Prodotta nell’ambito del programma “Hors-les-murs” della Fondation Louis Vuitton, che si svolge presso gli Espaces Louis Vuitton di Tokyo, Monaco di Baviera, Venezia, Pechino, Seul e Osaka, questa mostra prosegue la missione della Fondation di coinvolgere un pubblico più ampio attraverso la presentazione di opere della Collezione in sedi internazionali.
La natura e la ritualità
Tessitore di narrazioni visive, Clément Cogitore trae ispirazione dai fili vibranti dell’esperienza umana, intrecciando osservazioni etnografiche con il linguaggio espressivo della danza e il potere evocativo delle immagini storiche e contemporanee. La sua visione artistica è alimentata dal fascino per la natura duratura del rituale, la complessa interazione tra tradizione e modernità, la fluida costruzione dell’identità e la forza persuasiva delle immagini. Esplora la persistenza del rituale, esaminando il modo in cui queste pratiche plasmano le identità individuali e collettive, evolvendosi in risposta alle incessanti correnti della globalizzazione e al panorama in continua evoluzione della vita moderna.
Tradizione e modernità
Cogitore approfondisce anche l’intricato rapporto tra tradizione e modernità, rivelando le tensioni e le connessioni che uniscono queste forze apparentemente disparate, illustrando come possano coesistere, sfidarsi e arricchirsi a vicenda. Concentrandosi sulla costruzione dell’identità, analizza le forze culturali, le strutture sociali e le scelte personali che plasmano gli esseri umani. Il lavoro di Cogitore ha ottenuto notevoli riconoscimenti, tra cui tre nomination ai César nel 2016 e nel 2019 e due selezioni alla Settimana della Critica del Festival Internazionale del Cinema di Cannes (2015 e 2019). Affascinato dal potere delle immagini, manipola filmati trovati per esporre le narrazioni che creano e come queste influenzano la nostra percezione del mondo. The Evil Eye, un’installazione creata nel 2018 appositamente per il Premio Marcel Duchamp, rappresenta una pietra miliare nel suo percorso artistico, avendo ricevuto il prestigioso riconoscimento. Mentre analizza il nostro rapporto con le immagini, utilizzando filmati di repertorio per smascherare tecniche di manipolazione radicate nella psicologia delle masse e nel consumismo, questa videoopera gioca con sfondi green screen e immagini sovraesposte, rivelando una visione distopica di felicità artificiale, progettata per incitare all’avidità. Quest’opera critica anche l’identità costruita, l’architettura e l’urbanistica, evidenziando come spazi idealizzati e mercificati possano portare all’alienazione. In sostanza, si pone come un invito a contemplare la condizione umana, a mettere in discussione i confini tra realtà e rappresentazione e a esplorare il potere duraturo della cultura nel plasmare le nostre vite.