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Agricoltura 4.0, avanza il digitale: vale già 400 milioni

Boom delle soluzioni digitali applicate alla filiera agroalimentare nel 2018: lo rileva l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano – Molte delle startup che offrono i servizi sono anche loro italiane – Bacchetti: “Agricoltori coscienti della rilevanza dei dati, ma non gli è ancora chiaro come valorizzarli”.

Agricoltura 4.0, avanza il digitale: vale già 400 milioni

Il digitale entra prepotentemente anche nel mondo dell’agricoltura e si candida ad essere lo strumento per aumentare la produttività dell’intera filiera e anche per tracciare e tutelare il made in Italy. Nei giorni della protesta dei pastori sardi che contestano il crollo del prezzo del latte, l’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano ha diffuso i dati della cosiddetta Agricoltura 4.0 relativi all’intero 2018.

Un boom inevitabile, visto che il binomio innovazione-campagna è abbastanza recente: nell’anno solare le soluzioni tecnologiche applicate alle coltivazioni e agli allevamenti hanno creato un valore aggiunto di 400 milioni di euro, pari al +270% rispetto al 2017 (quando valeva 100 milioni), con ormai oltre la metà delle imprese agricole sul territorio nazionale (il 55% delle 766 intervistate dal Polimi) che ne ha adottata almeno una, migliorando efficienza, tracciabilità dei prodotti e riducendo tempi e costi.

Le soluzioni interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro, sono già disponibili a centinaia e riguardano tanto l’agricoltura di precisione che il cosiddetto internet of farming: hanno creato un valore che solo in Italia vale il 5% di quello globale e il 18% di quello europeo, grazie all’innovazione portata da centinaia di startup, molte delle quali proprio italiane. Un fenomeno dunque che porta benefici non solo all’agricoltura ma anche allo stesso ecosistema innovativo.

AGRICOLTURA 4.0, AVANZANO ANCHE LE STRATUP

In questo contesto favorevole infatti, anche le startup che propongono soluzioni digitali al settore agricolo e agroalimentare proseguono nella loro spinta innovativa: sono 500 le startup nel mondo, per un totale di 2,9 miliardi di dollari di investimenti raccolti, attive soprattutto in ambito eCommerce (65%) e Agricoltura 4.0 (24%). L’Italia si colloca davanti a tutti gli altri paesi Europei per numerosità, ma con appena 25,3 milioni di euro di finanziamenti (pari all’1% del finanziamento complessivo) appare ancora marginale per capacità di raccogliere capitali.

“Il grande numero – ha spiegato in un’intervista a FIRSTonline Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano  è dovuto alla grande ricchezza e alla grande varietà della nostra tradizione agroalimentare. Questo genera, anche tra le imprese più giovani, interesse, competenze, passione. Anche in questo caso, pur rilevando che la maggior parte di queste startup è del Nord Italia (Lombardia ed Emilia in primis), abbiamo notato che c’è un buon fermento pure al Sud. Dobbiamo però sperare che i soliti, annosi problemi strutturali del nostro Paese non lo rallenti. L’Italia ha un deficit di innovazione, si investe ancora troppo poco, a livello generale, non solo nell’agricoltura”.

“L’innovazione digitale è una leva strategica per il settore agroalimentare italiano, in grado di garantire maggiore competitività a tutta la filiera, dalla produzione in campo alla distribuzione alimentare, passando per la trasformazione – ha aggiunto Renga -. Il successo delle imprese agricole passa sempre di più dalla capacità di raccogliere e valorizzare la grande mole di dati che si genereranno, soprattutto per ottenere il controllo dei costi e l’aumento della qualità della produzione. Va evidenziato comunque che tra gli attori del settore emerge ancora poca chiarezza su come sfruttare queste opportunità; un segnale che serve investire nella creazione di sane competenze, al di là delle mode”.

“Anche nel settore agroalimentare cominciano a emergere chiaramente le opportunità generate da una valorizzazione strategica dei dati – rileva invece Andrea Bacchetti, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood -. Il 71% delle soluzioni di Agricoltura 4.0 oggi è in grado di supportare le decisioni facendo leva sui dati anche con sistemi di analytics avanzati e quasi metà degli agricoltori intervistati, il 45%, è cosciente della rilevanza dei dati, ma non gli è ancora chiaro come valorizzarli. Una corretta gestione dei dati in digitale, inoltre, è cruciale per la tracciabilità, su cui siamo ancora agli inizi, mentre è già un chiaro fattore di sviluppo per le startup, che li sfruttano nell’85% dei casi analizzati”.

