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Airbnb si prepara alla quotazione sul Nasdaq

La piattaforma online per gli affitti brevi ha depositato lunedì i documenti per l’Ipo alla Sec – Nel terzo trimestre i conti sono tornati in utile, ma le perdite erano iniziate ancora prima della pandemia. Remunerazone mostre per il Ceo

Airbnb si prepara alla quotazione sul Nasdaq

Airbnb si è decisa a fare il grande passo: la quotazione sul Nasdaq è ormai alle porte. La piattaforma online per gli affitti brevi ha depositato lunedì i documenti per l’Ipo alla Sec, la Consob americana, in vista dello sbarco sul listino dei titoli tecnologici. Ancora non si conosce la data di lancio dell’offerta pubblica iniziale, ma il gruppo ha dovuto comunque alzare il velo sui conti, svelando che il terzo trimestre si è chiuso con un ritorno all’utile (+219 milioni di dollari), a fronte di ricavi per 1,34 miliardi. Sui nove mesi, però, il fatturato è sceso del 32%, a 2,5 miliardi.

La pandemia ha avuto un impatto notevole (a maggio la società ha mandato via 1.900 dipendenti, circa il 25% del totale), ma AirBnb stava perdendo soldi anche prima dell’arrivo del Covid-19. Il fatturato era infatti a quota 4,8 miliardi nel 2019 (per una crescita del 32% su base annua), ma l’esercizio si era comunque chiuso in rosso di 674 milioni. In perdita anche i bilanci del 2018 e del 2017.

L’azienda però guarda al futuro con ottimismo: “Crediamo che i confini tra il viaggio e la vita si stiano confondendo e che la pandemia globale abbia accelerato la capacità di vivere ovunque”, spiega Airbnb, che afferma di avere attualmente 7,4 milioni di annunci gestiti da 4 milioni di host, di cui l’86% fuori dagli Usa. A livello globale, le persone che nel 2019 hanno soggiornato in un appartamento affittato su Airbnb sono state 54 milioni.

Nata 12 anni fa dall’idea di due designer e un ingegnere informatico, Airbnb è cresciuta in modo impetuoso con il passare del tempo, al punto che alcuni Comuni si sono indispettiti, accusando la società di promuovere un turismo eccessivo e di rendere i quartieri residenziali meno accessibili, togliendo le abitazioni dal mercato. Per questo città come Los Angeles, San Francisco, Barcellona e Parigi hanno approvato leggi che limitano gli affitti su Airbnb.

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