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Arte digitale boom: articolo NY Times venduto per 563 mila dollari

Si chiama Non-Fungible Token (NFT) e lo ha creato per gioco un columnist del quotidiano Usa, mettendo un suo articolo in vendita su blockchain e facendolo diventare un caso sensazionale: ecco come

Arte digitale boom: articolo NY Times venduto per 563 mila dollari

Tempi moderni

L’articolo che vi apprestate a leggere ha qualcosa di sensazionale, non per il contenuto. Ma per il business che ha creato. Kevin Roose — il technology columnist del “The New York Times” — , quasi per gioco, ha trasformato una sua rubrica (Shift) sul quotidiano di New York in un Non-Fungible Token (NFT). Bene l’istantanea della rubrica (un semplice .png) è stato battuto in un’asta digitale della piattaforma Foundation per oltre mezzo milione di dollari.

Qualche settimana prima, l’artista Beeple (al secolo Mike Winkelmann) aveva venduto in un’analoga asta digitale, tenuta stavolta da Christie’s, una sua opera digitale (sempre un .jpg associato a un NFT) per 42.329,453 Ether (la criptovaluta della piattaforma Ethereum) pari a 69,3 milioni di dollari reali. Per avere un riferimento, quello realizzato da Beeple sarebbe il quarto valore più alto nel mondo delle aste d’arte del 2020 dopo Monet (110 milioni), Koons (91 milioni) e Rauschenberg (88 milioni).

Everydays — il nome dell’opera di Winkelmann — è stato acquistato dall’imprenditore di criptovalute di Singapore Vignesh Sundaresan, noto anche come MetaKovan. Il pagamento di 42.329,453 Ether ha coperto sia il prezzo di battuta di 60,2 milioni di dollari, che 9,1 milioni di dollari in commissioni, secondo Rebecca Riegelhaupt, una portavoce di Christie’s.

Scott Reyburn tratteggia sul New York Times I fastosi progetti di Sundaresan compreso un enorme museo virtuale per gli NFT.

Qualcosa di sconvolgente

Naturalmente Beeple è caduto come una bomba al Napalm sul mercato dell’arte e il mondo delle aste d’arte, piuttosto provato dalla pandemia. E non è certo l’ultimo degli ordigni caduti. Una gif animata a 8 bit di un gatto con il corpo a forma di crostata (conosciuto come Nyan Cat o Pop Tart Cat) è stata battuta per 600mila dollari a beneficio di un anonimo offerente. Il suo creatore, Chris Torres, l’aveva realizzato 10 anni fa e Nyan Cat era divenuto uno dei meme più popolari di Internet.

È importante precisare che in queste aste non si aggiudica la proprietà o il copyright dell’“oggetto” battuto, ma semplicemente il certificato di unicità e di autenticità dell’originale aggiudicato. Unicità che è provata in modo incontrovertibile e inviolabile dal NFT associato all’oggetto.

Gli NFT hanno schiuso un nuovo e apparentemente incredibile mercato per l’arte digitale, le efemera e i contenuti che soddisfano un bisogno, evidentemente finora latente, dei collezionisti e degli appassionati dei nuovi media.

Nel 2020 il valore complessivo del mercato degli NFT ammontava a 250 milioni di dollari, ma nel 2021 si è avuto un’esplosione dovuta alla pandemia e alla disponibilità inusitata di denaro. Che questi oggetti possano mantenere o accrescere un valore nel tempo, è, però, tutto da vedere.

“Siamo in una frenesia da speculazione. Non so per quanto tempo questi prezzi saranno sostenibili”, ha detto Robert Norton al “New York Times”, l’amministratore delegato e co-fondatore di Verisart, una società che certifica le opere d’arte sulla blockchain. “Stiamo vivendo un momento di isteria collettiva”.

Eliminazione di ogni intermediario

L’intera faccenda sembra una eccentrica invenzione di uno scrittore di fantascienza come Bruce Sterling e può darsi che lo sia davvero. Ma se non lo fosse le conseguenze di questa tecnologia sarebbero inimmaginabili.

