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Whirlpool, la crisi di governo mette ancor di più a rischio gli stabilimenti italiani

La crisi di governo accentua l’incertezza sul futuro dello stabilimento di Napoli della Whirpool che soffre la concorrenza asiatica e si sta progressivamente ritirando dall’Italia e dall’Europa

Whirlpool, la crisi di governo mette ancor di più a rischio gli stabilimenti italiani

E adesso, cosa accadrà dello stabilimento Whirlpool di Napoli? Non si sa, perché i 10 milioni promessi dal vicepremier pentastellato Luigi Di Maio sono solo sulla carta. E l’interesse dell’ex partner leghista per i posti di lavoro è sempre stata pari a zero. Anzi, l’unico tweet del Salvini risale al 22 gennaio 2014: “La Whirlpool chiude una fabbrica in Svezia e punta tutto sullo stabilimento in provincia di Varese. Vittoria dei lavoratori e della Lombardia”. Balla colossale, la Lombardia non c’entrava niente perché era stato il governo Letta a ottenere l’accordo per una fabbrichetta di microonde, e quello di Renzi ne firmò invece uno molto importante, quando la Whirlpool investì quasi tutti i 500 milioni di euro messi in bilancio per innovare le piattaforme produttive compresa la fabbrica di Napoli.

L’incertezza regna non solo su Napoli ma anche sul gigantesco impero del Bianco della multinazionale Whirlpool soprattutto in Europa. Gli azionisti non vogliono più perdere quote di mercato e dividendi a causa del negativo andamento dell’Emea e della concorrenza mondiale dei competitor asiatici tecnologicamente più avanti, nonostante un leggerissimo miglioramento dei conti Emea del primo e del secondo trimestre. E questo incide in modo pesante su quanto sta acccadendo a Napoli per la piattaforma industriale IoT che, con un investimento di oltre 60 milioni di euro, era diventata una delle due fabbriche al mondo più avanzate ed efficienti. Che però ha i magazzini zeppi di lavatrici invendute.

Il quadro entro il quale la multinazionale americana sta applicando una lenta ma inesorabile strategia di ritiro dall’Europa e persino dall’Africa e dal MO, ha visto la recentissima chiusura delle attività in Sud Africa e la vendita, della quale si parlava da tempo, della quota del 12,568 per cento del capitale di Elica alla banca di investimentiTamburi Investment Partners SpA. Anche le attività di R&D sono state da tempo notevolmente ridotte. E la sede europea di Pero, alle porte di Milano, conta ormai solo 200 impiegati contro i circa 500 di prima tanto che dei due edifici della sede uno è ormai vuoto. Whirlpool, inoltre, ha una grana pesantissima in Inghilterra, poiché dovrà rapidamente richiamare oltre 300mila asciugabiancheria a rischio di esplosione, su un ordine del governo emesso a giugno. Recall che verrà ampliato dal governo pare a 800mila macchine. In totale il parco delle macchine potenzialmente esplosive raggiunge i 3 milioni di unità.

Via dall’Europa, via dall’Italia verso la Cina

Nel calendario dell’alleggerimento la prossima tappa dovrebbe essere -purtroppo-la fabbrica di congelatori di Siena che, pur sfornando apparecchi di tecnologia e prestazioni ottimali, ha una capacità troppo ridotta per essere competitiva. Per di più l’accelerazione del cambiamento climatico sta mettendo fuori mercato frigo e freezer tradizionali che non reggono i picchi molto alti di calore (la cucina è un forno 24 ore su 24) di questa e delle future estati. E potranno resistere solo quelli di classe T, tropicale, per temperature sino a 43 gradi, che Whirlpool compra in Cina. L’innovazione, inoltre, proviene in buona parte dall’acquisizione del gruppo Indesit mentre i prodotti Whirlpool si presentano legati ancora alla “tradizionale” tecnologia Sesto Senso e solo quelli da incasso fabbricati in Italia vantano innovazioni apprezzabili.

Siamo in grado di rivelare che provengono proprio dall’Italia i forni e i piani builtin che -come Marc Bitzer ha dichiarato-vengono esportati sempre di più in Cina per la domanda in forte aumento di prodotti di qualità da parte della classe media cinese. Ma i nostri apparecchi builtin andranno anche in tutta l’Asia. Dopo aver riportato enormi perdite in Cina nel 2017, Whirlpool è riuscita nel 2018 ad avere un utile netto stimato a circa 300 milioni di yuan ($ 44,7 milioni ) per un giro d’affari di 1,1 miliardo di dollari. Secondo Bitzer, lo scorso anno Whirlpool China ha contribuito a circa il 4 percento delle vendite globali dell’azienda. Qui si sta affermando un elettrodomestico quasi sconosciuto anni fa, la lavastoviglie, ferma ad una diffusione del 5 per cento sta rapidamente salendo al 30 per cento.

