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Abi 2025, Patuelli sui dazi: “Rischio recessione”. Panetta: “Europa colga l’occasione, servono eurobond”. Cosa ha detto Giorgetti sulle banche

All’assemblea Abi, Patuelli avverte: “Disinnescare i dazi o sarà recessione”. Panetta: “Serve un titolo europeo, ora l’Europa può guidare”. Giorgetti: “Le banche tornino a fare le banche”

Abi 2025, Patuelli sui dazi: “Rischio recessione”. Panetta: “Europa colga l’occasione, servono eurobond”. Cosa ha detto Giorgetti sulle banche

“Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi, misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano il libero mercato, le crescite economiche e sociali e la prosperità globale”. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, che questa mattina ha aperto l’assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana, in corso all’Università Bocconi di Milano.

Poco dopo, il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha tracciato uno scenario complesso ma ricco di potenzialità: la crisi di fiducia nel dollaro e l’instabilità globale stanno spingendo gli investitori a guardarsi intorno. “Si stanno aprendo nuove opportunità per l’Europa” ha detto, a patto però che il progetto europeo venga rilanciato con forza e che venga finalmente introdotto un “titolo pubblico europeo” in grado di rafforzare l’integrazione e la solidità del sistema finanziario.

È questo il messaggio arrivato dal palco dell’Abi 2025. Da un lato, la necessità di spegnere sul nascere ogni deriva protezionistica che rischia di colpire direttamente l’economia reale e le banche, dall’altro, la possibilità per l’Europa di assumere un ruolo da protagonista, ma solo se sarà in grado di agire con rapidità, visione e coesione.

Patuelli: “Se partono le guerre commerciali si rischia una nuova recessione”

Nella sua lunga relazione, il presidente dell’Abi non ha usato mezzi termini. L’introduzione o l’intensificazione dei dazi, ha spiegato, avrebbe un effetto diretto sul sistema bancario: “Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche ne subirebbero gli effetti. Si rischierebbe una nuova recessione“.

Una posizione netta, dettata anche dal contesto geopolitico che Patuelli ha definito “tra i più gravi dopo la seconda guerra mondiale”, con guerre in Europa e Medio Oriente che “angosciavano per l’uso brutale della forza” ma anche per “le ricadute sull’economia, la fiducia, i commerci e i costi dell’energia”.

Patuelli ha toccato anche il tema fiscale e degli investimenti. Ha ribadito la necessità di incentivare la patrimonializzazione delle imprese italiane: “Concordiamo col presidente di Confindustria Orsini: o viene potenziata l’Ires premiale, o viene ripristinata l’Ace per patrimonializzare e incrementare gli investimenti delle imprese”.

In parallelo, ha ricordato che “vi è più offerta di credito, con grande concorrenza da parte delle banche: le famiglie stanno incrementando gli investimenti soprattutto nella casa”, ma sono proprio “le incertezze internazionali” a rallentare le decisioni delle imprese.

Patuelli: “L’Unione bancaria non può restare bloccata, trasformare il Mes”

Tra i temi europei, il presidente dell’Abi ha insistito sulla necessità di completare l’integrazione bancaria: “L’Unione bancaria europea deve passare rapidamente dalla prevalente Unione di Vigilanza all’Unione anche delle regole societarie, del mercato, del risparmio e degli investimenti”.

E ha sollevato la questione dei veti interni alle istituzioni europee, “l’Unione europea deve assumere rapidamente maggiori responsabilità, con nuove regole istituzionali, per non essere paralizzata da veti di piccole minoranze”. Anche il Mes, secondo Patuelli, deve evolvere: “Occorre trasformare il Mes in un organismo della Ue, con le stesse regole di trasparenza della Bce verso il Parlamento europeo e con finalità più coerenti alle nuove sfide”.

Panetta: “L’Europa ha le risorse per essere protagonista”

Nella seconda parte dell’assemblea è intervenuto il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, che ha puntato i riflettori sul momento critico che stanno attraversando i mercati globali: “Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento”. Le tensioni legate ai dazi americani, ha spiegato, hanno provocato una perdita di fiducia nel dollaro, “per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione“.

Panetta ha osservato che “gli investitori internazionali hanno iniziato a ridurre l’esposizione al mercato statunitense“, scegliendo “coperture contro il rischio di cambio sul dollaro”, ovvero l’equivalente di “una dismissione parziale di attività denominate nella valuta americana”. L’Europa, ha sottolineato Panetta, può approfittare di questa situazione ma deve muoversi poiché “sono opportunità da costruire. Non si realizzeranno da sole”. Per farlo, occorre rafforzare la propria infrastruttura finanziaria, “un benchmark comune privo di rischio offrirebbe un collaterale sicuro e accettato ovunque nell’Unione”, permetterebbe lo sviluppo di mercati più liquidi e ridurrebbe la concentrazione dei rischi. E i vantaggi sarebbero enormi: “un mercato dei capitali integrato e fondato su un titolo comune privo di rischio potrebbe ridurre di mezzo punto percentuale il costo del finanziamento per le imprese, stimolando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi l’anno. Già solo questo, a regime, si tradurrebbe in un incremento del PIL europeo dell’1,5 per cento”.