Soprattutto succederebbe l’azzeramento di ogni intermediario tra il creatore di un qualsiasi prodotto digitale e il pubblico di riferimento. Entrambi potrebbero entrare in una transazione, anche di tipo economico, diretta, sicura, certificata, non alterabile.

E allora adieu Amazon, PayPal, banca, avvocati, notai. Anche se le tasse resteranno, è troppo bello per essere vero! Tutto sarà certificato su un registro pubblico distribuito chiamato blockchain attraverso una chiave crittografata e univoca (token) e la transizione sarà regolata con la criptovaluta della piattaforma dove avviene l’affare.

Che poi sia davvero un affare è da vedere. Ci sono tanti palloni gonfiati e landruncoli in rete… Però le “sole” si pigliano anche con i beni materiali (vedi vari crostosi caravaggi).

L’aura

Ma che sostanza c’è a comprare un qualcosa di immateriale come una jpg, una gif animata, un video M4P o un MP3? “Si compra un sentimento” dice Ben Horowitz, partner di Marc Andreessen, una delle più importanti società di Venture Capital nel mondo. Ma lui è un banchiere miliardario, anche se ha scritto un affascinante libro in cui mostra di essere prima di tutto un teorico.

Non vorrei proprio scomodare Walter Benjamin, che sull’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica ha compiuto delle riflessioni fondamentali, ma forse si può dire che si acquista l’“aura” di un oggetto (mamma mia! il termine “acquista” orrificherebbe Benjamin), cioè quello struggente “languorino” che proviene dall’avere davanti agli occhi un’opera d’arte nella sua autenticità, nella sua unicità, un manufatto che emana una forza vitale, quasi mistica (come in una seduta spiritica) con il suo creatore.

E l’aura genera una sorta di transfer con l’artista o il personaggio raffigurato. Davanti alla Gioconda l’abbiamo percepito tutti prima che arrivassero al Louvre i furiosi del selfie. Pensate al Cristo morto del Mantegna a Brera. Nel suo crudo realismo, un’opera dalla misticità poderosa che genera un transfer che vi sta addosso per giorni e giorni. Se vedete l’opera riprodotta su un libro o su uno schermo, non si scatena niente.

Ma un’opera digitale può avere un’aura? Anche Benjamin, nel suo estremo progressivismo e amore per lo sperimentalismo, forse dubiterebbe. Eppure qualcosa di simile all’aura funziona anche con il possesso di un qualsiasi collezionabile, un materiale che, per la su unicità e la sua intrinseca natura, incorpora un significato. Forse l’aura prescinde dal materiale e dal formato.

La questione dell’arte digitale è però diversa da questa mia personale soggettivazione. Visto che si appropinqua il 5 maggio anche qui la domanda è “Fu vera arte?”. “Ai posteri l’ardua sentenza”.

Il problema che avremo

Scendendo sulla terra, abbiamo senz’altro un problema con gli NFT, le criptovalute e le blockchain. Il problema è la sostenibilità ambientale di queste tecnologie.

La blockchain si basa su computer specializzati che mettono in campo una enorme potenza di calcolo per risolvere equazioni complesse, sviluppando quintilioni di tentativi al secondo per verificare le transazioni. È questa pratica, chiamata “cryptomining”, che rende le blockchain così energivore.

I ricercatori dell’Università di Cambridge stimano che il mining di Bitcoin, la più popolare valuta basata su blockchain, utilizza più elettricità di interi paesi come l’Argentina.

Secondo un controverso paper del 2018, le emissioni da blockchain possono far saltare per aria l’obiettivo di limitare a 2 gradi Celsius il riscaldamento globale come prevede l’Accordo di Parigi.

Ma qui il discorso sarebbe lungo e controverso…

Il giornalista del New York Times, Kevin Roose, racconta come ha creato un articolo che in un cripto asta ha realizzato mezzo milione di euro.

Comprate questo articolo sulla Blockchain

di Kevin Roose

Succede nel mondo dell’arte digitale

Generalmente, non mi è consentito di fare aste con i miei articoli.

