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Argentina, inflazione alle stelle: scoppia la bolla della carne

L’inflazione torna a far paura nel Paese sudamericano: ad aprile è salita del 46,3% su base annua. Per contenere la speculazione il governo ha imposto lo stop all’export di carne bovina per un mese

Argentina, inflazione alle stelle: scoppia la bolla della carne

Continua a far paura l’inflazione in Argentina, e stavolta a farne le spese è uno dei simboli dell’economia (e della cultura) di Buenos Aires e dintorni: la carne bovina. L’Argentina come è noto è il Paese sudamericano che più sente il problema di contenere il rialzo dei prezzi, ad eccezione del Venezuela che da qualche tempo viaggia ormai in una dimensione a parte (si calcola in migliaia di punti percentuali, serve uno stipendio per un kg di riso e il Pil ha perso l’85% dal 2013): dopo aver chiuso il 2020 con un’inflazione al 36%, il dato si sta nuovamente impennando quest’anno. Nel solo mese di aprile secondo le statistiche ufficiali l’inflazione è salita del 4,1% da marzo, del 17,6% da gennaio e rispetto a un anno fa del 46,3%. Il trend potrebbe portare a rivivere l’annus horribilis del 2019, quando si chiuse con il 53,8%, mentre le previsioni del governo per l’intero 2021 sono in teoria di un aumento dell’inflazione solo del 29%.

Ma che cosa c’entra la famosa (e gustosissima) carne bovina? Lo ha spiegato direttamente il presidente Alberto Fernandez, che dopo il Covid (l’Argentina è uno dei Paesi sudamericani più colpiti con oltre 70.000 decessi) e l’accordo con l’Fmi per la ristrutturazione del debito da oltre 44 miliardi di dollari, si trova ad affrontare anche questa grana: “Il prezzo della carne è aumentato in maniera sostenuta sul mercato interno. In conseguenza di questo stiamo per prendere una serie di misure volte a regolamentare il settore, per porre fine alle pratiche speculative e all’evasione fiscale”. Per dare il tempo alle autorità di intervenire, Fernandez ha disposto lo stop alle esportazioni di carne bovina per 30 giorni, ad eccezione delle consegne già in corso. La bolla della carne rientra in quella più ampia dei generi alimentari, i cui prezzi sono cresciuti del 65,3% da aprile 2020 ad aprile 2021.

“Non me lo spiego e sono molto preoccupato”, ha confessato il presidente Fernandez, la cui popolarità già traballa a causa della gestione della pandemia: in Argentina è stato vaccinato appena il 4% della popolazione, meno di 2 milioni di persone, un ritmo peggiore persino del Brasile che ha un presidente negazionista. La preoccupazione è dovuta soprattutto al fatto che la carne in Argentina è una risorsa strategica: i prodotti agricoli rappresentano la fetta più importante delle esportazioni e l’Argentina, oltre che il primo consumatore, è il quarto esportatore al mondo di carne bovina, dietro solo a Brasile, Australia e India. Nel 2020 ha esportato la sua pregiata carne rossa per il valore di 3,37 miliardi, avendo come principali sbocchi Cina, Germania e Israele. Anche il mercato interno è consolidato: gli argentini consumano 38 kg di manzo l’anno a persona (dato Ocse), addirittura 12 kg in più degli statunitensi.

Bloccare temporaneamente l’export della carne è forse una mossa necessaria ma anche dolorosa, visto che l’economia naviga in acque già molto tempestose: nel 2020 il Pil argentino ha perso quasi il 10%, e questo di per sé non sarebbe un dato peggiore di quello di tante economie europee, se non fosse che il 42% della popolazione vive sotto la soglia della povertà.

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