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Trump abbassa il tiro e il Nasdaq fa il nuovo record

Il Giappone vola e le Borse Usa mietono nuovi record – I mercati sembrano ansiosi di archiviare la crisi iraniana per ripartire e Trump gliene offre l’occasione in attesa dell’accordo con la Cina sui dazi – Pioggia di bond sull’eurozona – Aria di accordo per Atlantia

Trump abbassa il tiro e il Nasdaq fa il nuovo record

L’emergenza è già finita? Presto per dirlo, visto che è bastato il lancio di un missile ieri sera a Baghdad a frenare il rialzo di Wall Street, ma è davvero impressionante la volontà dei mercati di archiviare la crisi iraniana per ripartire al rialzo. Le Borse Usa hanno ripreso a mietere record, subito imitate stamane da Tokyo. Donald Trump ha dismesso i panni del falco e predica moderazione, anche perché i democratici intendono mettere ai voti oggi la richiesta di limitare la libertà d’azione militare del presidente. Teheran, intanto, sembra voler rinunciare a nuove rappresaglie. Insomma, si può tornare a parlare di business in attesa della firma dell’accordo sui dazi con Pechino.

Tutti su stamane i mercati asiatici. si mette in luce la Borsa di Tokyo, con un guadagno del Nikkei del 2%. Lo Shanghai Composite sale dello 0,5%, l’Hang Seng di Hong Kong dell’1%, il Kospi di Seul dell’1,2%, l’S&P ASX200 di Sidney dello 0,7%.  

Frenano i beni rifugio: lo yen scende a 109,25 sul dollaro, lo yuan è ai massimi da cinque mesi a 6,9823 sulla valuta Usa. Sale il rendimento dei t Bond a 1,8598% (contro 1,705% della vigilia).

Perde colpi anche l’oro: dopo aver varcato quota 1.600 dollari l’oncia, l’oro ha invertito la rotta ed ha chiuso in ribasso dell’1% a 1.555 dollari.

Euro in lieve apprezzamento a 1,111 su dollaro, dopo due giorni consecutivi di ribasso.

Positive ma sotto i massimi di giornata le Borse americane, cosa che non ha impedito al Nasdaq di segnare un nuovo record assoluto a 9.129. Dow Jones + 0,56%, S&P 500 +0,49%.

Il petrolio Brent ha chiuso in calo del 4% a 65,4 dollari il barile: stamattina c’è un modesto rimbalzo a 66 dollari (+0,7%).

BORSE EUROPEE IN RIMONTA

La grande paura è svanita in Europa prima di mezzogiorno. Le Borse del Vecchio Continente, fino a quel momento in terreno negativo, hanno preso coraggio mentre, in parallelo, si sgonfiavano i beni rifugio e le quotazioni del petrolio: -2% a 66,80 dollari. Rallenta Eni (-0,5%). Saipem +1%.

L’inversione di tendenza è maturata quando i segnali in arrivo dai futures di Wall Street hanno confermato che i missili di Teheran erano stati interpretati a Washington come una ritorsione inevitabile piuttosto che come il segnale di un’escalation militare.

BREXIT 2 AL VIA NEL LGIORNO DELLA MEGXIT

È iniziato invece in un clima teso il nuovo round di trattative tra Londra e Bruxelles. Ursula von det Leyen, in trasferta a Londra, ha ammonito Boris Johnson che “se non si arriverà ad un terreno comune di regole su ambiente, leggi sul lavoro, tasse e aiuti di Stato, Londra non avrà accesso alla pari al più importante mercato unico del pianeta”. Ma la partita è appena iniziata. L’opinione pubblica inglese è più scossa dalla Megxit, cioè la decisione di Meghan Markle e del principe Harry di nunciare alle prerogative della Casa reale (appannaggio compreso) e di trasferirsi fuori dal Regno Unito.

Intanto, a livello di zona euro, l’Economic sentiment si è attestato a dicembre a 101,5 da 101,2 di novembre trainato dall’ottimismo in Italia e Spagna.

Milano, in calo in mattinata di quasi un punto, chiude la giornata con un rialzo dello 0,46%.

Denaro su Francoforte, che registra un rialzo dello 0,71%; Londra è stabile, riportando un moderato +0,01%; piccolo passo in avanti per Parigi, che mostra un progresso dello 0,31%.