Ma questa volta ho fatto un’eccezione, perché ciò che è andato all’asta è proprio l’articolo che state leggendo.

Ho preso la decisione di entrare nel mondo sfrenato dei Non-Fungible Token, o NFT, la nuova frontiera nella corsa all’oro delle criptovalute. Questo è il mio primo esperimento: una rubrica sugli NFT che viene trasformata in un NFT e messa all’asta.

Un NFT è un nuovo tipo di oggetto digitale crittografato (token) a registro univoco, memorizzato in un record permanente di una blockchain. Questo tipo di token, che non è fungibile cioè intercambiabile, può funzionare da certificato di unicità che è impossibile violare o contraffare. Ciò lo rende ideale ad artisti, musicisti e altri soggetti che vogliono creare beni digitali e garantirsene il controllo o l’eventuale reddito che ne può derivare.

In questo momento Il mercato degli NFT sta esplodendo. Gli early adopters e gli appassionati di criptovalute cercano di far fruttare questa tendenza.

Recentemente, Mike Winkelmann, un artista digitale americano, che si fa chiamare Beeple, ha venduto una sua creazione dal titolo Everydays: The First 5000 Days, in un’asta online di Christie’s per più di 69 milioni di dollari. Altri NFT che rappresentano altre opere digitali — come l’illustrazione di Homer Simpson come Pepe the Frog — sono stati venduti per centinaia di migliaia di dollari.

NBA Top Shot è una partnership tra la N.B.A. (National Basketball Association,) e Dapper Labs, una società di servizi blockchain, che trasforma i video degli highlight del basket in criptocollezionabili unici. Tale partnership ha realizzato 230 milioni di dollari di vendite dal 2019. Anche noti musicisti come i Kings of Leon stanno entrando nel mercato degli NFT, vendendo milioni di dollari di musica sotto forma di token digitali.

… oltre l’arte

Mentre guardavo il business generato da questi beni ho pensato tra me e me: perché solo le celebrità, gli atleti e gli artisti devono godersi questo party pantagruelico? Perché anche un giornalista non può unirsi al party degli NFT?

Così ho deciso di trasformare questa rubrica in un NFT e metterlo all’asta. Qualunque cosa ne ricaverò andrà al Neediest Cases Fund del “New York Times”, una iniziativa che sostiene cause caritatevoli a New York e altrove, avviata 110 anni fa dall’editore del “Times” Adolph S. Ochs.

(Nota contabile: poiché il Neediest Cases Fund non accetta trasferimenti diretti di criptovaluta, dovrò convertire questi proventi in dollari, il che significa che questa non è per me una donazione deducibile dalle tasse).

I passi per creare un NFT

Il primo passo nella creazione del mio NFT è stato l’apertura di un “portafoglio” digitale da utilizzare per gestire il mio token, così come qualsiasi criptovaluta realizzata nella vendita. Ho usato un’estensione del browser chiamata MetaMask e ho impostato un portafoglio vuoto per Ethereum, la rete di criptovalute preferita dai collezionisti di NFT.

Poi ho dovuto individuare un “luogo” dove tenere l’asta. Ho scelto il marketplace NFT chiamato Foundation, il quale ha ospitato la vendita della famosa grafica “Nyan Cat” che ha realizzato quasi 600.000 dollari.

Una volta entrato in Foundation e collegato il mio account al portafoglio Ethereum, ho dovuto caricare un’immagine della mia rubrica su un servizio di archiviazione decentralizzato chiamato InterPlanetary File System o IPFS. Poi ho dovuto coniare un token mappato da collegare a quel file. L’ho fatto generando una firma crittografica univoca, registrata sulla blockchain di Ethereum, contrassegnando con quella il file caricato.

Foundation rende agevole il conio di un NFT, ma aggiungerlo alla blockchain di Ethereum è costato qualcosa. Ha richiesto il versamento di una sorta di “tassa sul carburante”, un pagamento sulla congestione calcolato sul tasso di occupazione della rete Ethereum.

