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Asati: Tim Brasil non vale meno di 15 miliardi

Secondo Asati, la cessione di Tim Brasil sarebbe “estremamente dannosa”, perché “la società verrebbe privata di un importante mercato in forte crescita e ridimensionata nel contesto italiano dove il mercato delle telecomunicazioni è ormai saturo”.

Asati: Tim Brasil non vale meno di 15 miliardi

Il valore di Tim Brasil ammonta, come minimo, a 15 miliardi di euro. Lo sostiene Asati, l’associazione dei piccoli azionisti Telecom Italia, che, in riferimento alle indiscrezioni stampa circa un’eventuale vendita dell’asset brasiliano, ha effettuato una simulazione sulle conseguenze dell’operazione per la società italiana di tlc.

Secondo Asati, la cessione sarebbe “estremamente dannosa”, perché “la società verrebbe privata di un importante mercato in forte crescita e ridimensionata nel contesto italiano dove il mercato delle telecomunicazioni è ormai saturo”. 

Lo studio, spiega Asati, sarà inviato anche al Governo e ai parlamentari delle due Camere, perché “risulta incomprensibile il silenzio assordante” sulle vicende di Telecom: l’Esecutivo, “non prendendo posizione, favorisce gli interessi di Telefonica, agevolando nel contempo gli interessi di alcuni soggetti anche politici”.

Ancora in merito al Brasile, nel rapporto l’Associazione sottolinea che, “considerando l’utile netto medio, la crescita in base al Pil, l’elasticità della domanda, le sinergie e l’ottimizzazione dei costi, il tasso di attualizzazione, senza considerare il premio per il controllo e quindi non applicando il metodo dei multipli di mercato, il valore minimo di valutazione per una potenziale vendita non può essere inferiore ai 15 miliardi di euro”. 

Tuttavia, “tenendo presente l’effetto delle tasse sulla vendita e facendo un piano di sostenibilità per Telecom senza il Brasile nel periodo 2014-2018, anche con un’ipotesi conservativa su Ebitda di piano, il rapporto debito su Ebitda al 2018 salirebbe di oltre il 10% rispetto a quello attuale con Tim Brasil (ben diverso da 2.1 come annunciato a fine 2016 nell’attuale piano triennale 2014-2016)”. 

Telecom si ridurrebbe così “alla dimensione di un operatore locale regionale senza nessun appeal per nuovi investitori disposti ad aumenti di capitale per finanziare nuovi investimenti”. La vendita “non porterebbe alcun beneficio agli azionisti in quanto, al di là di brevi fuochi di artificio dovuti a effetti speculativi, il titolo ritornerebbe ai valori medi degli ultimi tre mesi se non peggiori”. 

Asati è fiduciosa nell’attività “perseverante e continua” della Consob e aspetta la conclusione delle indagini sulla vendita dell’Argentina, il convertendo e su eventuali segnalazioni di potenziali conflitti d’interessi.

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