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Auto: Volvo, VolksWagen, Stellantis, tutti pazzi per Tesla

L’effetto T come Tesla ha investito le capitali dell’auto che per troppo tempo hanno sottovalutato la straordinaria abilità di leadership di Elon Musk, visionario e paranoico, mai pago della rivoluzione imposta ai suoi concorrenti. Ecco le novità alla vigilia dell’ingresso nell’S&P 500

Auto: Volvo, VolksWagen, Stellantis, tutti pazzi per Tesla

“Per fare sì che le nostre vetture siano alla portata del mercato dobbiamo spendere in maniera intelligente”.  E’ uno dei passaggi della lettera che Elon Musk ha indirizzato ai dipendenti di Tesla. A venti giorni dal debutto del titolo nell’indice S&P 500, dopo aver superato il 24 novembre il tetto dei 500 miliardi di dollari di valore (+560% da inizio anno), il costruttore sudafricano, il secondo uomo più ricco del pianeta, conferma il detto di Bill Gates: “solo i paranoici vinceranno”.  E paranoico Musk lo è di sicuro: “Gli investitori – scrive – ci attribuiscono un’alta valutazione perché scommettono sulla nostra redditività futura. Ma se cambiassero idea il nostro titolo verrebbe schiacciato come un soufflé sotto un martello”.

Di qui una nuova scommessa: produrre, tempo tre anni, una Tesla elettrica a 25 mila dollari, così replicando l’exploit di Henry Ford a inizio ‘900. E per ottenere l’obiettivo, oltre alle batterie di nuovo tipo e ad altre novità tecnologiche occorre far conto sulla creatività dei dipendenti. Naturalmente retribuita. “Tocca a voi guidare il processo – continua – che è fatto di continui progressi. Una novità che ci può far risparmiare 5 dollari è straordinaria. Ma mi aspetto tante idee da mezzo dollaro l’una”.

E’ questa la stoffa di un leader che non s’accontenta mai, per niente pago della rivoluzione imposta nel mondo dell’auto, in grande fermento dopo lo tsunami della pandemia che ha già imposto cambiamenti epocali al nostro modo di intendere l’auto. Troppo lenti, a detta di diversi protagonisti. Stamane, ed esempio, il ceo di Volvo, Hakan Samuelson, ha suggerito di vietare la vendita di vetture a combustione per accelerare il passaggio all’elettrico. 

Difficile che l’idea abbia successo. Ma l’effetto T come Tesla  ha ormai investito le capitali dell’auto, a partire dal gigante Volkswagen, il colosso con 664.000 dipendenti e dodici marchi che il ceo Herbert Diess cerca di avvicinare al modello T tra mille resistenze. La strada è obbligata, ha ripetuto, “se non vogliamo fare la fine di Nokia”. Per questo il manager ha chiesto una riunione del consiglio di sorveglianza dei gruppi di Wolfsburg per aver ragione delle resistenze interne ad abbandonare il modello, finora efficace, di cogestione del prodotto con un ruolo determinante del sindacato. Non possiamo più permetterci strutture complicate che soffrono di un gap di competenza e di cultura rispetto al mondo digitale.    Di qui lo sviluppo del progetto Artemis presso Audi: un team di ingegneri informatici sganciato dal resto della produzione che dovrà realizzare da zero un nuovo crossover elettrico. Una scommessa estrema per recuperare il terreno perduto per aver troppo a lungo sottovalutato Tesla.

Non solo Volkswagen. Anche Carlos Tavares, il numero uno di Stellantis, il marchio che dal 4 gennaio riunirà Fiat Chrysler e Peugeot, ha cambiato parere su Tesla, fino a pochi mesi fa considerata “un concorrente come gli altri”. Ma pochi giorni fa, a Bfm business tv, il manager ha detto che “Tesla è il concorrente più agguerrito, che non porta su di sé il peso di una lunga tradizione che rende più complesso adattarsi al mondo di oggi”. Un peso storico che incombe sulle spalle di Peugeot e di Fiat, alla vigilia della sfida industriale che Tavares, a leggere le 372 pagine del prospetto, ha voluto più di tutti.

Pre approfondire leggi anche Tesla, ecco tutte le ragioni di un boom destinato a durare.

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