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Acqua frizzante a rischio: manca l’anidride carbonica per renderla gassata a causa del caro energia

La crisi energetica rischia di lasciare l’Italia e tutto il mondo senza acqua frizzante e di conseguenza senza le tanto amate bibite gassate – L’allarme dei produttori per il costi esorbitanti

Acqua frizzante a rischio: manca l’anidride carbonica per renderla gassata a causa del caro energia

Acqua frizzante addio? Con i bancali dei supermercati mezzi vuoti, sembra di tornare indietro nel tempo quando in piena pandemia lievito e farina erano più preziosi del petrolio. Motivo? Principalmente la mancanza di anidride carbonica che serve a creare le bollicine – un processo di distribuzione ultimamente troppo costoso -, ma anche i rincari dei prezzi del carburante non facilitano i trasporti così come gli autisti in sciopero. A rischio sono diverse marche di acqua frizzante (da Sant’Anna a Rocchetta, da Levissima a Dolomia fino alla biellese Lauretana). Una situazione comune sia alle bottiglie più grandi, da 1,5 litri, che a quelle piccole, da mezzo litro.

Problemi che toccano più in generale anche le bibite gassate di cui però al momento, nei supermercati, pare non esserci scarsità.

La guerra in Ucraina colpisce anche il mercato delle bollicine

Tempi duri per gli amanti dell’acqua con le bolle. La carenza dell’acqua frizzante è uno dei contraccolpi indiretti della guerra in Ucraina, che ha fatto impennare i prezzi di energia e delle materie prime scaricandosi sul carrello della spesa dei consumatori. Ma a contribuire anche l’ondata di caldo che ha caratterizzato un’estate 2022 fuori dal normale e provocando una carenza di acqua alle fonti. Infatti, il segmento dei formati da 500 ml è “esploso” proprio a causa delle alte temperature e del consumo fuori casa. Il risultato? Tagliare la produzione per evitare dinamiche di sottocosto.

Acqua frizzante a rischio: l’allarme di Sant’Anna un mese fa

In realtà a lanciare l’allarme sulla possibile “carestia” di acqua gassata era stato, già un mese fa, Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, produttore europeo di acque oligominerali (circa un miliardo e mezzo di bottiglie all’anno). Alla luce degli aumenti spropositati della Co2 (da 2 mila a 20 mila euro a tonnellata), il gruppo aveva infatti deciso di fermare le linee di produzione dei prodotti gassati. “Le aziende di Co2 ci spiegano che preferiscono destinare la produzione al comparto della sanità e così l’acqua gassata rischia di finire: una volta finiti gli stock nei magazzini di supermercati e discount, non ci saranno più bottiglie in vendita”, allarmava Bertone. Questo, appunto, un mese fa: a distanza di trenta giorni, la profezia si sta avverando. “Pensavamo durasse un mese, ora non vediamo la luce, Il 30% della produzione è ferma, abbiamo ancora qualche camion qua e là in giro per l’Europa ma ultimamente non abbiamo trovato più nulla, speriamo per settembre”, ha proseguito Bertone.

E perché manca l’anidride carbonica? “Perché i costi per l’energia per ricavarla sono talmente cresciuti che non conviene più produrla – conclude Bertone – e a queste tariffe ci dovrà essere purtroppo un rialzo del prezzo”. Già entro la fine del mese (dal 22 agosto, informa Emisfero) la catena della distribuzione dovrebbe ripartire. Al Pam di viale Trento, però, assicurano non esserci mai stati disservizi: “Abbiamo acqua frizzante di vari tipi, mai avuto problemi”.

I produttori ora chiedono aiuto allo Stato proponendo il blocco dei costi energetici. Altrimenti “no bollicine, no party”. 

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