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Acea, Gola: “Con i Green Bond un cambio di passo: ecco i nostri progetti”

INTERVISTA A GIUSEPPE GOLA, amministratore delegato della utility romana, dopo la presentazione del Piano industriale 2020-24 – “L’interesse del mercato è andato oltre le previsioni” – La sostenibilità è al centro del piano, il balzo nelle rinnovabili è un obiettivo sfidante ma siamo ben posizionati – Il raddoppio del Peschiera è nel Recovery Plan. La crescita verrà anche dalle infrastrutture idriche nel Sud Italia

Acea, Gola: “Con i Green Bond un cambio di passo: ecco i nostri progetti”

Con 4,3 miliardi di investimenti industriali e 400 milioni da spendere in acquisizioni, Giuseppe Gola – da maggio 2020 amministratore delegato di Acea, dove è arrivato nel 2017 come Cfo – ha attirato l’attenzione del mercato e degli investitori. Non solo sono piovuti giudizi positivi dagli analisti e un incoraggiante rating BBB+ di Fitch, ma il 21 gennaio è andato a ruba il primo Green Bond – 900 milioni in due tranche al 2025 e 2030 – collocato dalla utility romana.

Il Piano industriale 2020-24 di Acea si muove nella continuità ma segna anche un deciso cambio di passo nella strategia finanziaria incentrata sulla sostenibilità in un momento in cui il mercato, a livello globale, è a caccia di opportunità di investimento agganciate agli obiettivi Esg  (Environmental, Social and Governance). Per avere un’idea, un recente rapporto di Bank of America valuta che nei primi 11 mesi 2020 l’Europa abbia collocato160 miliardi di dollari di titoli Esg contro 60 degli Usa e e 33 dell’Asia. 

E proprio da qui partiamo in questa intervista – la prima di Giuseppe Gola a a FIRSTonline – rigorosamente via Web. 

Ottocento milioni proposti al mercato, 900 collocati, richieste oltre 7 volte superiori all’offerta. Indubbiamente un successo. Acea ha da poco lanciato il suo primo Green Bond. Quali vantaggi si attende da questa nuova formula di finanziamento?

“Acea svolge attività strutturalmente sostenibili come il servizio idrico ed elettrico. Alla possibilità di emissioni agganciate alla sostenibilità avevo riflettuto anche in passato. Ho voluto però incardinare l’azione finanziaria all’interno di una visione strutturale, delineata appunto con il Piano industriale. La scelta del Green Bond come strumento idoneo, agganciato alla misurazione di precisi obiettivi, ne è stata la logica conseguenza. E devo dire che il successo è andato al di là delle previsioni”.

Con quali risultati per il Gruppo?

“Abbiamo ottenuto ottime condizioni di mercato. Le due tranche collocate sono state prezzate tra 13 e 15 punti base in meno rispetto alle obbligazioni ordinarie. Per la prima volta, nel caso di corporate bond in Italia, la tranche di 300 milioni al 2025 ha avuto un interesse negativo dello 0,04%. In pratica, abbiamo collocato 300 milioni, che restituiremo tra 5 anni senza cedola, e ne abbiamo ricevuti 300 milioni e 600 mila. La tanche da 600 milioni al 2030 paga un rendimento dello 0,434%. Non possiamo lamentarci e le prossime emissioni che faremo saranno Green Bond o obbligazioni agganciate a precisi indicatori di sostenibilità. E’ un cambio di passo”.

Quali progetti realizzerete con le risorse del Green Bond?

“Tutti i progetti che finanzieremo con questa emissione sono inseriti nel Piano. Per fare degli esempi concreti: riduzione delle perdite idriche dell’11% entro il 2024, sostituzione a Roma di 1,3 milioni di contatori con smart meters di nuova generazione su 1,7 milioni complessivi; mobilità elettrica: installazione di 2200 colonnine di ricarica, di cui 2000 a Roma; 250 smart comp per il compostaggio sul posto di rifiuti organici per mini-comunità come mense, aeroporti, centri commerciali. Complessivamente abbiamo previsto 2,1 miliardi di investimenti indirizzati a migliorare gli indicatori di sostenibilità secondo precisi parametri , sulle nostre quattro aree prioritarie di attività: si va dalla manutenzione sviluppo e delle reti idriche, agli investimenti sulla resilienza delle rete elettrica, al trattamento e recupero dei rifiuti, all’energia.

