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Agenda Draghi: cos’è e perché è al centro della campagna elettorale dei partiti

I partiti in campagna elettorale non fanno altro che parlare dell’agenda Draghi, ma raramente spiegano cos’è e cosa c’è al suo interno. Ecco tutto ciò che c’è da sapere

Agenda Draghi: cos’è e perché è al centro della campagna elettorale dei partiti

In questa infuocata campagna elettorale d’agosto non si parla d’altro che di “agenda Draghi”, vale a dire dei provvedimenti che il Presidente del Consiglio ha realizzato con il suo Governo e quelli che avrebbe portato avanti se non fosse stato costretto a dimettersi a causa del fuoco incrociato di Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Nonostante il Premier abbia deciso di farsi da parte, la fantomatica “agenda Draghi” continua a monopolizzare il dibattito politico, dividendo i partiti in due fronti: da una parte c’è chi come Italia Viva di Matteo Renzi, Azione di Carlo Calenda e (in parte) il Partito Democratico di Enrico Letta la pone al centro del proprio programma elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre, dall’altra c’è chi invece intende “superarla” per permettere ai politici di riappropriarsi della politica. In nome di questa agenda si è costruita l’alleanza tra Pd e Azione, che poi si è rotta proprio per la scelta del Pd di includere nella coalizione partiti contrari alla stessa agenda (Bonelli dei Verdi e Fratoianni di Sinistra italiana). Senza parlare del centrodestra che, subito dopo la caduta del Governo, ha cominciato a perdere pezzi. L’addio dei ministri Carfagna, Gelmini e Brunetta a Forza Italia è stato infatti motivato proprio dal “tradimento” del partito all’agenda Draghi così come la precedente uscita di Luigi Di Maio & Co. dal Movimento 5 Stelle.

Cos’è l’agenda Draghi?

Tutti i partiti in campagna elettorale, dunque, nel bene e nel male continuano a parlare dell’agenda Draghi, senza però dire cosa ci sia al suo interno. Una narrazione nebulosa che la settimana scorsa ha spinto i giornalisti a chiedere delucidazioni allo stesso Presidente del Consiglio: “È difficile dire che esista un’agenda”, ha detto con nonchalance Draghi in conferenza stampa, sottolineando che “l’agenda Draghi è fatta sostanzialmente di interventi, risposte, riforme” ma anche e forse soprattutto di “credibilità internazionale”. “Se lei mi costringe a pensare, questa agenda è fatta di risposte pronte ai problemi che si presentano”, ha aggiunto il Premier.

Affermazioni che però non sciolgono del tutto i dubbi di coloro che non seguono la politica giorno per giorno e in tempo reale e che magari vorrebbero saperne di più in vista delle prossime elezioni.

Cosa fare allora per capire cosa ci sia davvero in quell’agenda? Uno strumento utile da utilizzare sono i discorsi pronunciati da Mario Draghi in Parlamento nel corso del suo mandato da Premier. Emblematiche (paradossalmente) sono soprattutto le parole usate da Draghi nel corso delle sue comunicazioni in Senato dello scorso 20 luglio prima che Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle decidessero di non votare la fiducia all’ordine del giorno posto dal Governo, decretando così la fine anticipata della legislatura. In soli 20 minuti Draghi ha riassunto quanto fatto nel corso del suo mandato a Palazzo Chigi, ma anche le misure fondamentali da attuare nel prossimo futuro. 

L’agenda Draghi: politica estera

In politica estera, la linea tracciata da Premier Draghi è stata tanto perentoria ed evidente quanto efficace nel ridare al Paese centralità e credibilità internazionali: pieno sostegno all’Ucraina e condanna senza appello alla condotta della Russia, rafforzamento della posizione italiana in seno all’Unione Europea, piena adesione alla Nato e al G7 e sostegno alle Nazioni Unite. Insomma, forte impronta europeista e forte impronta atlantista.

“Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”, ha aggiunto Draghi, sottolineando l’importanza di discutere in sede europea della riforma delle regole di bilancio, di difesa comune e del superamento del principio dell’unanimità. 

Politica energetica

Con il governo Draghi le importazioni di gas dalla Russia sono scese dal 40% al 25% e secondo il programma tracciato dal Premier saranno azzerate entro la fine del 2023. Importante sarà poi “continuare a batterci per ottenere un tetto al prezzo del gas russo e per la riforma del mercato elettrico, che può cominciare da quello domestico anche prima di accordi europei”

Nel suo discorso del 20 luglio, il Presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di “accelerare l’installazione dei rigassificatori a Piombino e a Ravenna”. Non solo. Entro il 2030 l’Italia dovrà installare circa 70 GW di impianti di energia rinnovabile e, grazie ai 4 miliardi stanziati dal Pnrr per le risorse idriche, costruire un “piano acqua”. 

Politica fiscale

Anche in questo caso, l’agenda Draghi si può facilmente estrapolare dalle parole, molto chiare, pronunciate dal Premier in Parlamento: “Intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi; superare l’Irap; razionalizzare l’Iva. I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell’Irpef e la riforma del sistema della riscossione. In Italia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, pari a oltre il 60% del prodotto interno lordo nazionale. Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio.

Reddito di cittadinanza, superbonus e pensioni

“Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro”, ha detto Draghi, secondo cui “il reddito di cittadinanza è buono se funziona”, sennò la valutazione cambia. Draghi ha anche aggiunto che: “Vanno rinnovati i contratti, tra cui quello per commercio e servizi”. “A livello europeo è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo, ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza”.

Per quanto riguarda i bonus per l’edilizia, “intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi”. Sulle pensioni invece il Premier ha sottolineato la necessità di varare una riforma che  garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema retributivo. 

Pnrr e riforme

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è fondamentale per il futuro del Paese. L’Italia dovrà raggiungere entro la fine del 2022 i 55 obiettivi posti dal Pnrr che garantiranno l’arrivo da Bruxelles della nuova rata da 19 miliardi di euro di finanziamenti. Risorse che si aggiungeranno ai 67 miliardi già stanziati nel corso dell’anno. 

Riforma della Giustizia, della Concorrenza e del Codice degli Appalti saranno tre assi su cui il nuovo Governo dovrà lavorare: dopo l’ok (senza la norma sui taxi) del Parlamento al Ddl Concorrenza, entro marzo dovranno essere approvati i decreti delegati per la riforma degli appalti pubblici, mentre sulla Giustizia “Dobbiamo ultimare entro fine anno la procedura prevista per i decreti di attuazione della legge delega civile e penale. La legge di riforma della giustizia tributaria deve essere approvata entro fine anno”, ha rimarcato Draghi.

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