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Allarme spread in Europa: l’Italia è fra i peggiori

La forbice tra il rendimento delle obbligazioni di alcuni Paesi europei con i Bund decennali tedeschi continua ad allargarsi – Maglia nera alla Grecia, il cui differenziale con la Germania supera i 3mila punti base – Seguono il Portogallo con 1.125 pb e l’Irlanda con 680 pb – In quinta posizione l’Italia a 476 basis point.

Allarme spread in Europa: l’Italia è fra i peggiori

E’ allarme spread in tutta Europa. Non solo in Italia il differenziale tra i titoli di Stato decennali e i corrispettivi Bund tedeschi fa tremare i Governi. Consultando i valori riportati da Mts, la maggiore piattaforma europea per la vendita all’ingrosso di bond, si può stilare una classifica dei valori più significativi e tracciare una storia degli eventi che hanno contribuito a far volare in alto il valore dei diversi spread. 

Grecia – 3.333 pb: Atene rischia di trascinare a fondo l’Europa e l’euro con un debito pubblico al 160% del Pil e una recessione che si stima sempre più ampia (secondo gli ultimi dati Eurostat l’economia ellenica dovrebbe subire una flessione del 5,5% quest’anno). E’ stato il primo tassello a cadere nel domino della crisi del debito dell’eurozona e ha finora ottenuto 20,3 miliardi di euro dei 110 stabiliti lo scorso anno con la Troika (Bce, Fmi e Ue), in cambio di importanti riduzioni della spesa pubblica e di riforme strutturali in grado di portare al pareggio di bilancio nel 2015. 

Portogallo – 1.125pb: Lisbona ha ricevuto pochi giorni fa un’ulteriore tranche di aiuti dall’Fmi da 2,9 miliardi di euro: in totale con la Troika gli è stato accordato un piano di salvataggio da 78 miliardi di euro. Il primo ministro Pedro Passos Coelho ha assicurato che il rapporto deficit/Pil nel 2011 scenderà al 4,5% (mentre gli accordi prevedevano 5,9%). E’ il segnale che le misure di austerità adottate dal governo lusitano – e considerate da molti le più dure dalla caduta della dittatura nel ’74 – stanno avendo effetti positivi. Tuttavia il Paese rimarrà in recessione, con una flessione dell’economia del 2,2% quest’anno e dell’1,8% il prossimo. 

Irlanda – 679pb: Il piano di salvataggio prevede 85 miliardi di euro, eppure per il Fondo monetario non sono sufficienti e la crisi del debito sta peggiorando; finora ha ricevuto 13,1 miliardi di euro. Primo dei due obiettivi principali per Dublino è la ricapitalizzazione delle banche, in sofferenza dal 2009: i problemi degli istituti di credito si sono infatti riversati sulle spalle dello Stato che ha deciso di nazionalizzarne una buona parte. Seconda priorità dell’ex tigre celtica è ridurre il deficit al 3% nel 2015. Considerando che Dublino detiene il record in Europa con il maggior rapporto deficit/Pil (32%), sono molti gli esperti che ritengono impossibile raggiungere l’obiettivo prefissato. Inoltre, nel terzo trimestre l’economia irlandese si è contratta dell’1,9%, dato alquanto inferiore alle aspettative: è il peggior risultato in Europa dopo la Grecia, e probabilmente nel complesso Dublino non crescerà più dello 0,7% quest’anno.

Slovenia – 499pb: L’entrata di Lubiana nell’euro nel 2007 non sembra essere stata una scelta felice. Da allora l’economia del Paese è peggiorata, la disoccupazione è salita all’11,5% e il debito pubblico al 45,5% del Pil – mentre nel 2007 era solo il 23%. Dopo il declassamento delle agenzie di rating del debito sovrano sloveno, i tassi d’interesse sui titoli di stato sono balzati oltre il 7%, allargando ulteriormente lo spread con i Bund tedeschi.  

Italia – 477pb: Con un debito pubblico che supera il 120% del Pil, il problema principale del nostro Paese è trovare la giusta ricetta per rilanciare l’economia. Per il 2011 si stima una crescita acquisita dello 0,5% e per il 2012 una contrazione del Pil di oltre il punto percentuale. L’austerità della manovra di Monti ha l’obiettivo di mettere insieme 34,9 miliardi di euro nel triennio 2012-2014 per raggiungere la parità di bilancio e iniziare a vedere il debito pubblico ripiegarsi già nel 2013.

Spagna – 343pb: Il dato più allarmante è sicuramente quello della disoccupazione: oltre il 20% da diversi mesi. Il nuovo primo ministro Mariano Rajoy ha dichiarato che taglierà 16,5 miliardi di euro alla spesa pubblica nel 2012. Ma su come e se si raggiungeranno gli obiettivi fissati da Bruxelles per quest’anno – tra cui un deficit al 6% del Pil, rispetto al 9% del 2010 – non ha ancora detto nulla. Negli ultimi giorni, dopo che il Tesoro è riuscito a collocare Bonos a tassi inferiori rispetto a quelli osservati negli ultimi mesi, lo spread è sceso notevolmente. Il 18 novembre il differenziale spagnolo era ancora sopra quello italiano.

Belgio – 244pb: Il primo ministro di centro-sinistra Elio di Rupo ha deciso di tagliare 11 mliardi di euro per ridurre il debito pubblico (oltre il 96% nel 2010) e il deficit al 2,6% nel 2012 – al 4,1% nel 2010. Moody’s ha tagliato il rating del Belgio per il peggioramento della crisi del debito e per il rischio di fallimento della banca Dexia – i governi di Belgio, Francia e Lussemburgo hanno infatti offerto 90 miliardi di euro di garanzia per coprire i prestiti dell’istituto.

Repubblica Ceca – 171pb: Il Pil si è contratto negli ultimi mesi ma nel 2011 Praga dovrebbe registrare comunque una crescita dell’1,2%. Quello che spaventa, a parte una svalutazione della corona di oltre il 4% rispetto al dollaro americano nell’ultimo anno, è una flessione dell’economia dovuta a un contagio della crisi del debito europea. Anche se non ha ancora subito un downgrade dalle agenzie di rating, Fitch qualche giorno fa ha abbassato il suo outlook da “positivo” a “stabile”, proprio perché teme riflessi negativi sull’economia ceca dalla difficile situazione della zona euro.

Francia – 117pb: Anche Parigi è entrato in recessione: il Pil sarà negativo nell’ultimo trimestre del 2011 e nel primo del 2012 (rispettivamente -0,2% e -0,1%). Ma l’obiettivo di ridurre il deficit al 5,7% del Pil quest’anno rimane. Tuttavia il piano di austerità pensato dall’Eliseo si basava su una previsione di crescita dell’1% del Pil nel 2012 – stima che già alcuni istituti hanno smentito. Molto dipenderà da se il governo, nonostante le elezioni presidenziali in primavera, sarà in grado di prendere misure decisive.

 

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