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Agroalimentare italiano da record: nel 2024 l’export dei distretti supera i 28 miliardi

Nel 2024 l’export dei distretti agroalimentari italiani cresce del 7,1% e tocca i 28 miliardi. Boom dell’olio negli Usa, bene vino, pasta e caffè. I dati dell’ultimo monitor del Research Department di Intesa Sanpaolo

Agroalimentare italiano da record: nel 2024 l’export dei distretti supera i 28 miliardi

Nel 2024 l’export dei distretti agroalimentari italiani ha superato per la prima volta i 28 miliardi di euro, in crescita del 7,1% rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’ultimo Monitor dei distretti agroalimentari Italiani, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. Si tratta di un nuovo massimo storico, che conferma la centralità dell’agroalimentare nella bilancia commerciale italiana e la competitività delle filiere territoriali sui mercati esteri.

I distretti considerati nel rapporto rappresentano il 42,5% del totale dell’export agroalimentare nazionale. Il risultato è ancora più significativo se si considera che si è ottenuto in un anno complesso, segnato dalle tensioni geopolitiche, dalla volatilità dei mercati agricoli globali e – verso fine anno – dalla prospettiva di nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, poi parzialmente sospesi nella primavera 2025.

Olio protagonista: boom negli Usa

Il principale motore della crescita è stato la filiera dell’olio d’oliva, che ha registrato un incremento del 40,9% a prezzi correnti. In particolare, il distretto dell’Olio toscano ha aumentato le vendite estere di 419 milioni (+43,5%), destinando oltre il 40% del proprio export al mercato statunitense. Anche l’Umbria ha segnato una crescita a doppia cifra (+26,5%), così come la filiera barese dell’Olio e pasta (+47,6%). La peculiarità del comparto è l’elevata esposizione agli Usa, che rappresentano da soli un terzo delle vendite estere, contro una media del 12,9% per gli altri distretti agroalimentari.

Molto bene anche la filiera della pasta e dolci (+7,8%), in un contesto di raffreddamento dei prezzi alla produzione. Il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo ha realizzato 304 milioni in più sul 2023 (+16,5%), seguito da quello veronese (+12,6%). L’aumento riflette la costante domanda internazionale per i prodotti tipici italiani, percepiti come sinonimo di qualità e tradizione.

Buona tenuta di vino, carne e latticini

La filiera vitivinicola ha chiuso il 2024 con un export pari a 6,7 miliardi di euro (+4%). Anche se il principale distretto (Langhe, Roero e Monferrato) ha segnato un leggero calo (-1,7%), altri territori sono cresciuti sensibilmente: i Vini del Veronese (+9,2%), i Vini dei colli fiorentini e senesi (+9,8%), e il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+7,3%). Il mercato statunitense è ancora una volta determinante: per alcuni distretti rappresenta fino al 40% delle esportazioni.

In miglioramento anche la filiera delle carni e salumi (+5,3%), con performance positive a Verona (+6,3%) e Modena (+5,2%), mentre l’Alto Adige segna un +13,9%. Il lattiero-caseario avanza del 6,1%, trainato in particolare dal distretto parmense (+31%) e da quello sardo, molto orientato all’export verso gli Usa (fino al 72% del totale).

Agricoltura e conserve: un’Italia a più velocità

Le esportazioni agricole nel 2024 sono cresciute del 4,7%, ma con marcate differenze tra territori. L’Ortofrutta romagnola ha superato i 689 milioni di euro (+14,9%), e le Mele dell’Alto Adige hanno guadagnato quasi il 19%. In controtendenza la frutta piemontese e la nocciola, in calo del 15,2%.

Nel comparto delle conserve (+3,5%), il distretto di Nocera resta il primo per valore esportato, con volumi sostanzialmente stabili. Anche l’ittico del Polesine e del Veneziano registra una crescita interessante (+10,8%), a conferma della vivacità di alcuni comparti “minori” ma altamente specializzati.

In controtendenza il settore del riso, unica filiera in calo nel 2024 (-1,7%), con flessioni sia a Pavia che a Vercelli. Le ragioni sono da ricondurre alla concorrenza internazionale e alla stagnazione della domanda in alcuni mercati chiave.

Usa primo mercato, ma emergenti sempre più rilevanti

Gli Stati Uniti si confermano nel 2024 il mercato più dinamico per i distretti agroalimentari italiani, con una crescita del 14,9% su base annua. Il trend positivo si è mantenuto in tutti i trimestri, segno che l’impennata delle esportazioni non è legata a fenomeni di approvvigionamento anticipato legati al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

La Germania resta il primo partner commerciale in valore assoluto (+6,9%), seguita da Francia (+4,8%) e Regno Unito (sostanzialmente stabile). Ma il contributo più interessante arriva dai mercati emergenti, che ora rappresentano il 20% dell’export totale dei distretti: +15,3% la Polonia, +15,2% la Romania, +9,7% la Cina (con un quarto trimestre in forte accelerazione).

L’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump – poi parzialmente sospesi – colpisce in particolare olio, vino e latticini. Secondo il monitor di Intesa, però, le produzioni italiane di qualità certificata (Dop/Igp), spesso apprezzate da una clientela alto spendente, potrebbero resistere meglio alla pressione competitiva. Resta cruciale la strategia di diversificazione verso nuovi mercati così come gli investimenti in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità.

Intesa Sanpaolo: 2 miliardi di erogazioni al settore

La banca ha sostenuto il comparto agroalimentare con 2 miliardi di euro di finanziamenti a medio-lungo termine nel 2024. Attraverso la Direzione Agribusiness, Intesa Sanpaolo accompagna oltre 80.000 clienti con una rete di 250 punti operativi, offrendo supporto su temi chiave come transizione green, digitalizzazione e passaggio generazionale.

“Il nuovo record dell’export conferma la forza competitiva delle nostre filiere – ha dichiarato Massimiliano Cattozzi, responsabile della direzione Agribusiness -. Siamo al fianco delle imprese per valorizzare il Made in Italy nel mondo e affrontare le sfide globali”.

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