Il disastro inglese e il flop in Russia

La multinazionale si appresta a subire giganteschi danni perché da un lato il mercato russo che era molto consistente grazie a Indesit, è pressochè scomparso, e da un altro è stata condannata a richiamare l‘immenso parco-asciugatrici inglese Hotpoint (fabbricate in Inghilterra) che dal 2015 hanno causato 700 incendi con morti e feriti. E che segna una drammatica escalation in una lunga controversia su una maldestra gestione dal 2015 della comunicazione e della reazione della società ad un problema che ha lasciato centinaia di migliaia di macchine potenzialmente pericolose nelle case dei consumatori. Le asciugatrici, progettate e costruite in Inghilterra, avevano tutte un grave difetto originario e avrebbero dovuto essere ritirate tra il 2015 e il 2016 ma il vertice americano ordinò solo piccole riparazioni che, tra l’altro, non evitarono successivi gravi incendi. Stampa e associazioni dei consumatori, inferociti, scatenarono violente proteste tanto da far perdere alla Whirlpool tra il 40 e il 50 per cento di un mercato nel quale Hotpoint era leader. E che ha subìto un altro pesante colpo, quello del frigorifero Hotpoint (made in England) che ha scatenato, a Londra, nel 2017, l’incendio della Grenfell Tower con oltre 70 vittime.

I dazi di Trump non bastano e non basteranno

Agli azionisti della multinazionale, legati tra l’altro ad ambienti fortemente reazionari-isolazionisti, interessano ormai solo il mercato domestico, quello dell’America Latina e dell’Asia. Hanno visto crescere vendite e utili in US grazie al protezionismo feroce del Trump, ma non è detto che Trump riesca, solo con i dazi, a proteggere in modo stabile il made in America spesso obsoleto. Già nel 2018, dopo i primi provvedimenti volti a difendere le lavabiancheria (tecnologicamente obsolete, le uniche competitive provenivano proprio da Napoli), le fabbriche americane del bianco hanno risentito pesantemente dell’aumento delle materie prime costate oltre 50 milioni di dollari in più rispetto al 2017. E con consumi molto alti che il mercato comincia a rifiutare.

Le fake news di Di Maio sui milioni

Una collezione di fake news bombastiche, annunciate con enfasi dal bisministro Luigi Di Maio tra il 25 ottobre 2018 e il 31 maggio 2019, ha sfruttato a fini elettorali la rabbia e la disperazione dei dipendenti di Napoli. Aprile 2018 : “Abbiamo salvato lo stabilimento, nessun licenziamento, anzi 250 milioni di investimenti”. Balla colossale: i vertici italiani avevano subito trasmesso al Di Maio l’inderogabile decisione di fermare la produzione di lavatrici, perchè il mercato si era impallato, di riconvertire il sito e di trattare, a tale scopo, l’ingresso di un partner come unica soluzione per garantire i livelli occupazionali. La sparata più grossa è stata quella del giugno 2019 quando la Whirlpool aveva comunicato di voler procedere con gli investitori (che Di Maio non incontrava) “la Whirlpool chiude Napoli? Non ci prenderanno per il culo, ci dovranno restituire i 27milioni di incentivi che hanno ricevuto. Ho appena firmato l’atto di ingiunzione per farci restituire 19 milioni”. Due balle colossali, perché la normativa per “punire” le aziende che se ne vanno, esisteva già, da tempo. E inoltre non aveva firmato nulla. Per di più sono stati i governi precedenti -orrore!- a impegnare la Whirlpool in un programma di centinaia e centinaia di milioni in gran parte realmente investiti.

Di Maio regala milioni alla Whirlpool?

Terza balla indegna, anziché punire quei cattivoni della Whirlpool, successivamente e proprio in questi giorni di agosto ha stanziato a favore della multinazionale 10 milioni di euro per favorire la riconversione. E altri 6,9 per il 2020. Impossibili e complicatissimi da trovare e da spendere anche per il caos che ha totalmente sconvolto il ministero, con il codazzo dei suoi portaborse becchini portasfortuna (i sindacalisti usano mimare scongiuri speciali quando li vedono arrivare ai tavoli delle trattative, le aziende chiudono a raffica) e incompetenti. Perché a trattare con le necessarie doti di esperienza e abilità non c’è più il grande commis del ministero, Giampietro Castano, mandato via dai 5 stelle/Casaleggio. Nessuno al Ministero sa dove prendere questi milioni da trasferire alla Whirlpool, “Se ne riparlerà a settembre, intanto-ha annunciato il bisministro-facciamoci su un decreto”: A settembre invece nessuno ci penserà. Una vergognosa pochade che oltreoceano hanno (in pochi) seguito sghignazzando senza ritegno mentre il Ceo e presidente Marc Bitzer procede nel cosiddetto alleggerimento delle fabbriche e dei dipendenti dell’area Emea. Così Whirlpool, Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Tesoro e l’imprenditore Giovan Battista Ferrario, ex direttore generale della Italcementi, che farebbero parte della cordata italiana interessata a rilevare lo stabilimento sono lì ad aspettare. Un progetto già presentato un anno fa -che Di Maio si è ben guardato dal trattare- per realizzare container frigoriferi in vista del gigantesco programma di logistica cinese “La via della Seta” che coinvolgerebbe anche Napoli e il suo porto e di conseguenza lo stabilimento Whirlpool che, tra l’altro è, unico in Europa, ad avere intorno un eccellente distretto di componentistica specializzata. Perché quel che conta non è fabbricare ma sfornare componentistica evoluta (le fabbriche sono ormai stazioni di montaggio) fare manutenzione, migliorare, e un distretto come quello di Napoli, pur in difficoltà, lo può fare.

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