 Nel settore idrico il progetto più importante, inserito nel Recovery Plan, è il raddoppio del Peschiera con il quale mettiamo in sicurezza l’acquedotto che rifornisce i due terzi dell’acqua per Roma. Circa il 60% dell’investimento – stimato tra 600 e 700 milioni – sarà a carico di Acea e sarà remunerato in base al normale sistema tariffario. Il resto sarà coperto da fondi pubblici e quindi sarà fuori dalla tariffa, sia chiaro”.

L’energia merita un approfondimento a parte: il Piano prevede 212 milioni da investire per lo sviluppo di impianti rinnovabili. È un balzo notevole: da 50 a 747 MegaWatt di potenza installata da fotovoltaico in quattro anni.

“È un obiettivo particolarmente sfidante. La cifra di investimenti indicata nel piano è quella di competenza di Acea ma per lo sviluppo di 700 MegaWatt aggiuntivi si supererà il miliardo di euro. Per questo intendiamo coinvolgere investitori finanziari: a noi la gestione industriale degli asset, a loro la partnership finanziaria di maggioranza. Ci stiamo lavorando, c’è molto interesse da parte degli investitori. Contiamo di definire la struttura operativa nell’orizzonte del 2022”.

Pensate ad una società separata?

“Sì, in linea di principio, ma come le dicevo la struttura operativa è ancora in via di definizione. Abbiamo già 2 società dedicate alla generazione fotovoltaica”.

In Italia le autorizzazioni di nuovi impianti arrivano al rallentatore e da tempo le associazioni di categoria chiedono un accelerazione al governo o gli obiettivi europei al 2020 resteranno un miraggio. Come contate di riuscire a raggiungere l’obiettivo?

Certamente è una sfida ambiziosa, ma abbiamo opzioni di acquisto su impianti esistenti e una pipeline di 400 MegaWatt di progetti da sviluppare, una cinquantina dei quali già in fase di realizzazione che faranno salire a 100 MegaWatt la potenza installata a fine anno. Certamente per il raggiungimento degli obiettivi Ue al 2030 – con 45 GigaWatt per l’Italia a fronte degli attuali 20 circa – è indispensabile innanzitutto una forte accelerazione sulle autorizzazioni. Pur restando in una logica di grid parity, per favorire ulteriormente l’impiego di capitali da parte dei fondi d’investimento credo si potrebbe anche considerare un sistema di indennizzi sul modello adottato per gli impianti fotovoltaici industriali, a copertura dal rischio di bruschi cali dei prezzi”.

Per concludere, un’ultima domanda: oltre a Roma, dove guarda Acea per la sua crescita?

Nel caso dei rifiuti, vogliamo consolidarci nelle nostre aree di influenza nel Centro Italia, ma guardiamo anche a nuovi progetti. Penso ad esempio ai fanghi delle acque reflue che vengono spostati da Sud verso Nord per il trattamento: sarebbe efficace trattarli sul posto con impianti di essiccamento che riducono del 70-80% la massa da trasportare.

Nella distribuzione gas, siamo entrati con due acquisizioni ma tutto – e parlo anche di partnership con le realtà locali – è legato alle gare per il rinnovo delle concessioni che procedono con estrema lentezza.

Nell’idrico l’espansione è legata al tema delle gare alle quali siamo pronti a partecipare quando l’occasione si presenterà. Tempi e modi non dipendono da noi, tuttavia rimane un obiettivo strategico. Lo abbiamo fatto a Rimini: siamo entrati nella short list con Hera, l’attuale gestore, e siamo in attesa della decisione definitiva.

Come primo operatore idrico in Italia, però, Acea è pronta a svolgere un ruolo attivo anche su un altro versante: quello della realizzazione di infrastrutture, anche alla luce delle opportunità che offrirà il Recovery Plan finanziando opere che altrimenti la tariffa non riuscirebbe a remunerare. Soprattutto al Sud c’è bisogno di interventi infrastrutturali e possiamo fare valere l’importante know how acquisito sulla progettazione, realizzazione e manutenzione delle reti idriche”. 

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