La quotazione del mio token ha richiesto due transazioni: una per coniare il token e un’altra per generare il codice per gestire l’asta. In questi giorni, il costo per creare un singolo NFT può superare i 100 dollari, anche se la norma è qualcosa di più di 50 dollari.

Il passo successivo è stato quello di mettere in vendita il mio NFT. Ho impostato 0,5 Ether, circa 850 dollari al tasso di cambio attuale, come prezzo a base d’asta con rilancio minimo. L’asta ha avuto una durata 24 ore. Dopo aver battuto il vincitore, il token sarà trasferito automaticamente al portafoglio Ethereum di quella persona.

I perks

Oltre a cedere il token, molti venditori di NFT aggiungono dei vantaggi/perks. I Kings of Leon, per esempio, si propongono di inviare un album in vinile in edizione limitata alle persone che comprano i loro NFT. Inoltre offrono agli acquirenti uno speciale “biglietto d’oro”, cioè un biglietto NFT per l’ingresso gratuito a vita a tutti i concerti futuri della band.

Non ho biglietti per concerti da offrire, ma ho voluto anch’io rendere più allettante la mia offerta. Ecco cosa potrà ottenere l’aggiudicatario dell’asta.

Come per tutte le vendite NFT, ci sarà il token stesso, cioè l’oggetto digitale autentico, un’immagine di questa rubrica in formato .png, da collezionare ed esporre. (I nostri avvocati vogliono che sia chiaro che il NFT non include il copyright dell’articolo o qualsiasi diritto di riproduzione o syndication).

L’aggiudicatario sarà menzionato in un articolo di follow-up sull’asta, insieme al suo nome, e a un’immagine di famiglia di sua scelta. (Le vendite NFT non richiedono di identificarsi con qualcosa di diverso dal proprio indirizzo Ethereum, quindi si può restare anonimi, se lo si preferisce. Inoltre, i miei capi vogliono che sia chiaro che il “Times” mantiene il controllo editoriale sulla colonna di follow-up e si riserva il diritto di rifiutare proposte che non soddisfino i nostri standard editoriali).

E come bonus finale, Michael Barbaro, il conduttore di “The Daily”, invierà un breve e personalizzato memo vocale di congratulazione all’aggiudicatario.

Che senso ha acquisire un file PNG di un articolo?

Il senso di questa acquisizione, naturalmente, è quello diventare titolari di un pezzo di storia. Questo è, infatti, il primo articolo nei quasi 170 anni di storia del “Times” ad essere distribuito come un NFT, e se questa tecnologia dimostra di essere così trasformativa come i suoi fan prevedono, possederlo potrebbe equivalere a possedere la prima trasmissione televisiva della NBC o il primo indirizzo e-mail di AOL.

Naturalmente, questa non è una garanzia. Gli NFT potrebbero rivelarsi una moda passeggera alimentata da una bolla speculativa — l’equivalente digitale dei pelouche Beanie Babies — e l’investimento potrebbe rivelarsi senza valore per l’aggiudicatario.

Ma se rimangono in giro, gli NFT potrebbero trasformare il modo in cui i beni digitali sono creati, consumati e scambiati online. Alcune strutture di informazione, tra cui Quartz e The Associated Press, hanno già sperimentato la vendita di NFT e YouTubers e altri influencer online hanno iniziato a creare le loro linee di cripto-merce.

Qualcosa di reale

Una parte del clamore intorno ai NFT è senz’altro pubblicità. Il mondo delle criptovalute è pieno di imbroglioni che si arricchiscono con progetti anche illeciti. Non dobbiamo dimenticare che gli NFT e altri progetti legati alle criptovalute richiedono enormi quantità di energia e potenza di calcolo, il che li rende un fattore di degrado ambientale.

Ci sono anche molti legittimi interrogativi su cosa gli acquirenti di NFT stanno ottenendo in cambio dei loro soldi e se questi token si trasformeranno in una catena di valore o se i mercati e i servizi di hosting che memorizzano i file sottostanti scompariranno nel nulla così come sono apparsi dal nulla.

