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Apple e Microsoft sostengono Wall Street, brividi sullo spread Btp-Bund e Bce in bilico sui tassi

I titoli finanziari e dell’high tech sorreggono la Borsa americana in attesa del dato sull’inflazione – A Piazza Affari bene le banche dopo i conti, ma lo spread preoccupa

Apple e Microsoft sostengono Wall Street, brividi sullo spread Btp-Bund e Bce in bilico sui tassi

Seduta d’attesa sui mercati, aspettando i dati sull’inflazione negli Stati Uniti di giovedì: quel che dirà il Bureau of Labor Statistics dovrebbe fissare la velocità di crociera del rialzo dei tassi negli Usa, ma anche aumentare la pressione sulla Bce. I trader si aspettano almeno quattro rialzi dei tassi negli Stati Uniti. In Europa, nonostante le richieste dei falchi, la Banca centrale sembra decisa a resistere almeno fino a dicembre.

Nell’attesa dei dati sull’inflazione, la scena è occupata dai finanziari e dai titoli più solidi del tech, Apple e Microsoft in testa. Cedono i petroliferi sull’onda di un possibile accordo tra Usa e Iran, segna il passo il gas in attesa degli sbocchi della missione a Est di Emmanuel Macron. L’attenzione è concentrata sui T-bond: Il rendimento del Buono del Tesoro USA a 10 anni scende di due punti base rispetto all’ultima chiusura, a 1,94%. Ieri è stato toccato il livello più alto dall’inizio della pandemia, a 1,96%. L’orso, insomma, è in agguato.

Il rimbalzo di Wall Street ha dato una mano alle borse dell’Asia Pacifico. Il Nikkei di Tokyo guadagna lo 0,9%, il Kospi di Seul lo 0,8%, Sidney l’1%. Sulla parità lo Straits Times di Singapore.

L’Hang Seng di Hong Kong è il leader della giornata con un rialzo di quasi il 2%, al traino di Alibaba (+6%) e JD.Com (+5%).

Più caute le borse cinesi: il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen avanza dello 0,3% grazie al sostegno di acquisti delle finanziarie vicine alle autorità di Pechino.

Positivi ieri i mercati Usa. L’indice S&P 500 è salito dello 0,8%. Dow Jones +1,06%, meglio il Nasdaq (+1,28%).

Contrastati i titoli pharma. Delude Pfizer, che chiude l’anno del Covid con 102 miliardi di ricavi (contro i 105 miliardi previsti). Vola Amgen (+8,1%) che annuncia un nuovo buy back.

Schizza Peloton (+20%) dopo il cambio della guardia ai vertici del produttore di cyclette che, in attesa delle offerte di Nike, Amazon ed Apple, annuncia il licenziamento di 2.800 dipendenti.

Il petrolio WTI è in rialzo dello 0,4%, a 89,4 dollari al barile: ieri la seduta si è chiusa con un calo di quasi il 2%. In lieve rialzo l’euro dollaro e lo yen.

Tassi, sale ancora la febbre sui Btp. Bund +0,26%

Anche se l’inflazione è ancora a livelli elevati, Bruno Le Maire si aspetta di vedere una flessione verso la fine dell’anno. Parola del ministro francese dell’Economia, preso a modello di uomo forte del governo in “Annientare”, il best seller dell’amico Michel Houellebeck. Ma gli operatori dei mercati, ahimè, non sono grandi lettori. E così, sull’onda dell’ascesa dei rendimenti dei T-Bond, con il tasso del decennale a 1,969, in rialzo del 2,75% (al top da novembre 2019) sale nel pomeriggio anche il rendimento del BTP decennale a 1,85%, massimo da maggio 2020. Il Bund tedesco a dieci anni si porta su livelli che non si vedevano da circa tre anni a +0,26% di rendimento, +4 punti base. Lo spread chiude a 154 punti.

S&P: la Bce si muoverà a dicembre

Secondo S&P è difficile che gli acquisti netti di bond da parte della Bce arrivino a zero prima di settembre 2022. La banca d’affari vede perciò un primo potenziale rialzo dei tassi nel dicembre 2022. Ma Francoforte potrebbe muoversi già nella riunione di marzo, sulla base delle nuove previsioni macroeconomiche e alla luce delle nuove informazioni ricevute nel frattempo su caro-energia tasso di cambio e andamento dei salari.

Il Tesoro mette all’asta 7,7 miliardi di titoli

In questa cornice tornano le aste del Tesoro. Il Mef ha annunciato l’emissione a medio e lungo termine di Btp a tre, sette e venti anni fino a complessivi 7,7 miliardi di euro. Si tratta di un Btp al 15 dicembre 2024 e di un settennale con scadenza 15 febbraio 2029, entrambi per un ammontare tra 2,5 e 3 miliardi di euro. Il titolo ventennale (1,2 miliardi) ha invece scadenza primo marzo 2041.

