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Airbnb, Ipo da record: vale già 100 miliardi

La piattaforma per affitti di breve durata ha superato la crisi del turismo, adattando il business alle esigenze della pandemia: meno vacanze, più smart working. E in Borsa vale già quanto Marriott, Hilton e Hyatt messe insieme.

Airbnb, Ipo da record: vale già 100 miliardi

Pochi mesi fa nessuno ci avrebbe scommesso. Quando la scorsa primavera mezzo pianeta era in lockdown e qualsiasi viaggio non necessario era off limit, Airbnb è stata travolta: alla pari di tutte le realtà del settore turistico, la piattaforma creata nel 2008 a San Francisco da Brian Chesky ha visto il fatturato crollare del 72%, le perdite raddoppiare ed è stata costretta a licenziare un quarto dei suoi dipendenti, cioè quasi 2.000 persone. Nonostante questo, il debutto di Airbnb giovedì sul Nasdaq è stato a dir poco un trionfo: all’avvio delle contrattazioni il prezzo delle azioni – offerte al pubblico a 68 dollari nel collocamento iniziale – è più che raddoppiato chiudendo a 145 dollari e assegnando all’azienda una capitalizzazione che ha già raggiunto i 100 miliardi. L’Ipo ha segnato il via alla nuova ondata di matricole a Wall Street, tutte potenzialmente in grado di spingere dicembre verso nuovi record .

Cosa è successo tra la primavera disastrosa e l’entusiasmante quotazione in Borsa? Intanto, c’è stata l’estate, con l’allentamento delle misure in molti Paesi e una ripresa, seppur minima, del turismo, quanto meno nel mondo occidentale. Ma soprattutto c’è stata la volontà e la capacità di reagire e di reinventarsi. La piattaforma che affitta per soggiorni di breve durata camere, appartamenti o intere case, attirandosi da anni le ire di albergatori, sindaci e residenti delle grandi città, ha cambiato il proprio business, adattandolo ai nuovi paradigmi dettati dalla pandemia Covid. E così i 7 milioni di alloggi tuttora registrati sul proprio sito (in quattro continenti) non sono più mete di vacanze all’estero ma magari soluzioni adatte per lo smart working di medio-lungo periodo.

L’emergenza ha infatti reso impossibile gli spostamenti su lunghe distanze, ma in compenso tra gli abitanti delle metropoli di tutto il mondo è esploso un fiorente mercato degli affitti di vicinato. Airbnb ha saputo adattare velocemente algoritmo e configurazione del sito, per proporre ai clienti affitti in un raggio di poche centinaia di chilometri da casa propria, anziché le solite destinazioni da sogno. Per fare degli esempi, negli Stati Uniti c’è stato l’esodo da Manhattan verso le località lungo la valle dello Hudson, dove ritirarsi con la famiglia e lavorare da casa, riducendo sia i costi sia i rischi di contagio. Oppure nel centro storico di Roma sarà oggi impossibile affittare casa ai soliti turisti asiatici o americani, ma un appartamento può tornare utile per isolarsi e lavorare da soli, a seconda delle circostanze.

Sta di fatto che il nuovo “vestito” di Airbnb è piaciuto molto agli investitori, che ne hanno già potuto toccare con mano i primi concreti risultati. Già alla fine del trimestre estivo infatti, il 30 settembre, Airbnb chiudeva con 220 milioni di utile e la caduta del fatturato si era ridimensionata. Oggi, secondo un calcolo del Wall Street Journal, i prezzi segnati al debutto in Borsa attribuiscono ad Airbnb un valore che supera la somma delle tre maggiori catene alberghiere americane: Marriott più Hilton più Hyatt.

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