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8 marzo, politica e finanza: le donne avanzano, ma non basta

Tre ricerche e progetti – di State Street Global Advisors, Università Bocconi e Ubs Investors Watch – dimostrano che i passi avanti verso la parità di genere ci sono stati. Ma nei settori chiave della politica e della finanza le resistenze sono ancora forti. E sorprende il consiglio delle vedove e divorziate alle altre donne….

8 marzo, politica e finanza: le donne avanzano, ma non basta

Venerdi 8 marzo come ogni anno, è la giornata internazionale della donna. Sono previste tante celebrazioni in giro per il mondo.

Nonostante gli innegabili miglioramenti compiuti verso la parità di genere, in due settori-chiave come la politica e la finanza, tuttavia, rimangono ancora molte porte chiuse alle donne. Una soluzione a tutto questo c’è, ma sarà un processo lungo da compiere. Le donne in Parlamento stanno portando grandi cambiamenti a livello globale mentre sul piano dell’educazione finanziaria i passi sono ancora lenti.

SECONDO ANNIVERSARIO DI FEARLESS GIRL

State Street Corporation, nel celebrare il secondo anniversario dell’iniziativa Fearless Girl, ha tracciato un bilancio della campagna che ha portato società e azionisti di tutto il mondo a concentrarsi sul tema della diversità di genere. A conclusione del secondo anno, si può dire che 423 aziende (su 1265 i dentificate nel campione) hanno aggiunto almeno un rappresentante donna all’interno dei propri consigli di amministrazione. Lo scorso anno erano 301. Inoltre altre 22 aziende si sono impegnate a farlo.

“Siamo lieti di essere approdati a Londra con questa campagna di grande impatto e di continuare a prendere posizione a favore delle importanti tematiche relative alla diversità di genere all’interno dei consigli di amministrazione e in ruoli di leadership”, ha dichiarato Lori Heinel, vice direttore globale degli investimenti di State Street Global Advisors. “Alcuni studi hanno dimostrato che le società con una maggiore diversità di genere nelle posizioni di vertice generano rendimenti migliori rispetto ai competitor. Questo ci spinge a proseguire con il nostro impegno nelle attività di engagement e di voto e a cercare di compiere ulteriori progressi su questi temi estremamente rilevanti”.

I dati dimostrano i continui progressi dei programmi relativi alla diversità di genere negli Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Giappone, Canada ed Europa continentale. Infatti, proprio Regno Unito (57%) e Stati Uniti (48%) hanno riportato un aumento del numero di aziende che hanno aggiunto almeno una donna all’interno del consiglio di amministrazione. Il prossimo anno State Street Global Advisors voterà contro nelle assemblee per la nomina dei Cda in cui non fosse rappresentato almeno un membro donna.

PIANIFICAZIONE FINANZIARIA:  UN CONSIGLIO DALLE DONNE VEDOVE E DIVORZIATE

I grandi gruppi finanziari si interrogano sul fenomeno della parità di genere ed è interessante notare i risultati dell’ultimo report di Ubs Investor Watch che consiglia, garbatamente ma inequivocabilmente, alle donne di farsi parte attiva nella gestione finanziaria.

Al giorno d’oggi, ancora la maggior parte delle donne (58%) in tutto il mondo delega al marito le decisioni finanziarie di lungo termine. L‘85% delle donne sposate assume una responsabilità piena o la condivide con il coniuge quando si tratta delle spese quotidiane. Al contrario però, solamente il 23% si occupa di pianificazione finanziaria a lungo termine, come investimenti e assicurazioni.

In Italia le decisioni finanziarie di lungo termine sono demandate al coniuge nel 52% dei casi contro il 60% della Germania, il 62% del Regno Unito e il 71% di Hong Kong. D’altro canto, sono poche le donne che prendono decisioni in completa autonomia: 19% in Italia contro il 22% di Regno Unito e oltre il 30% di Messico e Brasile. Sono proprie le donne più giovani a delegare il proprio partner al fine di potersi dedicare ai progetti familiari o professionali. La percentuale però scende nel caso delle donne over 50.

La delega al coniuge è riconducibile ad un senso di inadeguatezza rispetto all’alto livello di conoscenza della materia finanziaria richiesto per prendere buone decisioni di investimento, unito alla focalizzazione sui bisogni più urgenti. 7 donne su 10  però, affermano di essere state scoraggiate dal coniuge rispetto a un coinvolgimento attivo.

E veniamo al caso delle vedove o divorziate. Il 71% delle donne italiane senza più un marito e con importante disponibilità finanziaria, si sono ritrovate impreparate. E hanno cercato sostegno altrove: il 46% si è rivolto a un consulente finanziario e 33% ha scelto il proprio avvocato.

E’ così che 4 vedove o divorziate su 10 hanno scoperto che il coniuge aveva fornito un sostegno finanziario a qualcun altro nel corso della vita coniugale. Alla luce di queste esperienze, la maggior parte delle donne vedove e divorziate consiglia una partecipazione più attiva alla pianificazione delle finanze familiari.

LE DONNE IN PARLAMENTO SALVANO MOLTE VITE

In politica sono a due velocità i progressi nel mondo più economicamente evoluto e in quello ancora in via di sviluppo o emergente. Secondo uno studio realizzato da Università Bocconi, università di Limerick e da London School of Economics e pubblicato su Demography, le donne in parlamento possono salvare le vite di donne e bambini sopratutto nei paesi meno ricchi. In questi paesi, quando la quota di donne in parlamento passa da meno del 10% a più del 30%  la mortalità infantile si dimezza, da 60 a 30 per 1.000, e la mortalità materna scende da 250 a 50 per 100.000.

Nell’arco di quarant’anni, dal 1975 al 2015, la percentuale di donne nei parlamenti di tutto il mondo è aumentata dal 6,2% al 20,4%, più che triplicando. Certamente è un passo avanti importante anche se estremamente lento. “La soglia è importante – afferma la ricerca delle tre università – perché una bassa percentuale di parlamentari donne rischia non solo di essere inefficace ma anche di essere sfruttata come legittimazione per le politiche scelte dalla stragrande maggioranza di parlamentari uomini”.

 

 

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