“In un mercato – ha dichiarato invece il Fondatore di Image Line, Ivano Valmori – che continua ad assumere un valore economico sempre più importante, occorre sviluppare uno standard unico tra le piattaforme, che consenta all’agricoltore di inserire e raccogliere i propri dati una sola volta. Sono sempre di più le app, le web application e le soluzioni informatiche che vengono rese disponibili per le aziende agricole. Ma non è più sostenibile pensare che l’agricoltore possa inserire gli stessi dati in tutti gli applicativi, che al momento non dialogano tra loro”

COSA FANNO LE STARTUP

Il mercato globale dell’Agricoltura 4.0 vale 7 miliardi di dollari (il doppio rispetto allo scorso anno), di cui il 30% generato in Europa. In Italia l’Osservatorio ha mappato 110 imprese del comparto (74% brand affermati e 26% startup) che offrono oltre 300 soluzioni tecnologiche di Agricoltura 4.0, con ruoli e posizionamento molto diversi lungo la filiera. Il 49% delle aziende sono fornitrici di soluzioni avanzate come Internet of Things (IoT), robotica e droni, il 22% di soluzioni di data analysis, il 16% di macchine e attrezzature per il campo, il 7% produce componentistica e strumenti elettronici, mentre nel 3% dei casi sono realtà produttive in ambito agricolo. Le soluzioni più frequenti sono i sistemi utilizzabili trasversalmente in più settori agricoli (53%), seguite da quelle rivolte al comparto cerealicolo (24%), ortofrutticolo (24%) e vitivinicolo (16%). Cresce, anche se molto lentamente, l’attenzione per l’internet of farming, abilitato dal 14% delle soluzioni offerte: quasi l’80% delle soluzioni è applicabile in fase di coltivazione, il 13% supporta la fase di pianificazione, il 4% il monitoraggio degli stock e il 3% la logistica aziendale.

Da un’indagine condotta dall’Osservatorio su 1.467 aziende agricole emerge come le imprese italiane siano sempre più consapevoli delle opportunità offerte dal paradigma 4.0 (85% delle 766 rispondenti) e utilizzino sempre più frequentemente soluzioni orientate all’Agricoltura 4.0 (55%). Il controllo dei costi di produzione e l’aumento della produzione sono le esigenze più urgenti per le imprese, mentre i fabbisogni legati all’acquisizione, elaborazione e interpretazione dei dati sono considerati importanti ma non ancora prioritari. Il 55% delle aziende dichiara di utilizzare macchinari o tecnologie avanzate per la pianificazione delle colture, la semina, la coltivazione, il raccolto, e fra questi il 45% lo fa da più di cinque anni. Il 30% degli imprenditori ha meno di 40 anni e un terzo è laureato, ma l’età e il titolo di studio non influiscono significativamente sull’adozione di soluzioni 4.0, al contrario, invece, della dimensione dei terreni e dei settori di riferimento. Sotto i 10 ettari solo il 25% delle aziende adotta soluzioni 4.0, contro il 65% di quelle sopra i 100 ettari.

LA TRACCIABILITA’ DEL MADE IN ITALY

Le tecnologie digitali hanno un grande impatto sull’efficienza e l’efficacia dei processi di tracciabilità alimentare. Il 30% delle imprese che adottano soluzioni digitali di tracciabilità rileva una riduzione degli errori di inserimento dei dati e del rischio di manomissione, il 27% nota una diminuzione dei costi richiesti all’attivazione delle procedure di rintracciabilità e il 21% un risparmio di tempo per la raccolta dei dati. Anche i processi e le relazioni nella supply chain beneficiano di queste soluzioni, soprattutto per quanto riguarda i costi di gestione delle scorte (15%), la riduzione degli sprechi alimentari (14%) e il consolidamento dei rapporti di filiera (13%). Il 13% delle aziende ha anche riscontrato un aumento delle vendite, mentre il 14% evidenzia la necessità di puntare su soluzioni per migliorare i processi di certificazione.

Le 133 soluzioni tecnologiche per la tracciabilità alimentare disponibili sul mercato italiano intervengono nei processi di identificazione univoca, acquisizione del dato, registrazione, analisi, integrazione e trasmissione. Il 59% di queste soluzioni sono ancora “tradizionali” (trasformano il dato in digitale richiedendo un importante contributo umano) e le più diffuse sono piattaforme software per registrazione, integrazione ed elaborazione del dato (62%), seguite da soluzioni che combinano strumenti hardware e software (30%) e da strumenti hardware come sensori IoT e lettori codici a barre (8%). Fra quelle più avanzate (42%), invece, le più utilizzate sono RFID (Radio-Frequency Identification, 20%), Cloud (19%), i Big Data Analytics (14%) e i sensori IoT (10%).

BLOCKCHAIN NELL’AGROALIMENTARE

Cresce l’interesse per l’applicazione delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger nella filiera alimentare: sono 42 i progetti internazionali e italiani mappati dal 2016 al 2018, più che raddoppiati nell’ultimo anno. Si tratta di iniziative che, nel 24% dei casi, trovano applicazione in diversi ambiti, nel 21% sono dedicate alla filiera della carne, nel 17% all’ortofrutta e nel 10% al cerealicolo. Nel 50% dei casi è stato riscontrato un forte ruolo guida da parte degli attori della distribuzione e della trasformazione.

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