la Ue fece in risposta alla crisi finanziaria: “La prova di stress dell’Abe riguardava un calcolo della potenziale carenza di capitale. La prova di stress rientrava in una serie di strumenti di vigilanza utilizzati per valutare la resilienza dei singoli istituti, nonché la resilienza complessiva del sistema. La prova non prevedeva una valutazione della qualità delle attività delle banche o delle garanzie sottostanti, né una verifica della liquidità delle banche”. Insomma, c’erano delle carenze metodologiche gravi.

Per questo motivo “non potevano identificare i problemi di quelle banche europee che in seguito avrebbero avuto bisogno di essere salvate”. Quali? La Corte dei Conti elenca in dettaglio gli “errori” di valutazione e poi riporta correttamente anche le controindicazioni dell’Abe che spiega la sua posizione e la difficile situazione che si trovò ad affrontare.

“Nel gennaio 2011: l’Abe annuncia la prova di stress del 2011. Il 15 luglio 2011: l’ABE pubblica i risultati della prova di stress relativa a 90 banche. Otto banche (cinque spagnole, due greche e una austriaca) si situano al di sotto della soglia patrimoniale del 5%. In totale, la carenza di capitale è risultata pari a 2,5 miliardi di euro”. Poca cosa, ma invece la situazione si è evoluta diversamente. La Corte dei conti rileva dettagliatamente tutte le tappe: “Il 10 ottobre 2011: Belgio, Francia e Lussemburgo decidono di ristrutturare Dexia e di concedere una garanzia di finanziamento di importo fino a 90 miliardi di euro. Dexia era stata valutata nella prova di stress come una delle banche più sicure in Europa (classificatasi in tredicesima posizione su 91 banche)”. 

“Nel maggio 2012: Bankia, il più grande istituto detentore di attività immobiliari in Spagna, è nazionalizzata e chiede un piano di salvataggio di 19 miliardi di euro. Rivede anche il conto economico del 2011, passando da un profitto iniziale di 309 milioni di euro a una perdita di 4,3 miliardi di euro. Nella prova di stress (scenario sfavorevole), la percentuale di capitale di base di classe 1 di Bankia sarebbe scesa al 5,4 % entro la fine del 2012, pur sempre al di sopra della soglia minima richiesta del 5%. 2012: Le autorità spagnole commissionano una prova di stress per 14 gruppi bancari, che rappresentano il 90 % del sistema bancario spagnolo. Questo studio prevede che, in uno scenario sfavorevole, il fabbisogno di capitale complessivo si attesti a 60 miliardi di euro. Stima inoltre che nel corso di tre anni le banche spagnole avranno cumulativamente subito perdite su crediti pari a 270 miliardi di euro”.

“Inizio 2013: SNS Bank (società figlia di SNS Reaal) è nazionalizzata dal governo olandese. La banca aveva subito forti perdite nelle partecipazioni immobiliari, in particolare, in quelle all’estero. Nelle prove di stress del 2011, la percentuale di capitale di base di classe 1 di SNS Bank era dell’8,4 %, ben al di sopra del minimo richiesto del 5%, e sarebbe scesa al 7% alla fine del 2012”.

“Fine 2013: le due più grandi banche in Slovenia – Nova Ljubljanska banka (NLB d.d.) e Nova Kreditna Banka Maribor (NKBM d.d.) sono state sottoposte a una revisione della qualità delle attività e a una prova di stress. Rispetto alla valutazione svolta dall’Abe nel 2011 dove non era stata individuata alcuna carenza di capitale, l’esercizio del 2013 ha portato il governo sloveno a ricapitalizzare NLB d.d. per 1.551 milioni di euro e NKBM d.d. per 870 milioni di euro”. Insomma, una lunga serie di sottovalutazione dei rischi.

Pronta la risposta dell’Abe alla Corte dei conti europea del Lussemburgo: “L’Abe ritiene fermamente di essere riuscita a conseguire i suoi obiettivi nell’ambito dei vincoli posti ai suoi poteri e alle sue funzioni di regolamentazione e vigilanza. Essa ritiene che i limiti nella protezione della stabilità finanziaria all’interno dell’UE traggano origine dalle lacune nel modello istituzionale dell’unione monetaria, in particolare dall’assenza di un sistema integrato di supervisione e di una rete comune di sicurezza finanziaria, e non da un carente adempimento dei compiti dell’ABE. Tali lacune vengono oggi affrontate dall’unione bancaria”.

