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ACCADDE OGGI – Comitato Liberazione Nazionale: nel 1943 viene fondato l’organismo della Resistenza a Roma

Formazione interpartitica fondata sull’unità nazionale, il Cln coordinò e diresse la Resistenza, combattendo al fianco degli Alleati per liberare l’Italia dal nazifascismo

ACCADDE OGGI – Comitato Liberazione Nazionale: nel 1943 viene fondato l’organismo della Resistenza a Roma

Il 9 settembre del 1943 veniva fondato a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale, un’organizzazione politica e militare costituita da elementi dei principali partiti e movimenti d’Italia per liberare il Paese dal Fascismo e dall’occupazione nazista. Il Cln coordinò e diresse la Resistenza, durante la quale operò come organismo clandestino. In seguito, ebbe per delega poteri di governo nei giorni dell’insurrezione nazionale. La sua struttura si articolava in due rami: il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (Clnai), con sede a Milano, e il Comitato Centrale di Liberazione Nazionale (Ccln), con sede a Roma.

La mozione che diede vita al Cln

Di seguito, il testo della mozione approvata 79 anni fa per costituire il Comitato:

«Nel momento in cui il nazismo tenta di restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di liberazione nazionale per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni».

Chi faceva parte del Cln

Alla seduta di fondazione parteciparono Ivanoe Bonomi (Dl, Presidente), Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola (Pci), Alcide De Gasperi (Dc), Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea (Pda), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (Psi), Meuccio Ruini (Dl), Alessandro Casati (Pli).

Il Comitato di Liberazione Nazionale era quindi una formazione interpartitica formata da movimenti di diversa estrazione culturale e ideologica: al suo interno militavano rappresentanti del Partito Comunista Italiano, della Democrazia Cristiana, del Partito d’Azione, del Partito Liberale Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria e del Partito Democratico del Lavoro (Dl). Ogni partito ebbe le sue formazioni militari partigiane, che di solito erano coordinate dal rispettivo rappresentante nel Cln.

Rimasero fuori dal Comitato il Partito Repubblicano Italiano – che pure partecipò alla Resistenza – e anche alcuni gruppi di sinistra che non accettavano il compromesso dell’unità nazionale su cui si basava il Cln, che dava la “precedenza alla lotta contro il nemico esterno, spostando a dopo la vittoria il problema dell’assetto istituzionale dello Stato”.

La mozione del 16 ottobre 1943

Il 16 ottobre 1943 fu votata una mozione che stabiliva tre punti su cui il Cln si sarebbe dovuto impegnare:

  • assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato;
  • condurre la guerra di liberazione a fianco degli alleati angloamericani;
  • convocare il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato.

Divisione e ricomposizione politica

All’inizio, nel Comitato si aprì una frattura fra destra e sinistra sulla linea politica da tenere nei confronti della monarchia e del governo Badoglio. Con le dimissioni dalla presidenza di Bonomi, rassegnate il 24 marzo 1944, sembrò affermarsi la linea dell’intransigenza verso la monarchia, ma in aprile la svolta di Salerno, con la quale il Pci di Palmiro Togliatti accettò di entrare nel governo Badoglio, capovolse la situazione. Dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944), Bonomi divenne presidente del Consiglio (11 giugno). In seguito la carica fu ricoperta da Ferruccio Parri (21 giugno 1945) e da Alcide De Gasperi (10 dicembre 1945).

Il Cln fu sciolto ufficialmente il primo giugno del 1947.

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