La quiete dopo la tempesta, anche se le previsioni sul prossimo futuro sono ancora all’insegna della più totale incertezza. La schiarita sui dazi tra Usa e Cina si presta a tre diverse interpretazioni, osserva lo strategist di Kairos Partners, Alessandro Fugnoli, nell’ultima puntata del suo podcast “Al 4° piano”. “La prima – afferma – è che i dazi americani contro la Cina, alla fine, non saranno così lontani dal 60 per cento che Trump aveva proposto in campagna elettorale. Al 20 per cento che negli ultimi sei anni era stato applicato dal primo Trump e da Biden si aggiunge il 30 di oggi, al quale andranno aggiunti ancora i dazi sui cinque settori strategici che l’America vuole che tornino a essere prodotti in casa”. La seconda è che tutto dipende dalla prospettiva da cui si guarda alle cose: prima questo livello di dazi era visto con preoccupazione, oggi con euforia perché è molto meglio dell’embargo reciproco delle ultime settimane.
“La terza considerazione è che l’accordo non cancella i danni già inferti all’economia dalla guerra commerciale”, dice Fugnoli. “Ci saranno prezzi più alti, ci saranno danni alle filiere produttive, ci sarà qualche scaffale vuoto e ci sarà un rallentamento del Pil”, riassume l’economista, secondo cui questi danni però peseranno solo per qualche settimana e non porteranno alla temuta recessione che molti cominciavano a dare per certa. Inoltre, è probabile che i mercati cercheranno a questo punto di mettere tra parentesi i dati poco brillanti che non tarderanno ad arrivare e guarderanno alla ripresa che seguirà.
Fugnoli: “Il rialzo azionario non proseguirà a lungo”
C’è un però. “Probabilmente il rialzo azionario non proseguirà a lungo, anche perché molto è già stato recuperato e perché le valutazioni sono abbastanza elevate, ma i livelli attuali saranno difendibili. In ogni caso non si vedrà quel ritorno sui minimi che molte case avevano ipotizzato come probabile in caso di recessione”, spiega lo strategist.
“Possiamo insomma dire che il capitolo delle guerre commerciali avrà altri sviluppi, anche perché i dazi sono ormai diventati un’arma di pressione permanente da usare ogni volta che si vorrà premiare o punire qualcosa o qualcuno”, prevede Fugnoli, sottolineando come quasi tutti gli accordi con i vari paesi siano poi ancora da definire. “Questi sviluppi saranno però note a margine di una vicenda che non monopolizzerà più i riflettori e lascerà gradualmente la scena alle vicende geopolitiche e alle politiche fiscali e monetarie”, continua.
I mercati tra geopolitica e politiche fiscali e monetarie
Ucraina, Iran, India-Pakistan, le trattative sono moltissime, ma si tratta di processi difficili, che potrebbero nuovamente interrompersi e ricreare conflitti armati ancora più aspri.
Le politiche fiscali sembrano orientate quasi tutte in senso espansivo, soprattutto in Europa e in Cina ma anche in quella America che sembra avere ridimensionato la portata del Doge e dei tagli di spesa. “Questo sarà di stimolo per l’economia globale, ma costituirà una sfida per la sostenibilità a lungo termine del debito, che continua in tutto il mondo a crescere rispetto al prodotto”, sostiene Fugnoli.
E le banche centrali? “Quanto alle politiche monetarie, l’attenuarsi dell’offensiva americana sui dazi non impedirà alle banche centrali del resto del mondo di continuare a tagliare i tassi il più possibile, anche a costo di tornare ai tassi negativi reali e perfino nominali, come abbiamo visto nel caso della Svizzera”. L’incognita attuale riguarda la Fed che però, “presto o tardi, riprenderà a tagliare”, prevede Fugnoli, evidenziando però che “questo attivismo delle banche centrali aumenterà i rischi di inflazione per l’anno prossimo, quando l’economia globale tornerà ad accelerare”.
Fugnoli e le previsioni per i prossimi mesi
“Nel breve termine, come sempre, avranno poi un ruolo le dinamiche interne ai mercati, in particolare il loro posizionamento e i loro flussi. Se va dato atto al retail di avere comprato aggressivamente sui minimi e di essere quindi oggi abbastanza carico, gli istituzionali sono rimasti nei due mesi passati molto sottopesati e dovranno ora rincorrere il recupero delle borse, dando loro un sostegno”, spiega Fugnoli che sui flussi specifica: “il processo tumultuoso di uscita dall’America e di riposizionamento nel resto del mondo viene ora interrotto e invertito di segno per l’allontanarsi della recessione americana e per gli ottimi utili dell’alta tecnologia nel primo trimestre, che hanno ridato un po’ di lustro al tema dell’eccezionalismo americano. Crediamo però che il ritorno dei capitali in patria, per quanto ora temporaneamente interrotto, riprenderà gradualmente e resterà una caratteristica importante dei prossimi anni”.
In sintesi, il recupero delle ultime settimane appare difendibile. “Per estenderlo in modo convincente sarà però necessario attendere il prossimo anno, quando vedremo meglio il dispiegarsi delle politiche espansive e, in America, della deregulation”, conclude lo strategist di Kairos che si attende inoltre una sostanziale stabilità sui bond, mentre “l’oro resta da accumulare su debolezza come protezione contro ogni genere di instabilità e di fragilità”.