Più in dettaglio l’Abe ribatte ai rilievi sulle tre banche che passarono gli stress test del 2011 ma poi dovettero essere salvate dai governi. “Relativamente a Dexia: nell’ambito della prova di stress effettuata nel 2011 a livello di UE, Dexia era stata valutata come una delle banche più sicure in Europa (classificatasi in tredicesima posizione su 91 banche), ma, prima della decisione sulla partecipazione del settore privato in Grecia, l’Abe non è stata in grado di ridurre il debito sovrano senza entrare in contrasto con le dichiarazioni del Consiglio dell’Ue. Ciononostante, la trasparenza garantita dall’Abe al termine dell’esercizio ha permesso di indicare chiaramente le esposizioni sovrane di Dexia e la debolezza della sua posizione patrimoniale una volta che tali esposizioni erano state valorizzate a prezzo di mercato”.

“Relativamente a Bankia: nella prova di stress a livello di UE (scenario sfavorevole) il capitale di base di classe 1 di Bankia sarebbe sceso al 5,4 % entro la fine del 2012, pur sempre al di sopra della soglia minima richiesta del 5%. Tuttavia, l’ABE ha raccomandato che anche le banche al di sopra ma vicine alla soglia minima rafforzassero la loro posizione patrimoniale. I risultati si basavano inoltre su dati di partenza che non erano stati sottoposti a una revisione della qualità delle attività e che non evidenziavano pertanto talune perdite scoperte più tardi”.

“Relativamente a SNS Bank: nelle prove di stress a livello di UE, il capitale di base di classe 1 di SNS Bank era dell’8,4%, al di sopra del minimo richiesto del 5%, e sarebbe sceso al 7 % alla fine del 2012. Tuttavia, tale livello si basava su dati di partenza che non erano stati oggetto di una revisione della qualità delle attività e che sono venuti alla luce solo due anni dopo, evidenziando la necessità di un programma modulato di prove di stress. L’ABE osserva altresì che la banca è stata costretta a intraprendere una ristrutturazione oltre l’orizzonte temporale della prova di stress”.

Le sovrapposzioni con la Bce

Ma le cose da migliorare non sono finite qui. Secondo il rapporto dei giudici contabili europei inoltre, all’Abe manca l’autorità per prendere e far applicare le decisioni sulla convergenza della supervisione, una mancanza grave visto che il suo compito è proprio quello di coordinare le autorità nazionali di supervisione. In più, con la supervisione quotidiana lasciata alle autorità nazionali, l’Abe non ha mai avuto diretto accesso alle istituzioni finanziarie. La sua attività di coordinatore si è svolta attraverso i collegi dei supervisori con utilità molto limitata, visto che “i collegi hanno speso più tempo a discutere delle procedure che a concentrarsi sui rischi”.

All’Abe manca l’autorità di risolvere le dispute tra supervisori nazionali

Un altro problema sollevato è sul futuro dell’Abe: dall’autunno 2014 la Bce avrà l’autorità di supervisore delle banche che aderiscono all’Unione bancaria, e sempre alla Bce passeranno molte delle competenze ora in mano alle autorità nazionali. Per la Corte occorre stabilire “chiaramente”, in un Memorandum d’intesa, “i ruoli e le responsabilità tra Abe, Bce e Autorità nazionali, per evitare i rischi di sovrapposizione e compiti poco chiari”. Ma anche in questo caso l’Abe è di parere diverso, affermando che occorre più di un semplice memorandum. “L’Abe accoglie la presente raccomandazione e ritiene che i memoranda d’intesa non siano gli strumenti adatti per chiarire i ruoli e le responsabilità tra l’Abe, la Bce e le autorità nazionali competenti. Essa inoltre ritiene che un qualsiasi chiarimento al riguardo possa avvenire soltanto mediante una modifica a livello di normativa primaria”.

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