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Vaccino: Pfizer è in ritardo, ma farle causa è un rischio

In base ai contratti, l’unica scadenza vincolante è la fine del primo trimestre e la casa farmaceutica assicura che per allora avrà recuperato il ritardo – All’Italia, però, potrebbe non bastare. Il Lazio si ferma

Vaccino: Pfizer è in ritardo, ma farle causa è un rischio

Il taglio delle consegne dei vaccini Pfizer è un giallo in cui i personaggi raccontano versioni diverse della stessa storia. Secondo un report del commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri, l’Italia ha prenotato 8,6 milioni di dosi da ricevere entro il 31 marzo, ma – visti i ritardi accumulati e il ritmo di consegna previsto – a metà febbraio avrà meno della metà delle dosi promesse (3,9 milioni) ed è inverosimile che nelle settimane successive la casa farmaceutica riesca a recuperare. Per questo il nostro governo – unico in Europa – sta valutando con l’avvocatura di Stato la possibilità di fare causa a Pfizer per inadempienza contrattuale.

UN’EVENTUALE CAUSA RISCHIA DI FALLIRE

Tuttavia, il rispetto delle consegne settimanali non è un obbligo legalmente vincolante per il colosso americano, che – in base agli accordi stipulati con l’Ue – deve rispettare soltanto la scadenza trimestrale. Significa che l’azienda potrà essere considerata inadempiente solo se non consegnerà tutte le dosi promesse entro fine marzo. In Italia siamo convinti che non ce la farà, ma Pfizer assicura che i timori di Roma sono infondati: “Le consegne torneranno regolari dalla settimana del 25 gennaio e aumenteranno dal 15 febbraio – garantisce la società – Consegneremo le quantità di dosi di vaccino previste per il primo trimestre e un quantitativo nettamente superiore nel secondo”.

I PROBLEMI CAUSATI DAI RITARDI

Il problema è che i ritardi di queste settimane creano comunque una serie di problemi. Il Lazio, ad esempio – dove il taglio delle consegne è stato del 30% – ha chiesto a Usl e ospedali di sospendere da oggi “la somministrazione delle prime dosi a qualunque categoria di popolazione”, in modo da poter rispettare il calendario dei richiami. Questo però significa che l’inizio delle vaccinazioni degli over-80 slitterà almeno al primo febbraio. Ancora peggiore la situazione in Lombardia, dove il rallentamento imporrà di rinviare l’avvio delle somministrazioni ai più anziani addirittura all’11 marzo.

LA STRADA DEL “DANNO SANITARIO”

Si apre così un’altra possibilità legale. Se non fosse sostenibile l’accusa di inadempienza ai contratti, l’Italia potrebbe comunque fare causa a Pfizer per aver provocato un danno sanitario. Ad esempio, il nostro Paese potrebbe dimostrare che alcune persone si sono ammalate di Covid a causa dei ritardi nelle consegne, che non hanno permesso di somministrare i richiami nei tempi previsti.

LE GIUSTIFICAZIONI DI PFIZER

Certo, si tratta di una strada a dir poco complessa, anche perché Pfizer giustifica in modo apparentemente inattaccabile i tagli di queste settimane. Il primo, quello dell’8 gennaio, è arrivato dopo che l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha permesso di aumentare da cinque a sei le dosi estraibili da ogni fiala. E siccome nei contratti si parla proprio di dosi – non di fiale – la casa farmaceutica si è sentita autorizzata a riprogrammare le consegne sulla base del nuovo dosaggio consentito per ogni fiala.

Per quanto riguarda invece i ritardi degli ultimi giorni, Pfizer sostiene che siano dovuti ai lavori nello stabilimento di Puurs, in Belgio, che a quanto pare dureranno pochissimo ma permetteranno di aumentare la produzione di quest’anno da 1,3 a 2 miliardi di dosi.

I SOSPETTI EUROPEI

Negli ambienti diplomatici Ue, però, circola il sospetto che parte delle prenotazioni europee sia stata dirottata verso clienti disposti a pagare cifre più alte, come i Paesi del Golfo.

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