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Banca d’Italia, Visco come Einaudi: sovranismo “mito funesto”

Nel presentare il primo volume degli scritti di Luigi Einaudi, curato da Pierluigi Ciocca, il Governatore della Banca d’Italia – oltre a sottolineare l’importanza del salvataggio delle banche – ha sparato a zero contro il “mito funesto” del sovranismo e del protezionismo e ha ricordato l’attualità della massima einaudiana “Conoscere per deliberare” troppo spesso dimenticata dai politici di oggi

Banca d’Italia, Visco come Einaudi: sovranismo “mito funesto”

L’intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla presentazione del primo volume della raccolta degli scritti di Luigi Einaudi, che è stato curato da Pierluigi Ciocca, già vicedirettore della banca ce ntrale, non ha avuto l’attenzione che avrebbe meritato. Infatti il Governatore non si è limitato ad un discorso di circostanza per la presentazione di un’opera ciclopica (sarà composta da ben 13 volumi) avvenuta di fronte alle massime autorità dello Stato, il presidente della Repubblica è quello del Consiglio, ma ha tratto dalla sterminata, ma limpida, lezione di Luigi Einaudi spunti di particolare rilevanza per l’attualità.

In primo luogo il salvataggio delle banche. Einaudi, da buon liberale, era inizialmente restio a considerare positivamente un intervento pubblico nelle aziende di credito in difficoltà. Ma poi, con il pragmatismo che lo caratterizzava, si rese conto che di fronte a crisi di liquidità dovute ad ondate di sfiducia che potevano colpire anche banche solvibili, disse che Stato è banca centrale dovevano fornire tutta la liquidità necessaria a ripristinare la fiducia dei depositanti. Oggi, con il sistema bancario strettamente interconnesso, è facile dimostrare, proprio seguendo il filo del pensiero einaudiano, che gli interventi di salvataggio sono meno costosi per il contribuente di una crisi che metterebbe a rischio la stabilità dell’intero sistema finanziario con conseguenze disastrose sulle imprese e sui lavoratori.

Fin qui si tratta di una posizione tradizionale della Banca d’Italia, mentre quello che è apparso veramente nuovo, è stata l’enfasi posta nel condannare con parole dure ogni sorta di sovranismo in favore della libertà degli scambi e delle autorità sovranazionali che dovrebbero regolare i rapporti tra le varie economie del mondo. Dove c’è commercio non c’è guerra, ha detto Visco, che invece è intrinsecamente connessa all’esistenza degli stati nazionali, alla “potenza diabolica dell’idea fissa della sovranità”, un “mito funesto” come ebbe a scrivere Einaudi.

L’apertura delle frontiere agli scambi di merci, denaro ed uomini, ha giovato all’umanità intera. Ed anche sulla stabilità monetaria Einaudi giudicò positivamente gli accordi di Bretton Woods grazie ai quali ogni stato rinuncerà “alla propria sovranità monetaria per acquistare una quota parte della sovranità di tutti sulle cose di tutti”. Naturalmente questo vale solo se l’Unione monetaria sarà gestita in modo prudente e saggio, e tuttavia la cooperazione economica internazionale ha in passato sempre giovato più ai poveri che ai ricchi. “Ma sarà così solo se noi lo vorremo fermamente”. Certo nel 1945 l’Euro ancora non era stato nemmeno pensato, ma quelle parole volgono ancora di più oggi quando le interconnessioni tra le economie europee e tra queste ed il resto del mondo, sono enormemente superiori a quelle del dopoguerra.

Il rischio di un ritorno al protezionismo è mortale. Apparentemente la politica di chiusura sembra giovare ai singoli popoli che ridiventano padroni in casa propria, ma basta approfondire un po’ le questioni, per capire che molti paesi non potrebbero sopravvivere senza forti relazioni con il resto del mondo. Basti pensare ad un paese come il nostro che ha bisogno di energia e di prodotti alimentari e che deve pagarli con le proprie esportazioni. Vogliamo tornare ai surrogati?

Infine il Governatore ha accennato ad una celebra massima di Einaudi “conoscere per deliberare” che invitava appunto le autorità ed i cittadini ad adottare le proprie scelte dopo aver approfondito il tema in tutti i suoi aspetti, badando bene a quelle che si chiamano le eterogenesi dei fini e cioè che spesso gli effetti di certi provvedimenti si rivelano diversi o opposti a quelli immaginati. In una fase politica in cui i tecnici sono sbeffeggiati sulla base di una presunta volontà popolare, questo semplice richiamo al sano buonsenso einaudiano dovrebbe far riflettere i nostri governanti.

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