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M5S, referendum Rousseau: vince il Sì a Draghi con il 59,3%

Non è un risultato a valanga ma è una netta vittoria quella del Sì al Governo Draghi nel referendum dei Cinque Stelle che ha tenuto la politica con il fiato sospeso per tutta la giornata e che ora spiana la strada alla nascita del nuovo Esecutivo – Il voto sarà vincolante anche per chi ha votato No e Di Battista annuncia la scissione dai Cinque Stelle

M5S, referendum Rousseau: vince il Sì a Draghi con il 59,3%

Il Movimento 5 Stelle entrerà a far parte della maggioranza che sostiene il nuovo Governo guidato da Mario Draghi. La votazione sulla piattaforma Rousseau – alla quale hanno partecipato 74.537 votanti – si è conclusa con una vittoria del Sì al nuovo Esecutivo con una percentuale del 59,3% (pari a 44.077 voti) contro il 40,7% del No (30.360 voti).

Piccola curiosità: nel 2018 il contratto con la Lega per il governo gialloverde fu approvato con il 94% dei voti a favore. L’anno dopo l’accordo con il Pd per la creazione del Governo giallorosso passò con oltre l’80% dei voti favorevoli.

Con il sì degli attivisti che hanno votato su Rousseau, cade anche l’ultimo ostacolo alla formazione del nuovo Esecutivo, anche perchè, a norma di statuto dei Cinque Stelle, il voto diventa “vincolante” anche per chi ha votato NO. Domani il premier incaricato dovrebbe salire al Quirinale con la lista dei ministri, mentre il giuramento potrebbe arrivare domenica o lunedì.

“Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”. Questo il testo del quesito votato dagli iscritti al M5S. Una domanda che ha creato non poche polemiche all’interno del partito, sia perché per il modo in cui è stato formulato rendeva difficile dire No, sia perché non prevedeva la possibilità per il partito di astenersi. 

La vittoria del Sì, in ogni caso, veniva considerata come la più probabile, soprattutto dopo gli endorsement dei pezzi da novanta del Movimento – da Luigi Di Maio a Roberto Fico e Lucia Azzolina – e l’avallo del Premier uscente, Giuseppe Conte, che ieri ha dichiarato: “Se fossi iscritto a Rousseau, voterei sì al Governo Draghi”.

Decisiva anche l’apertura del fondatore e garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che pur non essendosi schierato sulla votazione, è stato mente e braccio dei negoziati con Draghi. In un lungo video pubblicato dopo le consultazioni, Grillo ha definito il premier incaricato “uno di noi”. La svolta per Grillo è arrivata anche grazie a una telefonata durante la quale l’ex presidente della Bce ha acconsentito alla creazione di un ministero per la Transizione ecologica ispirato al modello francese. 

Alessandro Di Battista, leader degli oppositori interni al Governo Draghi, non ci sta e annuncia la scissione dai Cinque Stelle ma la rottura dovrebbe essere numericamente molto contenuta.

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