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Angelini abbandona gli investimenti bancari. Dopo l’uscita da Mediobanca ora lascia anche Unicredit

Di Mediobanca Angelini aveva lo 0,47% e di Unicredit lo 0,06%: piccole quote ma che pesano. La già buona situazione finanziaria del poliedrico gruppo italiano cresce ulteriormente. Ma una cassa così abbondante per cos’altro verrà utilizzata?

Angelini abbandona gli investimenti bancari. Dopo l’uscita da Mediobanca ora lascia anche Unicredit

A poche ore dall’uscita da Mediobanca, Angelini Investment, famosa per esempio per Tachipirina, Tantum Verde e per i pannolini Pampers, decide di lasciare anche Unicredit per ribilanciare il portafoglio.
Lo dice ha detto Emanuele Campagnoli, ceo della controllata del gruppo a MF. Quelli in Mediobanca e Unicredit erano quote piccole, ma di peso. E ora cresce la già positiva posizione finanziaria del gruppo italiano da 2 miliardi di ricavi nel 2022, lasciando aperta la porta a ipotesi di nuove acquisizioni in altri campi, diversi da quelli finanziari probabilmente. “Abbiamo deciso di uscire dal comparto bancario per ribilanciare il nostro portafoglio” ha detto Campagnoli. “Infatti abbiamo anche venduto anche la nostra storica partecipazione in Unicredit” dice. Di Mediobanca Angelini aveva lo 0,47% e di Unicredit lo 0,06%.

Angelini: ecco il suo variegato portafoglio

Angelini Investments è la società del gruppo che investe la cassa in società di vari settori. A quello farmaceutico ha affiancato stabilmente il settore del largo consumo, che gestisce in partnership con gli americani di Procter&Gamble, oltre alle tecnologie industriali, il venture capital e alcune cantine di vini.
Tra le società quotate, Angelini Investment ha messo nel portafoglio Prysmian (0,38%), Tamburi Investment Partners (10,6%), Digital Magics (0,94%) e Revo (9,1%). Più nutrito invece il pacchetto di partecipazioni in società non quotate, come il 2,35% di Banca del Fucino e l’1,7% di Talent Garden. O le quote nei club deal promossi dal banchiere di Tip Giovanni Tamburi. L’ultimo investimento risale a dicembre con l’ingresso nel capitale di Rina, la multinazionale italiana nata nel 2000 dal Registro Italiano Navale, attraverso la newco E-Tic Coinvest.

Il gruppo, percorso negli anni scorsi da cause legali tra i familiari, è attualmente controllato da Thea Paola Angelini con il 68% (il rimanente 32% è ripartito pariteticamente tra Francesco Angelini e Angelini Finanziaria).

Angelini: come utilizzerà la cassa ora?

Nel 2022 è stata superata la soglia dei 2 miliardi di ricavi a livello consolidato (2,057 per l’esattezza) contro 1,79 miliardi del 2021. Il margine industriale vale 254 milioni e il gruppo ha sfornato un utile netto di 80 milioni di euro. A trascinare il business nel 2022 sono stati soprattutto i prodotti sanitari come l’Amuchina o la Tachipirina, che hanno visto un boom delle vendite durante tutta la pandemia, mentre i marchi Pampers, assicurano una crescita di fatto costante.

Con la vendita delle quote Mediobanca e Unicredit la posizione finanziaria del gruppo si arricchisce ulteriormente ed è chiaro che si alzano le ipotesi di utilizzo della cassa per altre acquisizioni. A fine 2022 il gruppo aveva una posizione finanziaria netta positiva di 630 milioni e vantava depositi bancari per 458 milioni e liquidità in titoli per altri 442 milioni, investire la cassa è quasi un obbligo. Il patrimonio netto sfiora i 3 miliardi a fronte di soli 600 milioni di debiti bancari.

L’uscita da Mediobanca

Nelle ultime ore Angelini ha anche lasciato la sua quota storica in Mediobanca, dopo 23 anni (era entrata nel 2001): ha venduto ai blocchi i suoi 4 milioni di azioni (0,47%), che facevano parte del Patto di sindacato. La quota, tramite intermediari, è stata rilevata da Plt Holding, società che fa capo alla famiglia Tortora ed è attiva nel settore delle energie rinnovabili. La stessa Plt e’ cosi’ entrata nell’accordo di consultazione, insieme a Valsabbia Investimenti, gruppo siderurgico controllato dalle famiglie Brunori, Cerqui e Oliva, che con il suo 0,14% va a rafforzare il peso di un settore gia’ rappresentato dai Lucchini (titolari dello 0,55%) e dalla Fin.Fer della famiglia Pittini (con lo 0,41%). La partecipazione complessivamente riunita nel Patto e’ salita così al 10,98% dal precedente 10,84%.

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