Sulla politica monetaria: “Tagli se l’inflazione scende, ma serve flessibilità”

Panetta ha poi affrontato la questione dei tassi Bce. “Il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento segna un progresso significativo”, ma il quadro resta incerto. “Dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita“.

Ecco perché “se i rischi al ribasso sulla crescita dovessero rafforzare le tendenze disinflazionistiche, sarà opportuno proseguire nell’allentamento monetario”. La parola d’ordine per i prossimi mesi, ha detto, sarà “flessibilità e pragmatismo”.

Un punto anche sulla trasformazione tecnologica delle banche italiane. Panetta ha riconosciuto che “l’offerta digitale ha reso i servizi bancari più accessibili” e che “nonostante la forte riduzione degli sportelli, è aumentata la quota di famiglie con almeno un conto corrente”. Ma il governatore ha anche messo in guardia da una possibile esclusione, “questa trasformazione può comportare criticità per le fasce di popolazione con minori competenze finanziarie”. E per le Pmi, ha detto, “la ridotta presenza sul territorio può rappresentare un limite”.

L’innovazione non è solo questione di tecnologia, ha concluso Panetta, “in un ambiente sempre più tecnologico il capitale umano rimane centrale: le banche dovranno investire sulle persone, accrescendone le competenze e puntando su di esse per guidare l’innovazione”.

Giorgetti: “Condizioni migliori, ora le banche tornino a fare le banche”

A chiudere l’assemblea è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha voluto rimarcare lo stato di salute dell’economia italiana: “L’economia italiana continua a dare segnali positivi“, ha detto, ricordando che “dopo il +0,3% del Pil nei primi tre mesi, il 2025 ha già una crescita acquisita di +0,5%”.

Siamo al massimo storico per l’occupazione” con “dati confortanti per l’inflazione” spiega Giorgetti e anche la finanza pubblica è in miglioramento, “il rapporto debito/Pil al 135% è inferiore alle previsioni di oltre 2 punti”e «lo spread tra Btp e Bund è ai minimi da 15 anni”.

Secondo Giorgetti, anche il sistema produttivo è in buona forma, “le imprese italiane hanno una condizione finanziaria sana”, con un debito pari al 59% del Pil, “la percentuale più bassa dall’inizio degli anni 2000”, ben lontana dalla media dell’area euro, che supera il 100%.

Sul fronte bancario, ha ricordato che lo Stato “non ha mancato di fare la propria parte e assolvere alla sua funzione”, ovvero quella di “tutelare il risparmio, la sicurezza nazionale nella sua declinazione economica, promuovere il credito per l’economia reale” e che “continuerà a farlo anche nei prossimi anni, potete starne certi”. Un passaggio, questo, ascoltato in platea con molta attenzione anche se non contiene riferimenti espliciti al ricorso presentato da Unicredit contro il decreto del governo Meloni che ha imposto prescrizioni all’offerta pubblica di scambio di Piazza Gae Aulenti su Banco Bpm, invocando il Golden power.

Poi l’invito del ministro alle banche. “Il governo e il Mef hanno fatto la loro parte” con una gestione rigorosa dei conti, che ha migliorato rating e abbassato lo spread, “elementi che hanno avuto effetti positivi per le banche“. Ora, ha concluso Giorgetti, “mi attenderei che gli istituti di credito approfittino del quadro mutato e tornino a fare le banche“, puntando più sull’attività di finanziamento che sulla gestione del risparmio, “guadagnando sul margine di interesse e meno sulla gestione patrimoniale”.

E infine: “Il banchiere – ha detto Giorgetti utilizzando un parallelo con la politica – concentrato sul mero conseguimento del profitto e della sua distribuzione nel breve termine, commette il medesimo errore in cui incorre il politico teso al puro conseguimento del consenso elettorale”.

Unicredit, Padoan: “Da Giorgetti nessun monito per noi”

“Mi sembra ovvio che le banche devono fare le banche e le banche lo stanno facendo. Non l’ho preso come un monito. Certamente, per quanto ci riguarda non è un monito, ma è una conferma di quello che stiamo facendo”. Lo ha detto il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, al termine dell’assemblea Abi, commentando le parole pronunciate dal ministro Giorgetti.

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