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Aspettando i Pirenei Greipel azzecca il tris

A Cap d’Agde succede poco o nulla. Wiggins resta in giallo. Ma da domani tornano le montagne. E la maglia gialla dovrà guardarsi da Nibali, ma anche dal “gregario” Froome

Aspettando i Pirenei Greipel azzecca il tris

Lasciate alle spalle le Alpi, il Tour prima di affrontare i Pirenei si è concesso oggi una puntata sulle rive del Mediterraneo, ben oltre la Camargue, in quella capitale del divertimento estivo che in questi ultimi anni è diventata Cap d’Agde, con l’Ile des Loisir, il parco dei giochi estremi e le spiagge bianche immense, meta dei nudisti e degli scambisti da mezzo mondo: un’altra tappa senza scosse per la classifica vinta con uno sprint mozzafiato da André Greipel su Peter Sagan, dopo che Evans sullo strappo di Mont-Saint-Clair, che domina Sete, ha provato l’ennesimo velleitario allungo, subito rintuzzato da Wiggins e Nibali. L’allungo dell’australiano è servito a mettere alla frusta e frazionare il gruppo con Cavendish e Goss che perdevano subito le ruote e la possibilità di partecipare alla volata finale, dove Wiggins, in un gesto di generosità, tirava lo sprint al compagno fidato Boasson-Hagen, giunto però solo terzo. La tappa, animata solo nel finale, è servita anche a rafforzare il curioso primato del danese Michael Morkov che, a furia di fughe con quella odierna finita sul Mont-Saint-Clair, ha già cumulato oltre 650 km percorsi in testa.

Celebrata la terza vittoria del tedesco Greipel, rimarcato l’ennesimo flop di Cavendish, l’unico uomo Sky un po’ depresso, nell’attesa dei primi colli pirenaici, non c’è posto migliore di Cap d’Agde, con tutte le sue tentazioni, per distrarre i suiveurs del Tour dal tema che tiene banco dall’ arrivo di giovedì a La Toussuire, da quando nel Team Sky, la squadra di Bradley Wiggins, si è insinuata l’ombra della congiura. Se l’altro giorno la strigliata via auricolare, fatta dal direttore sportivo Sean Yates a Chris Froome, ha immediatamente represso la ribellione del gregario che si era preso la libertà di staccare il capitano in maglia gialla, con uno scatto che esprimeva tutta la forza a lungo repressa per ordini di scuderia, le voci che filtrano dai bene informati sono sempre più inquietanti per il Team Sky, la corazzata del Tour che occupa i primi due posti della classifica con Wiggins e Froome. “Spero per loro che non accada, ma l’ipotesi che sui Pirenei Froome stacchi Wiggins non è tanto infondata. Sulle grandi montagne alla fine la spunta il più forte. E Froome in salita ha dimostrato di andare meglio del suo capitano”, ha detto, intervistato da Rai Sport, Bjarne Rijs, un personaggio che del ciclismo conosce ogni segreto.

Oggi Rijs è il team manager della Saxo, da corridore vinse il Tour del 1996 come capitano della tedesca Telecom, aiutato ma anche talvolta infastidito dall’esuberanza di un gregario che sarebbe diventato un protagonista del ciclismo mondiale: Jan Ullrich. Non si arrivò mai al golpe. Rijs fu così il primo danese a vincere il Tour, anche se undici anni dopo ammise di aver assunto allora massicce dosi di Epo , inspiegabilmente mai rilevata ai controlli giornalieri cui viene sottoposto il corridore in maglia gialla. Ullrich si rifarà l’anno dopo vincendo facilmente l’edizione del 1997. Lo stesso accadde per Greg Lemond che nel 1985 stava per strappare il Tour al suo capitano, Bernard Hinault, se non fosse stato bloccato sui Pirenei per ordini di scuderia. L’americano centrerà l’obiettivo nel 1986, vincendo il primo dei suoi tre Tour.

Anche se dovesse vincere Wiggins – che ha dalla sua anche la crono di 53 km nella penultima tappa di Chartes – Froome potrebbe perciò sperare di fare come Ullrich e Lemond l’anno venturo. Ma al Tour 2013, quello del centenario, tornerà in pista un cliente scomodo come Alberto Contador, che sta per riprendere l’attività dopo la squalifica con una fortissima voglia di vincere e riconquistare il trono da cui il campione iberico si è sempre sentito detronizzato ingiustamente. Sarà uno dei tanti vincitori “fasulli” del Tour, cui fa riferimento spesso Wiggins nella sua crociata antidoping, ma Contador appartiene a un’altra razza di ciclisti, di cui non si ha traccia in questo Tour. Senza offesa alcunai né per Wiggins, né per il bravo Nibali che più di Evans resta con i Pirenei alle porte il più pericoloso rivale dei due galli inglesi della Sky.

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