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Bioeconomia in crescita: Italia seconda in Europa con 426,8 miliardi su 3.042 generati nella Ue

L’11° Rapporto sulla Bioeconomia, realizzato da Intesa Sanpaolo con Cluster Spring e Srm, stima in 3.042 miliardi il valore del settore bio-based nella Ue27 nel 2024. L’Italia si conferma protagonista con 426,8 miliardi di output trainata dall’agroalimentare

Bioeconomia in crescita: Italia seconda in Europa con 426,8 miliardi su 3.042 generati nella Ue

La bioeconomia è ormai una colonna portante della crescita sostenibile in Europa, con l’Italia protagonista in un settore in rapida espansione. L’11° Rapporto sulla Bioeconomia, realizzato da Intesa Sanpaolo con Cluster Spring e SrmStudi e Ricerche per il Mezzogiorno, presentato all’Università Luiss Guido Carli, conferma che nel 2024 il comparto ha generato 3.042 miliardi di euro nella Ue a 27 Paesi, pari all’8,7% del totale economia europea, con oltre 17 milioni di lavoratori coinvolti. L’Italia contribuisce con 426,8 miliardi di euro e più di 2 milioni di occupati, rappresentando il 14% della bioeconomia europea e il 10% del Pil nazionale.

Cos’è la bioeconomia

La bioeconomia è un modello innovativo che sfrutta risorse biologiche rinnovabili, terrestri e marine, per creare beni e servizi ad alto valore aggiunto. Comprende attività tradizionali come agricoltura, pesca e silvicoltura, e settori avanzati quali chimica verde, farmaceutica bio-based, cosmesi sostenibile e biomateriali innovativi. È il motore della transizione ecologica, capace di rispondere alle sfide globali del cambiamento climatico, della sicurezza alimentare e dell’energia sostenibile. 

Bioeconomia Ue: Germania prima, Italia seconda

Il Rapporto, esteso per la prima volta all’intera Ue, analizza un sistema economico ampio che include agricoltura, pesca, silvicoltura, alimentare, bioenergie, bioplastiche, carta, tessile bio-based e chimica verde. Emergono due aspetti chiave: la trasversalità della bioeconomia e la sua centralità nel favorire una crescita resiliente, inclusiva e a basse emissioni. La filiera agroalimentare pesa per oltre la metà del valore bioeconomico in tutte le aree europee. Nei Paesi mediterranei (10,3%) e nordici (9,7%), spiccano rispettivamente la moda bio-based e i comparti del legno, mobili bio-based e carta. 

La Germania guida con 507 miliardi di euro di output bioeconomico, seguita dall’Italia con 426,8 miliardi e dalla Francia con 396 miliardi. Il successo italiano nasce dalla forte integrazione tra agricoltura, industria e innovazione, supportata da startup, PMI e poli di ricerca, e da una specializzazione in settori ad alta intensità di materie prime rinnovabili. 

Bioeconomia in Italia: numeri solidi, filiere d’eccellenza

In Italia, il valore della bioeconomia nel 2024 resta sostanzialmente stabile rispetto al 2023 (-0,4%), coinvolgendo circa il 10% del valore della produzione nazionale e il 7,7% dell’occupazione. Questo risultato è sintesi del buon andamento della filiera agroalimentare, bilanciato dal calo in comparti di forte specializzazione italiana come la moda, i prodotti in legno e il mobile. L’Italia rappresenta così il 14% della bioeconomia europea, una quota superiore al peso complessivo del Paese nell’economia europea (12,4%).

Le imprese bio-based crescono: focus sugli imballaggi sostenibili

Uno sguardo particolare è rivolto al segmento dei prodotti in plastica bio-based, ancora contenuto ma con un grande potenziale di crescita, soprattutto nel packaging sostenibile, elemento chiave per un’economia circolare. Secondo un’indagine su 171 imprese clienti di Intesa Sanpaolo, quasi la metà utilizza già materiali bio-based e il 36% prevede di aumentarne l’adozione nei prossimi anni. Le imprese orientate alla sostenibilità mostrano maggior propensione a investire in R&S e attenzione alle normative. 

Le Aree Interne: un’opportunità da valorizzare

SRM ha inoltre analizzato le Aree Interne italiane, che coprono il 60% del territorio nazionale. Pur segnate da spopolamento e carenze infrastrutturali, sono ricche di biodiversità e risorse locali. La bioeconomia può valorizzarle con filiere corte, tracciabili, valorizzazione dei sottoprodotti e coesione sociale, sviluppando modelli replicabili anche a livello europeo. 

Verso una strategia europea per la Bioeconomia

All’incontro di presentazione presso l’Università Luiss, è stata sottolineata l’urgenza di una strategia industriale europea che valorizzi la bioeconomia come asse trasversale nelle politiche industriali, fiscali, ambientali e di innovazione. Catia Bastioli, presidente del Cluster Spring, ha richiamato la necessità di strumenti concreti: dall’introduzione di codici Nace specifici per il bio-based, al riconoscimento del contenuto bio nei prodotti, fino a una Lead Market Initiative europea dedicata.

Sono già in corso progetti europei come Terrific e BioinSouth, promossi dal Cluster Spring con il supporto della Eu Bioeconomy Clusters’ Alliance, per sviluppare filiere circolari e inclusive a partire da territori pilota nel Sud Italia, in Grecia, Spagna e Portogallo.

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