Ma c’è qualcosa di reale in tutto questo che vale la pena di essere presa sul serio. Per decenni, artisti, musicisti e altri creativi hanno lottato con il fatto che, su internet, riprodurre qualsiasi artefatto digitale era facile, se non banale. La scarsità — la caratteristica che nel mondo reale imprime all’arte il proprio valore — era difficile da preservare online, perché chiunque scaricasse un file poteva copiarlo e incollarlo un numero infinito di volte, senza che ci fosse perdita di qualità.

La garanzia della tecnologia Bockchain

La tecnologia Blockchain ha cambiato tutto questo scenario, rendendo possibile associare al bene digitale un marcatore crittografico di autenticità e mantenere una certificazione permanente della sua autenticità. Si può copiare il file marcato con un NFT le volte che si vuole, ma non si può falsificare la firma digitale che è sottostante; circostanza che dà ai collezionisti di beni digitali rari una certa tranquillità. E i fan degli NFT pensano che la tecnologia potrebbe essere usata per tenere traccia di tutti i tipi di beni in futuro, titoli di case e automobili, contratti commerciali e testamenti.

I creatori possono anche incorporare licenze di royalty nei loro NFT, trasferendo a terzi il diritto a una parte dei guadagni realizzati ogni volta che riescono a rivendere i loro beni. (Ho cercato di eliminare dal NFT di questo articolo le royalty, ma non sono stato in grado di cambiare la percentuale del 10% prevista dalla Foundation sulle vendite secondarie, quindi donerò anche le royalty future al Neediest Cases Fund, pagandoci le tasse).

Cautamente ottimista

È facile essere scettici sugli NFT. Eppure io sono cautamente ottimista, per la semplice ragione che essi rappresentano per i creativi un modo nuovo per guadagnarsi da vivere sulla rete.

Per anni, le società media tradizionali hanno resistito alle nuove strategie di distribuzione basate sulla rete perché le vedevano — spesso correttamente — come una minaccia ai loro modelli di business. La maggior parte dei contenuti su internet erano gratuiti, e quelli che lo non erano potevano essere facilmente piratati o copiati.

La migliore opzione per avere pagato il proprio contenuto era creare un paywall, assumere un esercito di avvocati per far rispettare il copyright o mettersi alla mercé di un enorme social network, che poteva condividere alcune delle sue entrate pubblicitarie se il contenuto otteneva un successo planetario.

Gli abbonamenti digitali sono diventati un modo per i creativi di riprendere il controllo del proprio destino. Gli NFT potrebbero essere un altro modo, un modo che offre la possibilità ad artisti e musicisti — e, sì, anche a giornalisti e autori — di trasformare i contenuti in oggetti digitali unici. Inoltre gli NFT potrebbero erodere il controllo del business da parte degli intermediari come i social media o gli hub dell’e-commerce.

In ogni caso, vale la pena provare. Quindi, per favore, andate alla mia asta NFT su foundation.app/kevinroose, e che le offerte abbiano inizio.

Fonte:

Kevin Roose, Buy This Column on the Blockchain!, The New York Times, 28 aprile 2021

Altre fonti:

Erin Griffith, Why an Animated Flying Cat With a Pop-Tart Body Sold for Almost $600,000, The New York Times, 12 aprile 2021

Josie Thaddeus-Johns, What Are NFTs, Anyway? One Just Sold for $69 Million, The New York Times, 13 aprile 2021

John Schwartz, Are NFT Purchases Real? The Dollars Are, The New York Times, 15 aprile 2021

Natasha Gural, Will Ethereum Transform The Art World After $69.3 Million Beeple Sale? Cryptocurrency Experts Offer Insight, Forbes, 12 aprile 2021

Scott Reyburn, Art’s NFT Question: Next Frontier in Trading, or a New Form of Tulip?, The New York Times, 29 aprile 2021

Hiroko Tabuchi, In Coinbase’s Rise, a Reminder: Cryptocurrencies Use Lots of Energy, The New York Times, 14 aprile 2021

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