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Wimbledon, non sei più il tempio dell’eleganza inglese ma il mercato della modernità e degli affari

di Stefano Semeraro – E’ finita un’epoca e il più famoso torneo di tennis del mondo ha cambiato pelle – Addio alla tradizione britannica: oggi nei vialetti del mitico impianto londinese si vedono mise spericolate, piedi scalzi, mini inguinali e orribili infradito e il Royal Box è ormai un palcoscenico da reality-show – Atleti, giudici e pubblico si adeguano

Wimbledon, non sei più il tempio dell’eleganza inglese ma il mercato della modernità e degli affari

Era il Tempio della tradizione, è diventato il mercato della modernità. Wimbledon, il torneo di tennis più famoso del mondo domenica chiude la sua 125esima edizione: l’ennesimo successo di pubblico, di gradimento, di popolarità. E un passo forse definitivo verso una epocale mutazione antropologica: da non-plus ultra della britishness ad evento pop. Per oltre un secolo le fragole con la panna, le code ordinatissime davanti ai Doherty Gates, il silenzio durante i match sul Centre Court, le telecronache impeccabili (e un po’ ingessate) della BBC sono state il marchio di rispettabilità dei Championships. Ma i tempi cambiano anche per l’All England Lawn Tennis Club, il circolo tennis più antico del pianeta, il cui Committee da una quindicina d’anni ha capito che, per sopravvivere e prosperare, ai vecchi merletti andava aggiunto un po’ di marketing all’arsenico.

A metà anni ’90 Wimbledon inforcò il binocolo e vide il futuro come i visitatori del torneo lo vedono oggi: nuovi campi, nuovi spazi, soprattutto per stampa, merchandising e ristorazione. Ai chioschetti di strawberries&cream e al Pimm’s si sono aggiunte hamburgherie e spacci di pizza e fish & chips, e anche gli orari stanno progressivamente diventando più da concerto rock che da pomeriggio al tennis. Il “roof”, il tetto retrattile pesante 1000 tonnellate ma trasparente come una serra (e costato 100 milioni di euro) piazzato tre anni fa sopra il mitico Centre Court consente infatti di giocare ormai anche a sera inoltrata, con grande seccatura dei residenti. Per il momento le sessioni notturne ufficialmente non esistono, ma il Ceo dell AELTC, Ian Ritchie, qualche giorno fa ha reso noto che in futuro anche il Campo Numero 1, inaugurato nel 2000, potrà essere coperto. Del resto le televisioni, da cui proviene il 50 per cento dei ricavi del torneo, adorano le partite in prime-time, alle otto di sera, e i frequentatori del Luna Park tennistico di Church Road, fuori e dentro i campi, sono decisamente diversi dai londinesi middle class degli anni ’50 e ’60.

Ora a spasso per i vialetti del colossale impianto si vedono mise spericolate, piedi scalzi o con zeppe vertiginose, mini inguinali e infradito. Fan decisamente più rumorosi dello standard a cui eravamo abituati qualche lustro fa, abbigliati in maniera decisamente trash, ma anche giocatori dalle mise un po’ borderline. Come quelle della americana Bethanie Mattek, la Lady Gaga dei courts, che quest’anno si è presentata in campo con una specie di pellicciotta bordata di palline da tennis. La bielorussa Victoria Azarenka, poi, al pubblico che sul centrale la dileggiava per l’eccessivo volume (95 decibel) degli urletti con cui accompagna i colpi, ha mostrato addirittura il medio alzato. Oh, my God.

Se un tempo nelle radiocronache spuntava a malapena un “perbacco”, ormai la barriera del buon gusto, attraverso la dogana dei social network, è stata oltrepassata anche da protagonisti insospettabili. Come Judy Murray, la cinquantenne madre di Andy, grande speranza del tennis inglese, che su Twitter ha postato messaggini imbarazzanti, infarciti di “Ooohhh” e “Marvellous!”, per lo statuario collega del figlio, lo spagnolo Feliciano Lopez, ribattezzato “Deliciano” perché “bello come un dio antico”. Persino il Royal Box, il palco dove siedono i reali e i vip, ha mutato connotazione. Un tempo vi prendevano posto soprattutto ambasciatori gallonati e dignitari in bombetta, ormai è diventato un palcoscenico da reality-show, con il top del gradimento riscosso da sportivi in t-shirt e da eroine del gossip come Pippa Middleton. Il Committee fa finta di niente. E incassa.

Con un occhio, anzi due, aperti sul mercato globale. Il termometro per capire la salute delle finanze del Club è il famoso surplus, cioè l’avanzo di cassa al netto delle spese, l’unico dato finanziario che l’AELTC, un ente senza scopo di lucro, rende pubblico. Negli anni ’90, grazie ai diritti venduti alle tv tedesche pazze per i successi di Boris Becker e Steffi Graf, il surplus arrivò a quota 33 milioni di sterline. L’anno scorso, dopo un periodo di flessione, è tornato a quota 31 e gli organizzatori per il futuro contano molto sul mercato cinese, acceso per il tennis grazie al successo parigino della prodigiosa Li Na. Del resto a Wimbledon ormai da tempo i giudici di linea vestono Ralph Lauren, e da quest’anno nel sacro recinto si beve più caffé Lavazza che tè indiano, mentre le immagini delle finali verranno trasmesse per la prima volta in 3D grazie ad un accordo con la Sony. I mercanti, insomma, sono entrati nel Tempio. E ci fanno anche affaroni d’oro.

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