GHOSN: L’ACCORDO FCA/RENAULT ERA GIÀ FATTO

Non ha tradito le attese la conferenza stampa a Beirut di Carlos Ghosn. L’ex numero uno di Renault non ha fornito particolari sulla sua fuga (in cui è stato assistito da un ex Berretto Verde già protagonista di altre operazioni spericolate in Medio Oriente): ha però rivelato che l’operazione Fca-Renault era ormai “quasi fatta” all’epoca del suo arresto. A Milano Fiat Chrysler arretra dell’1,3%.

PIOGGIA DI BOND NELL’EUROZONA, FRENANO I BTP

Perdono colpi i mercati obbligazionari, sia per la tenuta della propensione al rischio, che, soprattutto, per l’offerta abbondante di carta dopo la pausa festiva.

Il tasso del Btp decennale si è attestato in area 1,41%, dopo aver chiuso a 1,39% la seduta precedente.

Lo spread chiude a 167 punti base, invariato rispetto alla vigilia, quando era avvenuto il “roll” (cioè l’arrivo di un nuovo benchmark) del titolo italiano.

La Germania ha collocato ieri oltre 3,5 miliardi di euro del nuovo Bund a 10 anni, con un tasso medio in rialzo a -0,25% da -0,33%.

Continua la luna di miele con i bond della periferia: La Grecia ha assegnato 488 milioni in titoli di Stato a 13 settimane con un tasso in calo a -0,08%.

Superano i 24 miliardi di euro gli ordini per il nuovo decennale lanciato dal Portogallo via sindacato per 4 miliardi.

Anche l’Irlanda ha collocato via sindacato un nuovo quindicennale, sempre per 4 miliardi, con ordini sopra i 20 miliardi.

ARIA DI ACCORDO, ATLANTIA PRENDE IL VOLO

A guidare l’improvviso (e sorprendente, viste le tensioni geopolitiche) balzo di Piazza Affari è stata Atlantia, il titolo più sacrificato per il rischio di revoca della concessione. L’impennata (+3,9%) è legata alla speranza che il maxipiano di investimenti promesso per Autostrade per l’Italia abbia prodotto buoni frutti.

LEONARDO IN RALLY, TIM SOTTO PRESSIONE

A testimoniare il peso dei venti di guerra ci ha pensato però Leonardo: la holding della difesa ha messo a segno un rialzo del 2,99%. Da inizio anno la crescita è stata dell’8,5%.

La nota più negativa riguarda Telecom Italia, che lascia sul terreno il 2,9% nella quarta seduta negativa di fila. Pesa l’inchiesta su tangenti pagate in Brasile (tra il 2002 ed il 2006), più ancora l’incertezza in merito alla creazione della rete unica con Open Fiber.

In ascesa Enel (+0,55%) su cui gli analisti di Socgen hanno alzato il target price a 8,1 euro. Moncler +2,21% dopo che Bernstein ha rivisto il prezzo obiettivo a 45 euro.

VOLA AZIMUT, UN NUOVO BOND PER UNICREDIT

Vola Azimut (+2,2%). Tra le banche, Unicredit +1%. Il fondo sovrano di Abu Dhabi Mubadala ha più che dimezzato la sua partecipazione al 2,020% al 20 dicembre, da 4,986% del 28 giugno. Il gruppo ha avviato il collocamento di un bond Tier2 a 12 anni in euro, ‘callable’ a partire dal 15 gennaio 2027.

ALLUNGA MEDIOLANUM: IN ARRIVO CEDOLA EXTRA

Da segnalare Banca Mediolanum (+2,5%) dopo la pubblicazione dei dati sulla raccolta di dicembre: 810 milioni di euro e la conferma di un dividendo straordinario. L’ad Massimo Doris, ha infatti detto che “chiuderemo il 2019 con un risultato netto molto importante. Per questo motivo – anche alla luce del fatto che negli ultimi anni abbiamo riconosciuto ai nostri azionisti 0,4 euro/azione – intendiamo accrescere la storia di dividendi del gruppo”.

AMPLIFON FA SHOPPING IN AUSTRALIA

Continua lo shopping di Amplifon, che stamane ha annunciato l’acquisto di Attune Hearing Pty Ltd, il maggiore operatore indipendente di servizi di audiologia in Australia, con un esborso di 35 milioni di euro circa.

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