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Auto: Suzuki e Mitsubishi nella bufera

Dopo Volkswagen anche Mitsubishi Motors e Suzuki finiscono nella bufera a causa di test irregolari sui veicoli – Osamu Suzuki ammette l’utilizzo di “metodi diversi” rispetto a quelli previsti dalla legge, coinvolti 2,1 milioni di autovetture – Mitsubishi: si dimette il presidente.

Auto: Suzuki e Mitsubishi nella bufera

Non c’è pace per il settore automobilistico internazionale. Dopo lo scandalo Dieselgate che ha coinvolto Volkswagen altre due grandi case mondiali stanno affrontando uno scandalo relativo ai test irregolari effettuati sulle autovetture: Mitsubishi e Suzuki.

Una vicenda che ha già causato le prima “vittima”: Tetsuro Aikawa, presidente di Mitsubishi Motors ha annunciato oggi le proprie dimissioni insieme al vicepresidente esecutivo Ryugo Nakao  per via dei “problemi creati ai clienti e agli azionisti”, si legge nella nota della società. Entrambi lasceranno il proprio incarico il prossimo  24 giugno prossimo.

Per quanto riguarda Suzuki Motors invece, a farne le spese fino ad oggi è stato soprattutto il titolo che in Borsa ha perso il 29% da inizio anno. Solo nell’ultima seduta, le azioni del colosso giapponese hanno ceduto il 9,4%. Un rosso che ha spinto il presidente 86enne Osamu Suzuki, 86 anni a recarsi al ministero dei Trasporti per una conferenza stampa nel corso della quale ha ammesso di aver utilizzato metodi differenti per i test sia sulle emissioni e per quelli sui consumi da quelli stabiliti dalla legge giapponese su 16 modelli venduti nel Paese. Una discrepanza che però, sottolinea la casa automobilistica, non sarebbe legata ad alcun atteggiamento ‘doloso’. La società ha spiegato che “non è stato trovato alcun illecito come la manipolazione di dati sull’efficienza di consumo del carburante. Sono state trovate alcune discrepanze nella emissione di automobili e nei test di efficienza di consumo tra il metodo di prova richiesto dal governo e quello che Suzuki ha effettuato”.

In base alle ultime notizie, i veicoli coinvolti dovrebbero essere 2,1 milioni, prodotti a partire dall’anno 2010. Nessun impatto sulle vetture vendute all’estero.

Uno scandalo che segue di poco quello riguardante Mitsubishi che, in base alle accuse, avrebbe manipolato i test a partire dal lontano 1991. Da sottolineare che la casa giapponese ha raggiunto un accordo con Nissan che prevede la cessione del 36% del capitale. Quest’ultima ha però la possibilità di fare dietrofront nel caso in cui la vicenda dovesse ulteriormente aggravarsi.

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