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Banche, da Basilea 3 a Basilea 4: ecco le nuove regole

Il Gruppo di governatori delle banche centrali e degli organismi di vigilanza ha finalmente raggiunto un’intesa – Draghi: “Una pietra miliare che renderà il sistema più solido” – L’entrata in vigore slitta al 2022, con regime transitorio fino al 2027 – Nessun accordo sui titoli di Stato – Le banche festeggianno a Piazza Affari

Da Basilea III a Basilea IV. Così sono state ribattezzate le modifiche alle regole precedentemente stabilite allo scopo di “ridurre le incertezze” del comparto bancario mondiale. I Governatori delle banche centrali e l’Autorità di vigilanza hanno finalmente raggiunto un accordo, dopo più di un anno di negoziati e polemiche relativi al modo di calcolare i rischi associati alle attività detenute dalle banche.

LE PAROLE DI MARIO DRAGHI

“Una pietra miliare che renderà il sistema di patrimonializzazione più solido e migliorerà la fiducia nel sistema bancario”, ha dichiarato ieri, 7 dicembre, il numero uno della Bce, Mario Draghi, in qualità di presidente del Ghos (Group of Governors and Heads of Supervision) l’organismo che guida il comitato di Basilea nato nel 2008 al fine di rafforzare la solidità delle banche e soprattutto evitare una nuova crisi finanziaria come quella vissuta in questi anni.

“Sono riforme che aiuteranno a ridurre l’eccessiva diversità tra le valutazioni sui rischi e che miglioreranno la paragonabilità e la trasparenza sui livelli patrimoniali delle banche”, ha confermato Stefan Ingves, presidente del Comitato di Basilea, nel corso della conferenza tenuta con Draghi.

LE NUOVE REGOLE DI BASILEA

Caposaldo della nuova intesa è lo slittamento dell’entrata in vigore della nuova normativa dal 1°gennaio 2019 al 1°gennaio 2022 con piena applicazione nel 2027, una “proroga” volta a dare più tempo sia agli istituti di credito che alla Vigilanza per adeguarsi alle nuove regole senza dover sopportare contraccolpi eclatanti. Rinviato al 2022 anche il debutto delle prescrizioni sui requisiti minimi di capitale per i rischi di mercato.

Altro aspetto importante è infatti l’introduzione di un output floor, vale a dire di una soglia base per le richieste di capitale sugli asset, pari al 72,5 per cento, con un regime transitorio a decorrere dal  2022 e fino al 2027.  Il livello minimo inizialmente è previsto al 50% (nel 2022) per arrivare al 72,5% nel 2027.

Draghi ha garantito che “non ci sarà un forte impatto sul capitale”, ma coloro che non rispetteranno le regole avranno comunque bisogno di nuovo capitale a copertura dei rischi.

NESSUN ACCORDO SUI TITOLI DI STATO

Ma le buone notizie per le banche, soprattutto per quelle italiane, non finiscono qui. Il Ghos non ha raggiunto un accordo sui titoli di Stato in pancia agli istituti, la norma proposta dalla Germania che rappresentava un vero e proprio spauracchio per molti istituti di credito nostrani.

“Molti, se non la maggior parte dei membri non hanno voluto misure sull’esposizione al debito sovrano” – ha affermato Draghi rispondendo a una domanda di un giornalista – “Su cosa accadrà in futuro non mi posso pronunciare, ma allo stato attuale non è stato possibile raggiungere un consenso unanime”, ha aggiunto Ingves.

Le nuove regole sono state salutate come una svolta dalla Banca d’Italia secondo cui esse rappresentano il “completamento delle risposte alle debolezze del quadro regolamentare emerse nel corso della crisi finanziaria globale”.

LE BANCHE A PIAZZA AFFARI

Norme più morbide rispetto a quanto previsto dunque ma anche più tempo per applicare. Due notizie molto positive per le banche, soprattutto per quelle italiane, che su Piazza Affari festeggiano con rialzi che superano il 3%, spinte anche dalle novità provenienti dal Regno Unito sulla Brexit.

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