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Venerdì nero per le banche in Borsa e lo spread sfonda quota 160

La paura che il nuovo governo si scontri con l’Europa sul debito e imposti la politica economica sul deficit spending allarma la Borsa, penalizza fortemente i titoli bancari e fa impennare lo spread che scavalca quota 160 – Rovinosa la giornata delle banche popolari che trascinano giù Piazza Affari, il peggior listino d’Europa – Ancora in rosso il Monte dei Paschi – In forte ribasso anche Telecom Italia.

Venerdì nero per le banche in Borsa e lo spread sfonda quota 160

Piazza Affari affonda con le banche, -1,48% e si ferma a 23.449 punti, mentre lo spread fra decennale italiano e tedesco sale a 165,70 punti, +7,25%. Il rendimento del benchmark tricolore si porta a 2,23%. È questo l’effetto sui mercati del contratto giallo-verde per il governo, messo a punto, così recita l’intestazione, dal “signor Luigi Di Maio, capo politico del ‘Movimento 5 Stelle e dal signor Matteo Salvini, segretario federale della Lega”. 

Molte le parti indigeste agli investitori, mentre i programmi messi nero su bianco hanno un costo stimato da Carlo Cottarelli di oltre 100 miliardi di euro, con 550 milioni di coperture previste.

In questo clima Milano archivia una settimana difficile e si piazza anche oggi all’ultimo posto in Europa, dove sono deboli anche gli altri listini: Madrid -0,94%; Francoforte -0,35%; Parigi -0,17%, Londra -0,15%; Zurigo -0,55%. Wall Street al momento procede contrastata. Il Dow 30 è in lieve rialzo; stesso andamento per l’indice delle società a piccola e media capitalizzazione, il Russel 2000, che sembra ancora a caccia di record. Lo S&P500 e il Nasdaq sono invece sotto la parità. In assenza di spunti macroeconomici, gli investitori restano concentrati sulle trattative commerciali tra Usa e Cina. I negoziati sono cominciati ieri e riprendono oggi a Washington. Per il momento l’amministrazione Trump ha ottenuto l’eliminazione di una misura antidumping contro l’importazione di sorgo americano.

L’euro si appresta a chiudere la quinta settimana in calo nei confronti del dollaro, con il cambio in area 1,176. Fra le materie prime è stabile l’oro a 1291,51dollari l’oncia. Il petrolio consolida i guadagni, con il Brent in zona 80, a 79,22 dollari al barile.

Oggi nemmeno i titoli petroliferi però riescono a salvare Piazza Affari dalle vendite. Saipem perde il 3,2% affossata dalle prese di profitto dopo gli ingenti guadagni. Fra le blue chip solo quattro titoli chiudono con il segno più: Cnh +3,7%, grazie anche all’avvio di copertura con rating “buy” di Kepler Cheuvreux; Moncler +1,26%; Pirelli +0,85%; Luxottica +0,15%.

Nel resto del listino si contano morti e feriti, soprattutto nel settore bancario: Ubi -7,85%; Bper -6,64%; Banco Bpm -6,36%; Unicredit -2,77%; Intesa -2,45%; Mediobanca -3,1%. Mps recupera parte delle perdite della mattinata, ma cede il 3,54%. Il leghista Claudio Borghi, possibile futuro ministro delle Finanze, conferma le affermazioni fatte contro il piano concordato a Bruxelles e il presidente della Toscana Rossi suggerisce: sia tolta l’immunità a Borghi per i danni a Monte Pasch

Pioggia di vendite su Telecom, 3,41%, dopo le preoccupazioni espresse da Vivendi sulla governance che potrebbero portare alla convocazione di una nuova assemblea per riorganizzare il cda. Berenberg inoltre ha tagliato il titolo a ‘sell’ da ‘hold’ e il target price a 0,66 da 0,71 euro. Giù Poste -3,45%.

Fuori dal paniere principale Mondadori, -5,77%, è fra i peggiori dello Star a causa della possibile cessione a European Network delle testate settimanali “Tu Style” e “Confidenze”. Si tratta di voci circolate dopo la pubblicazione dei conti poco rassicuranti del primo trimestre 2018 e dello sciopero proclamato dai dipendenti fino a lunedì. La società della famiglia Berlusconi è anche in attesa di un’offerta per i periodici in Francia da parte dell’editore francese Reworld Media, dopo che il progetto d’integrazione con Lagardère e Marie Claire è sfumato a causa della decisione di Lagardère di vendere le sue riviste a un gruppo ceco.

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