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Assifact: factoring torna a crescere dopo il Covid

Per l’interno anno 2021 le stime di Assifact sono positive. Nonostante la pandemia il factoring è tornato a crescere. Bene anche la supply chain finance grazie al reverse factoring e al servizio innovativo confirming

Assifact: factoring torna a crescere dopo il Covid

Secondo le stime di Assifact il factoring è tornato a crescere nel 2021. Solo a maggio il turnover del factoring italiano è cresciuto di circa il 49% rispetto allo stesso mese del 2020, portando a una crescita del volume d’affari cumulativo dei primi cinque mesi (+9,82%). È quanto emerso durante l’Assemblea annuale dell’associazione che riunisce le società di factoring, business che in Italia muove un giro d’affari pari a circa il 14% del Pil nazionale.

Il factoring conferma così il suo ruolo di supporto flessibile ai fabbisogni di capitale circolante delle imprese. Se nell’anno segnato dalla pandemia il crollo del fatturato aveva generato un volume d’affari cumulativo di 228 miliardi di euro al 31 dicembre (in calo del 10,83% sul 2019), oggi il turnover del comparto “segue” il rimbalzo del fatturato nel secondo trimestre del 2021.

Un andamento in linea con quanto accaduto a livello mondiale: l’Italia anche durante la pandemia ha comunque mantenuto le posizioni con una quota dell’8,4% del factoring mondiale e del 12,4% di quello europeo.

In particolare, le operazioni di supply chain finance hanno raggiunto il 10% del volume d’affari a 22,3 miliardi nel 2020, dunque un incremento del 20,78% rispetto al 2019, 21 dei quali derivanti dal reverse factoring.

“Gli accordi di convenzione di reverse factoring stipulati da aziende medio-grandi con le società di factoring – ha dichiarato Fausto Galmarini, Presidente di Assifact – restano la soluzione maggiormente consolidata per ottimizzare, gestire e supportare il capitale circolante a monte della propria filiera”.

Il Presidente dell’Associazione ha voluto poi sottolineare, sempre in ambito supply chain finance, i significativi tassi di crescita del confirming, servizio innovativo in forte crescita (+1,3 miliardi di euro) grazie al quale un’azienda incarica la società di factoring di gestire i debiti commerciali verso i propri fornitori, così che possano incassare il loro crediti o avere anticipazioni in tempi brevi, mentre l’azienda può ottenere dilazioni di pagamento. Il tutto attraverso piattaforme o sistemi digitali.

Per il post-Covid, il factoring si propone come “strumento ideale per la gestione del capitale circolante e per cogliere e valorizzare i segnali di ripresa, affiancando le imprese anche nel processo di innovazione, digitalizzazione e transizione ecologica”, ha concluso il Presidente di Assifact.

E in occasione dell’Assemblea annuale, l’Associazione italiana per il factoring ha fatto propria la sfida della sostenibilità, con la tavola rotonda “Finanza sostenibile e educazione finanziaria delle imprese: il factoring al servizio del benessere collettivo”. Con la partecipazione del Segretario Generale di Assifact, Alessandro Carretta, Magda Bianco di Bankitalia, L’economista Leonardo Becchetti, di Mario Cristina partner di PwC e del Presidente del Forum per la Finanza Sostenibile, Gian Franco Giannini Guazzugli.

Le imprese che rivolgono al factoring sono quasi 33mila, di cui il 60% sono PMI. Il 56,3% dei crediti in portafoglio a fine 2020 è verso imprese private, il 17,3% verso la PA. Resta alta la qualità del credito con esposizioni decoriate in calo (-4,05%), un livello inferiore al settore bancario (4,4%) che pure nel 2020 è stato favorito dalle misure di sostegno alla liquidità a causa della pandemia. Le sofferenze del settore scendono ai minimi degli ultimi anni con 1,79% delle esposizioni totali, ha spiegato Galmarini durante la tavola rotonda online.

L’obiettivo dell’Associazione è di integrare nelle strategie delle società di factoring i criteri ESG, in generale i principi di sostenibilità, sia per la selezione delle imprese-clienti sia per la valutazione del rischio, in linea con il percorso di finanziamento della crescita sostenibile tracciato dalla Commissione Europea, dalla BCE e dall’EBA, l’autorità bancaria europea.

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