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Auto, il fascino intramontabile del Gran Premio di F1 a Monza: con la Ferrari c’è tanta Italia

Il Gran Premio che si corre questa domenica a Monza non è solo il trionfo dell’automobilismo ma la vetrina di un pezzo della nostra storia e delle nostre imprese: in prima fila c’è la Ferrari ma non solo – Da Marelli e Brembo al ritorno della Pirelli e alla Geox (con Red Bull)

Ecco Monza. Una Monza più autunnale di quelle sfolgoranti di una Ferrari che tutto illuminava con le sue fughe verso la vittoria, verso l’ennesima vittoria. Verso i titoli dell’era Schumacher, replicati a raffica come al ciclostile. Tempi tutto sommato recenti; ma quanto lontani… Il Mondiale 2011 entra nel suo ultimo terzo e soltanto la matematica tiene le Rosse e i suoi piloti (Alonso, almeno) ancora in ballo per l’Iride. Conti astrusi, però: con il loro carico di illusione, quasi di nostalgia. Perché una Ferrari potrà anche fare saltare la roulette di Monza, domenica attorno alle 3 e 40 del pomeriggio. Ma la stagione che si avvia al gran finale è comunque e ineluttabilmente marchiata dei colori Red Bull. Di quel Sebastian Vettel che proprio sull’Autodromo, tre anni fa, al volante di una Toro Rosso centrò quella vittoria rocambolesca e allagata che lo proiettò nell’Olimpo in quanto trionfatore più giovane di sempre in un Gran Premio. Poi arrivò con Red Bull il titolo mondiale 2010, tingendo di iride un nuovo record di precocità umana nella storia iridata.

Che cosa resta quindi di italiano, in questa Monza che sa tanto di estate ai titoli di coda? Resta la Ferrari, ovviamente. Una Ferrari che poco sarebbe senza la Formula 1. Ma sempre di più, forse, di ciò che il Circus di Bernie Ecclestone sarebbe senza le Rosse. Un uomo, il piccolo ras dei Gran Premi, per il quale il detto value for money significa tutto. O comunque più di tutto il resto. E dato che non è un mistero che il team di Maranello sia l’unico a godere di previlegi economici e di un trattamento che Ecclestone le concede al di là della tradizionale spartizione della torta (ricchissima) secondo classifica, ecco che l’equazione di potere fra il Cavallino e la Formula 1 assume un significato di tutta evidenza.

Non è un mistero, infatti, che la Formula 1 nasce inglese ma è cresciuta imparando l’ italiano. Il primo GP a Silverstone, nel 1950, può anche essere stato un caso. Ma non lo fu la definitiva esplosione sportiva e di immagine decisa, quasi all’alba degli Anni ’60, dalla visione tecnica dei piccoli team britannici. Da quei garagisti, secondo la definizione di Enzo Ferrari e di Case auto quali Alfa e Mercedes, che ne vennero travolti. La storia più recente ci ricorda tante altre rimonte Ferrari. Prima contro chi l’aveva anticipata introducendo temi tecnici quali le monoposto a motore posteriore, subito dominanti. Quindi il turbo e l’aerodinamica rivoluzionaria dell’effetto suolo nei primi Anni ’80. Poi il ritorno al propulsore aspirato, la prepotenza (non ancora conclusa) dell’elettronica. Sempre la stessa storia: qualcuno, lontano dall’Italia, a inventare qualcosa e a renderlo vincente. E a Maranello, reazione immediata: iniziando a copiare per poi superare di slancio e prendere il volo.

Tutto questo, nella scia del Cavallino che ha marchiato più titoli iridati di qualunque altro simbolo, ha fatto sì che la Formula 1 sia una palestra di particolare fascino per altri simboli di casa nostra. Marchi storici quali Marelli e Brembo sono ormai pietre d’angolo di quello che è il 62enne e strutturatissimo castello dei Gran Premi. Il ritorno della Pirelli, quest’anno, ne è l’ennesima prova. Mancava, il gommista milanese, dal 1991. Il rientro, quest’anno, ha presto preso un sapore innovativo. Pneumatici innovativi e realizzati per dare il massimo rendimento subito e per poco – un’autentica bestemmia nella tradizione dei GP – sta regalando gare avvincenti e un ritorno allo spettacolo che oltre un decennio di cloroformio elettronico aveva fatto dimenticare. E in questa orgia di entusiasmo italico a 300 all’ora, ecco ora un altro protagonista tricolore: la Geox. Sponsor particolare: scarpe, e ora anche abbigliamento, realizzati attorno a un’idea tecnologica ultrainnovativa: tessuti e costruzioni in grado di aiutare la respirazione della nostra pelle. Un’ideina che ha fruttato e frutta al suo padrone record di vendite a molti zeri e sbarchi vincenti su mercati sempre nuovi. Lo sbarco in F.1 di Geox sarebbe dovuto avvenire insieme a Ferrari. Ma a Maranello c’era già lo sponsor Puma, quindi niente da fare. Il gruppo veneto si è quindi rivolto alla Red Bull, dove si è presa la palla al balzo dando il via a una collaborazione destinata ad allungare la striscia di successi ben oltre questa stagione molto vincente. E con tante novità in arrivo: perché Geox sta inserendo la sua tecnologia in scarpe e abbigliamento dei piloti Red Bull. I quali, oltre a vincere le gare, sperimentano e mostrano di apprezzare moltissimo, tanto che a breve anche questo campo potrebbe adeguarsi a nuovi standard, con notevoli vantaggi per il confort e quindi la competitività dei piloti in gara.

Ecco: in questa Monza 2011 un po’ povera di Ferrari c’è comunque tutta questa altra Italia. Tanta Italia. Che non molla. E che promette di scrivere la storia dei Gran Premi ancora a lungo. Magari insieme alla Ferrari che nel frattempo, è certo, si ritroverà…

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