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Altissima tensione tra Generali e Mediobanca che vuole liquidare Perissinotto

Piazza Affari apre bene, poi gira in rosso – Ft: “E’ in atto un tentativo di Mediobanca di defenestrare Giovanni Perissinotto” – Domani cda straordinario – Greco scalda i motori – Malumore di Piazzetta Cuccia per la performance borsistica del Leone ma alla base del dissidio tra Nagel e Perissinotto c’è l’autonomia sempre rivendicata da Trieste.

Altissima tensione tra Generali e Mediobanca che vuole liquidare Perissinotto

POLLICE VERSO DI MEDIOBANCA A PERISSINOTTO

SABATO CDA. MARIO GRECO GIA’ SCALDA I MOTORI

“E’ in atto un tentativo di Mediobanca di defenestrare Giovanni Perissinotto”. Così il Financial Times sintetizza la notizia del cda straordinario delle Generali convocato per domattina che potrebbe sosituire Perissinotto con Mario Greco, attuale ad del settore general insurance di Zurich e in passato alla guida prima di Ras (ora Allianz) in Italia, poi di Eurizon Vita, il polo assicurativo del gruppo Intesa Sanpaolo.

La convocazione del cda via e-mail è arrivata dopo un confronto diretto tra i vertici di Mediobanca, Lorenzo Pellicioli (ad di De Agostini, grande azionista Generali) e lo stesso Perissinotto che ha rifiutato i pressanti inviti alle dimissioni che gli erano state già chieste, con un’intervista al Corriere della Sera alla vigilia dell’assemblea del 30 aprile da Leonardo Del Vecchio.

Quali le accuse a Perissinotto? Pesa la performance borsistica cui, alla luce delle ultime novità, potrebbero non essere estranei i malumori dei soci di riferimento. Nell’ultimo mese, l’azione del Leone ha perso il 22%, che diventa il 31% nell’ultimo semestre, e il 45% nell’ultimo anno. Il titolo con il calo odierno (-0,67%) è arrivato a 8,21 euro, al di sotto del valore di carico (che affonda le sue radici nella storia del capitalismo nazionale) di Mediobanca, primo socio con oltre il 13% delle quote. Lo stesso Perissinotto, a margine di un convegno, pochi giorni fa ha sottolineato che “il mercato ci sta valutando in termini di capitalizzazione come quando avevamo utili pari a un quinto di quelli attuali, premi pari a un decimo e un patrimonio che oggi è circa sei-sette volte superiore”.

Ma la vera causa dei dissapori con piazzetta Cuccia nascono dall’ira di Alberto Nagel nei confronti di Palladio Finanziaria, rea di esser scesa in campo su Fonsai, e dalla pretesa “complicità” di Perissinotto con la merchant bank vicentina. Accuse ribadite da un articolo odierno del Corriere degno dell’Inquisizione, in cui si accusa, in sostanza, il management triestino di aver cercato di creare una maggioranza alternativa per il Leone. Tra le prove d’accusa si fa addirittura riferimento al rapporto troppo cordiale con Enrico Cucchiani di Intesa.

I listini asiatici entrano nel mese di giugno con l’ennesimo ribasso. La crisi europea combinata con i segnali di rallentamento della Cina (prima causa della frenata del prezzo del petrolio) continua a pesare sulle Borse, che a maggio hanno registrato la performance mensile peggiore dal 2008. Stamani la Borsa di Tokyo perde l’1,25%. Meglio Hong Kong +0,14% dopo il calo di due punti percentuali di giovedì.

Seduta negativa anche a Wall Street: a fine seduta il Dow Jones scende dello 0,21%, S&P -0,23%, Nasdaq -0,35%. Sulla seduta hanno pesato i dati sull’occupazione Usa: la variazione degli occupati nelle aziende private degli Stati Uniti è positiva per 133mila unità, in rialzo dai 113mila nuovi occupati di aprile, ma meno delle aspettative che indicavano 150mila buste paga in più. I dati preliminari sul Pil Usa indicano una crescita del 1,9%, meno del +2,2% del trimestre precedente.

L’euro è scambiato stamane a 1,255, in lieve rialzo rispetto ai dati dell chiusura precedente. Debole l’oro (1.559 dollari all’oncia – 0,32%) e il petrolio Wti (86,48 dollari al barile -0,06%).

Esaurite le aste del Tesoro, non si allenta la tensione sul debito sovrano: il Btp decennale ha registrato un lieve miglioramento con il rendimento in calo al 5,86%, dal 5,93% di ieri. Lo spread col Bund è sceso a 466. Il Bund decennale tedesco resta ai massimi storici (145,6).

Nel mese di maggio sono fuggiti dalla Spagna capitali per 97 miliardi di euro. Lo rivla il bollettino della banca centrale, nel mirino della Bce per aver nascosto la reale portata della crisi bancaria.

“Il sistema bancario europeo deve andare verso una Unione bancaria con una sorveglianza più centralizzata”. Così Mario Draghi davanti al Parlamento europeo mentre l’Europa si avvia a vivere le due settimane che precedono il voto greco. Forse la fase più delicata della crisi: l’eventuale fuga dai depositi prima delle elezioni potrebbe innescare un analogo “bank run” in Spagna e accelerare la fuga verso i “porti sicuri” dei Bund e dei Treasury Bond, sui minimi di sempre. Sulla stessa linea il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco: l’uscita dalla crisi è possibile con una buona politica interna, e un rafforzamento dell’Unione Europea, che vada in direzione dell’unione politica, e che sia inclusiva anche dei Paesi in difficoltà.

Nel terribile mese di maggio la Borsa di Milano ha perso l’11,9%. Solo Madrid -13,1% ha fatto peggio. In Piazza Affari ieri l’indice FtseMib è sceso dello 0,1% attestandosi a quota 12.854, vale a dire solo l’1,8% al di sopra della fatidica quota 12.621 che corrisponde al minimo del 9 marzo 2009.

La Borsa di Londra è scesa dello 0,2%, Parigi ha chiuso invariata, Francoforte -0,2%.

Fra le blue chip di Piazza Affari, la star della giornata è stata Snam, salita del 3,8% dopo l’accordo con cui la controllante Eni +1,6% cederà il 30% di Snam alla Cassa Depositi e Prestiti.

Intanto è stato annunciato che Finmeccanica -1% venderà il 14% di Avio al fondo Fsi quando la società dei motori per aereo sarà quotata in Borsa (entro il 2012).

Fiat ha perso il 3,2% e Fiat Industrial è salita del 2%: su quest’ultima JP Morgan ha alzato il target price a 9 euro. In calo Mediaset -2,8% su indicazioni di una raccolta pubblicitaria debole per il mese di giugno.

Banche in ordine sparso: Unicredit +0,4%, Intesa -0,4%, Banco Popolare -2,3%, MontePaschi +1,2%.

Telco, holding che detiene la partecipazione di controllo di Telecom Italia, ha perfezionato l’operazione di rifinanziamento del debito da 3,4 miliardi attraverso l’emissione di un bond da 1,750 miliardi da sottoscrivere da parte dei soci, un aumento di capitale da 600 milioni e un finanziamento da 1,050 miliardi garantito da pegno su azioni Telecom Italia. Telco è partecipata da Telefonica, Mediobanca e dal gruppo Generali

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