Uniti quando c’è da spendere e da prendere decisioni impopolari, ognuno per conto proprio quando c’è da fare affari. Questa è l’Europa secondo il presidente francese Emmanuel Macron, che continua a fare il bello e il cattivo tempo sulla scena internazionale. Se in maniera efficace o velleitaria lo dirà solo il tempo, ma intanto l’Eliseo tesse trame: Macron è tra i pochi leader europei a rispondere colpo su colpo al difficile omologo statunitense Donald Trump, o almeno ci prova, e in settimana ha ripreso i contatti telefonici con Vladimir Putin dopo tre anni, per accelerare la fine della guerra in Ucraina sulla quale nemmeno l’intervento del tycoon è stato al momento risolutivo.
Ma i radar di Macron si spingono fino al Sudamerica, continente strategico per le materie prime agroalimentari ed energetiche, con il quale l’Unione europea sta per produrre il testo finale di un accordo di libero commercio che però al mondo agricolo francese (e a quello italiano) non piace per niente.
Minerali critici, colpo di Macron
Secondo Bruxelles il testo “è in dirittura d’arrivo”, ma intanto qualche settimana fa il presidente transalpino si è portato avanti ricevendo a Parigi il collega brasiliano Lula, con il quale ha scattato selfie con alle spalle la Tour Eiffel illuminata per l’occasione con i colori della bandiera brasiliana. Il Paese lusofono ha infatti appena assunto la presidenza del Mercosur ed è quello che più spinge per ratificare l‘accordo con l’Ue: Macron con quella accoglienza a dir poco amichevole ha fatto capire che supererà le reticenze in cambio di qualcosa, come per esempio un accesso privilegiato al gas naturale, o di poter dettare l’agenda sulla tutela dell’Amazzonia, che in piccolissima parte è anche in territorio francese, in Guyana, e nel cuore della quale la Francia ha oltretutto annunciato di voler costruire un carcere di massima sicurezza in stile Guantanamo.
Non si direbbe, ma il Brasile è proprio lo Stato con il quale la Francia condivide la frontiera più lunga, esattamente quei 730 km tra la Guyana e lo Stato brasiliano di Marapà attraverso il quale passano ogni anno tonnellate e tonnellate di oro estratto illegalmente. E vicino al Brasile c’è l’Argentina del “nemico” Javier Milei, che in politica estera prende in considerazione solo Washington e vorrebbe portare Buenos Aires ai margini di tutti i consessi internazionali, Mercosur compreso.
Questa postura dovrebbe indurre anche Paesi come l’Italia a cercare il contatto diretto, l’accordo bilaterale, invece mentre in Europa si litiga e ognuno va praticamente per conto suo è la Francia ad aver appena firmato con l’Argentina un accordo non banale sui minerali critici, quelli che in tempi di transizione energetica fanno gola a tutti, dal litio in giù.
Accordo Francia-Argentina per il litio
Il Paese sudamericano possiede appunto la terza riserva di litio al mondo e secondo il Servizio Geologico degli Stati Uniti nel 2023 è stato il quarto produttore globale di questo prezioso metallo, dietro solo a Australia, Cile e Cina. Il Memorandum d’intesa firmato a Buenos Aires dal ministro del Commercio estero francese Laurent Saint-Martin e dal segretario argentino alle attività minerarie Luis Lucero mira a “rendere il settore minerario una priorità strategica” nelle relazioni franco-argentine, ha affermato Saint-Martin. Per Lucero si tratta di “uno strumento che apre un campo di cooperazione” a cui deve seguire “un dialogo bilaterale per stabilire misure concrete”, lasciando intendere che seguirà pure un avvicinamento politico tra i due Paesi.
Il ministro inviato da Macron ha infatti confermato che la misura dovrebbe “accelerare l’attuazione di progetti di investimento da parte delle aziende francesi nei prossimi mesi e anni e rafforzare la mobilitazione degli strumenti di cooperazione pubblica per il finanziamento dei progetti”. La Francia al momento è solo il quinto maggior investitore estero in Argentina, ma potrebbe scalare posizioni. Soprattutto, è il primo Paese europeo a fare una mossa di questo tipo, vista l’ostilità di Milei verso i partner internazionali, soprattutto se europei. Fino ad oggi infatti Buenos Aires aveva firmato accordi bilaterali guarda caso solo con gli Stati Uniti e col mondo arabo.