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2 giugno e terremoto, non dimentichiamoci delle 24 vittime

DIARIO FUORI DAL CORO – A pagare il prezzo più alto della tragedia sono le vittime – Molti erano operai, immigrati dall’estero o dal sud, brave persone, con un reddito fisso e una famiglia – La parte più sana dell’Italia, quella che di solito non va sul giornale – Oggi un breve ricordo è dedicato a loro.

2 giugno e terremoto, non dimentichiamoci delle 24 vittime

Ci sono 24 morti in questo terremoto emiliano, 24 persone, uomini e donne, che sono i “sommersi” di questa triste vicenda. In ogni tragedia la vera protagonista è la vittima, quella che paga il prezzo più alto. Eppure è la prima ad essere dimenticata: nella cronaca dei delitti che vediamo in tv impariamo a conoscere molto meglio i carnefici, rispetto a chi non c’è più. E’ la dura legge della vita, guardare sempre avanti, seguire una freccia che si muove in una direzione sola.

Per una volta però vogliamo girarci indietro. Il nostro giornale si occupa di economia e in questo diario abbiamo cercato di parlare soprattutto di tale aspetto anche nel terremoto, non abbiamo mai fatto il nome di ognuna di queste persone. Anche per noi allora è arrivato il momento di risarcire un po’ la memoria di chi non c’è più.
    
Molti erano operai, spesso immigrati dall’estero o dal sud, brave persone, con un reddito fisso, una famiglia, un grande senso del lavoro. La parte più sana dell’Italia, quella che di solito non va sul giornale, perché non è coinvolta in scandali milionari. Purtroppo la morte, questa volta, ha posato la sua mano gelida proprio su di loro. Sette sono scomparsi nel terremoto del 20 maggio, 17 in quello del 29 maggio.
   
20 maggio 2012
   
Nicola Cavicchi, 35 anni, perito elettrotecnico, faceva il turno di notte al reparto monocottura della Sant’Agostino Ceramiche in provincia di Ferrara, quando il tetto del capannone è crollato, con la forte scossa delle 4 del mattino. Aveva deciso di sostituire un collega ammalato, grande appassionato di mare e calcio, stava cercando di racimolare un po’ di soldi per mettere su casa. Con lui ha perso la vita il collega

Leonardo Ansaloni, 51 anni, originario di Bondeno, sposato con due figli, operaio addetto agli altoforni, un “cuoco” per lastre da pavimento. È stato sorpreso dal crollo del tetto mentre tentava la fuga con il collega Nicola Cavicchi.

Gerardo Cesaro, 55 anni, origine napoletana, lavorava alla Tecopress di Dosso (Fe), fabbrica a ciclo continuo di lamierati per macchine. Quando la scossa è arrivata, molto prima che il sole sorgesse, stava spostando delle lamiere col muletto e non ha fatto in tempo a mettersi in salvo.
  
Tarik Naouch 29 anni, di Beni Mella, marocchino, il 20, alle 4 del mattino, era di turno  alla Ursa di Bondeno. Appena cominciata la scossa è uscito dall’azienda, poi è rientrato forse “per chiudere il gas” hanno detto i compagni. Cugino di Mohamed Azaar, anch’egli morto dieci giorni dopo, a causa del terremoto del 29 maggio, era venuto ad abitare in Emilia per lavoro coi genitori nel ’94 e da poco aveva chiesto la cittadinanza. Aveva una bella testa di riccioli neri e voleva sposare la fidanzata (o portare qui la giovane sposa, non è chiaro) che vive in Marocco e che a giugno compirà 18 anni.

Nevina Balboni, 102 anni, forse non immaginava che dopo averne viste tante a portarla via sarebbe stato il terremoto. Ha perso la vita nel crollo della sua casa di campagna a Sant’Agostino,
   
Gabi Ehsemann, cittadina di origine tedesca si è sentita male nei pressi di Bologna, nei minuti immediatamente successivi alla forte scossa.
 
Anna Abeti, 86 anni di Vigarano Mainarda, nel ferrarese, ha avuto un ictus legato allo spavento ed è morta dopo il ricovero all’ospedale.
   