Il dollaro guadagna terreno e tiene alla larga un euro in ripresa a 1,141, mentre i trader aspettano i dati sull’inflazione Usa che potrebbero alimentare le scommesse su rialzi dei tassi più rapidi del previsto. La divisa unica è balzata del 2,7% la settimana scorsa dopo i toni rigidi della Bce.

Rimbalzo frenato a Piazza Affari (+0,31%)

La nuova folata di vendite sulle obbligazioni Usa ha spento il rialzo della maggior parte delle borse europee. Eurostoxx50 +0,2%. A fine seduta, il Ftse Mib segna un guadagno dello 0,31%, dal +1% della mattina a quota 26. 411 punti.

Secondo i dati diffusi da Istat, lo scorso anno le vendite al dettaglio in Italia sono cresciute del 7,9% in valore – rispetto al -5,2% registrato nel 2020 – e del 7,2% in volume. Su base annua, le vendite sono salite del 9,4% dopo il +12,4% (rivisto da 12,5%) del mese precedente.

Nel resto d’Europa la piazza migliore è Madrid (+1,3%), trascinata dalle banche. Sono più tiepide Francoforte (+0,26%) e Parigi (+0,27%); è piatta Amsterdam e Londra cede lo 0,11%.

BP +0,33% in chiusura, 1,65% al top dopo aver riportato gli utili maggiori da 8 anni, con 12,8 miliardi di dollari di utili nel 2021, e aver annunciato di voler incrementare il riacquisto di azioni a 1,5 miliardi di dollari a trimestre da 1,25 miliardi.

Axa +2,2% dopo la promozione a overweight da parte di Morgan Stanley.  

Sale ancora l’occupazione nei paesi Ocse

L’OCSE ha comunicato che il tasso di disoccupazione dell’area Ocse in dicembre è diminuito per l’ottavo mese consecutivo, al 5,4%, da 5,5% di novembre, 0,1 punti al di sopra del livello pre-pandemia osservato a febbraio 2020.

In Italia, la disoccupazione è calata al 9% dal 9,1% di novembre. Il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto del suo livello pre-pandemia in Australia, Cile, Francia, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Spagna, Turchia e Italia. Il dato è diminuito a dicembre per l’ottavo mese consecutivo anche nella Zona Euro (7%, da 7,1% di novembre).

Banche alla carica: corrono Bper e Credem

Sotto i riflettori i titoli bancari, in recupero dopo l’effetto spread. Si rafforza Intesa Sanpaolo (+2%), ma la maglia rosa tocca a Bper (+4,7%). Corre Credem (+3,7%) dopo i risultati record premiati dai broker. Banca Akros ha alzato il rating ad accumulate da neutral, con target price a 7 euro (da 6 euro). Mediobanca securities ha confermato il prezzo obiettivo a 7 euro sul titolo: “Nel complesso i risultati sono stati di circa un 10% migliori del previsto”, scrivono gli analisti.

Mps festeggia Lovaglio, Morgan Stanley promuove Generali

Molto tonica Mps (+6,8%) dopo l’avvicendamento ai vertici, oltre la soglia psicologica di 1 euro, nonostante la perdita del trimestre (-79 milioni) peggiore del previsto.

Tra i finanziari, positiva Generali (+0,9%), su cui Morgan Stanley ha avviato la copertura con rating equalweight. Fondazione Crt e Leonardo Del Vecchio stanno considerando l’ipotesi di sciogliere il patto di consultazione sulla compagnia, a pochi giorni dall’uscita di Francesco Gaetano Caltagirone.

Lato risparmio gestito, Morgan Stanley ha invece avviato la copertura su Poste Italiane (+0,6%) con raccomandazione overweight, prezzo obiettivo a 14,90 euro.

Telecom aspetta la super Iliad, balzo di Cnh

In rosso Telecom Italia (-0,89%) anche se gli osservatori ritengono che l’offerta di Iliad su Vodafone Italia non sia negativa per l’ex incumbent, che potrebbe liberarsi di un forte competitor.

Tra gli industriali bene Cnh (+2,45%) dopo i risultati 2021. Pesante invece Iveco: -3,66% dopo i risultati. Rimbalza Leonardo: +2,43%.

Saras prende il volo, a terra le utility

Affonda Saipem, in flessione del 3,90%, sui minimi dal 1993. Il mercato continua a penalizzare il titolo in attesa di capire quale sarà l’ammontare dell’operazione di aumento di capitale. Giù Eni: -1,14%.

Vola al contrario Saras (+7,56%), spinta dalla crescita dei margini di raffinazione.

Soffrono ancora le utility, zavorrate dall’aumento dei tassi: Enel cede l’1,55%. Perdite oltre il 2% per Hera, A2A e Iren.

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