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Alitalia, Calenda: “Serve un’alleanza, tra 15 giorni via a manifestazioni interesse”

Il ministro ha annunciato che entro 15 giorni sarà avviata la procedura per le manifestazioni di interesse e che l’obiettivo primario è vendere la compagnia senza smembrarla – Il governo ribadisce il no alla nazionalizzazione ma Renzi pensa a una quota pubblica nel capitale di Alitalia e sonda il Qatar – Delrio: “Responsabilità del management, Governo ha fatto il suo”.

I commissari di Alitalia nominati dal governo hanno il compito di preparare un programma ed “entro 15 giorni” sarà avviata la procedura “per le manifestazioni di interesse”. Lo ha detto alla trasmissione Radio Anch’io il ministro delle Sviluppo economico, Carlo Calenda, rispondendo a una domanda sulla road map per la compagnia aerea commissariata.

Il Governo, da parte sua, “ha escluso la nazionalizzazione di Alitalia – ha continuato il ministro – e credo che i cittadini, che hanno pagato 7,5 miliardi più questo prestito ponte, quindi 8 miliardi, siano molto attenti a come vengono usati i loro soldi e dobbiamo esserlo anche noi”.

Il riferimento di Calenda è alla proposta di Matteo Renzi circa una possibile quota dello Stato in Alitalia (probabilmente attraverso Invitalia): un’idea che comunque “dovrà tenere in considerazione” la necessità di “una alleanza con un grande compagnia. Penso che Renzi lo sappia bene, aspettiamo di vedere la proposta”. L’ex premier starebbe anche sondando la disponibilità all’investimento da parte dell’emiro del Qatar.

“Cercheremo come prioritario il fatto che si compri l’insieme dell’azienda in un contesto in cui si cerchi di rilanciarla – ha aggiunto il ministro – Ci vuole un’alleanza con un’azienda di trasporto aereo, perché oggi il problema di Alitalia è la scala, 10 volte meno di Lufthansa. Bisogna vedere cosa c’è sul piatto, i commissari lo faranno”.

Quanto al prestito da 600 milioni concesso dal governo, secondo Calenda “è un male necessario e inevitabile” perché “se mettessimo gli aerei a terra ci sarebbe un danno economico e di immagine ingente e le connessioni nel paese sarebbero sganciate per settimane. Abbiamo cercato di evitare di arrivare a questo punto. C’erano degli investitori che avrebbero messo 2 miliardi di euro e li abbiamo portati a un tavolo con i sindacati per un accordo che poi è stato bocciato”.

“Contiamo di provare a trovare un compratore che mantenga il valore dell’azienda il più possibile intatto, che possa trovare un’azienda unita, non spezzettata, non vendendo aerei e poi rotte e così via”, ha poi ribadito il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio intervistato dalla trasmissione Uno Mattina di Rai 1. Il ministro ha confermato la bocciatura del management uscente: “Già da un anno pensavamo che le polemiche su low cost o su mancanza di piani per il turismo fossero scusanti per non vedere la realtà: dieci milioni di mancata promozione turistica non possono giustificare una perdita di 600 milioni, con tutte le altre compagnie che invece stanno guadagnando. Quindi, se i soci ci hanno messo i soldi, se non ci sono alterazioni della concorrenza in Italia, con regole che sono uniformi in tutta Europa, allora c’è qualcosa di diverso, ci sembrava che qualcuno stesse cercando scuse”.

La “responsabilità” della crisi, ha ribadito Delrio, “è di chi aveva in mano le strategie dell’azienda, nel 2014 il Governo ha fatto quello che doveva fare trovando un investitore, Etihad. L’amministratore delegato, colui che decide le strategie dell’azienda, doveva mettere più aerei sul lungo raggio, invece ha mantenuto un orizzonte limitato, italiano, quando invece Lufthansa ha creato una low cost sua. Noi non potevamo fare protezione di mercato, perchè abbiamo bisogno di traffico, di turismo”.

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