29 maggio 2012
   
Gianni Bignardi, ingegnere di Mirandola, aveva 62 anni; è stato travolto dal crollo del capannone dell’azienda metalmeccanica Meta, a San Felice sul Panaro, mentre stava facendo un sopralluogo per verificare l’agibilità dell’edificio. Chi vuole conoscerlo meglio può andare su internet, dove resta un’intervista post-terremoto del 20. Bignardi, con l’elmetto rosso sui capelli grigi fa un’affermazione tristemente profetica: “I capannoni – dice – sono le strutture a rischio, perché le travi hanno un appoggio più limitato. Con una forte scossa può crollare tutto”.
 
Kumar Pawan, 31 anni, operaio, anch’egli morto alla Meta, il 29 maggio, due figli, uno di otto mesi. Kumar era indiano del Pujab della comunità sikh e i suoi compagni, coi bei turbanti colorati in testa. hanno sollevato un po’ di polemiche: “era al lavoro perché non poteva fare diversamente e gli avevano assicurato che tutto era a posto”.
 
Mohamad Azaar, 46 anni e due figli, marocchino, caporeparto, ha perso la vita con Bignardi e Pawan nel crollo del capannone della Meta. Mohamad era molto conosciuto dalla comunità marocchina locale perché responsabile del centro islamico.
  
Enea Grilli, imprenditore, 66 anni, è rimasto travolto nell’azienda dov’era socio, la Bbg di Mirandola, insieme a Vincenzo Iacono, operaio di 39 anni e Eddy Borghi, posatore di piastrelle, che stava riparando il pavimento. Il gruppo è stato colto dal terremoto mentre cercava di far ripartire  l’impresa. Le porte erano aperte per avere una più agevole via di fuga, ma non è bastato. Borghi, 40 anni, era molto conosciuto nella zona sia come giocatore sia come allenatore nel calcio dilettantistico. Iacono lascia due bimbe piccole

Mario Mantovani, 64 anni, imprenditore, è morto il 29 maggio nel magazzino della sua all’Aries Biomedicale di Mirandola. Pochi giorni prima aveva detto al Sole 24 ore: “Negli ultimi tre giorni non ho fatto altro che correre da un parte all’altra della Bassa per trovare un capannone libero e in piedi, qui fra Mirandola e Medolla prima era pieno di affittasi adesso invece tutti vogliono vendere. Sono andato anche a Poggio Rusco in provincia di Mantova, ma cosa succederà se molti cambieranno sede?”.

Zhou Hong Li, di cui si sa ben poco, è il cinese trovato sotto le macerie della sua casa crollata a Mirandola il 29 maggio.  E’  una delle 4 vittime (su 17)  di quel martedì nero, che avrà un funerale nei prossimi giorni. La procura modenese ha dato infatti il via libera ritenendo che non ci sia altro da accertare.

Lo stesso vale per Sergio Cobellini, Ivan Martini e Enzo Borghi.

Sergio Cobellini, 68 anni, pensionato, ex falegname, ha incontrato la cieca furia del sisma mentre usciva da una banca di Concordia (Mo) e gli è caduto un comignolo in testa.

Ivan Martini, 65 anni, era il parroco di Rovereto, morto mentre cercava di mettere in salvo una statuetta della Madonna della chiesa di Santa Caterina, cara a tutti i fedeli. E’ stato colpito da una grossa pietra pericolante, sotto gli occhi dei vigili del fuoco che lo stavano accompagnando. Impegnato nel sociale appare su internet in vari filmati.

Enzo Borghi, 78, morto mentre verificava i danni alla  sua abitazione di Cavezzo. Sempre di Cavezzo sono due altre vittime sul lavoro:

Iva Contini, 56 anni, lavorava al colorificio Oece;

e Daniela Salvioli, 42 anni, contabile nel mobilificio Malavasi.

Cavezzo è uno dei paesi più colpiti dal terremoto: il 75% dei suoi edifici è lesionato.

Paolo Siclari, avrebbe compiuto 37 anni il 30 maggio, invece è morto nel crollo della Heamotronic di Medolla. Di origini messinesi, si era trasferito per lavoro al nord nel 2001. Lascia la moglie e due bimbi piccoli. Con lui, nell’azienda del biomedicale di Medolla hanno perso la vita Giordano Visconti, 33 anni, Biagio Santucci di 24 anni, e Matteo Serra, 40 anni. «Era tornato in fabbrica per non perdere il posto, aveva un contratto a termine, si era trasferito con la famiglia al nord da Napoli proprio per poter lavorare» hanno raccontato i cugini di Visconti.

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