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Usa pronti con ogni tipo di armi nel caso di attacco dell’Iran. L’attenzione è sul MOP, l’unico che potrebbe sradicare il sito nucleare Fordow

Trump, ieri nella Situation Room, ha analizzato con il suo staff tutte le armi a disposizione degli Stati Uniti a seconda di ciò che accadrà. Che cos’è il MOP, a che cosa serbe, come viene usato

Usa pronti con ogni tipo di armi nel caso di attacco dell’Iran. L’attenzione è sul MOP, l’unico che potrebbe sradicare il sito nucleare Fordow

Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta valutando una delle decisioni di politica estera più importanti della sua amministrazione, con l’ipotesi di un coinvolgimento diretto degli Usa in Iran, si guarda alle armi che potrebbero essere impiegate in un eventuale attacco. Trump ha a disposizione un’ampia gamma di risorse militari in Medio Oriente e nel resto del mondo. A destare più attenzione è il Mop, la superbomba Usa, l’unica al mondo capare di arrivare al bunker iraniano Fordow, scavato sottoterra, dove Teheran arricchisce l’uranio.

Armi per ogni tipo di evenienza: Trump valuta le opzioni

L’arsenale milare Usa comprende bombe ad alto potenziale distruttivo, bombardieri stealth a lungo raggio, un gruppo d’attacco di portaerei, cacciatorpediniere della Marina e truppe statunitensi, offrendo a Trump diverse opzioni se decidesse di intervenire più direttamente a sostegno di Israele. Alcune risorse, come il bombardiere B-2, si trovano negli Stati Uniti, mentre altre si trovano già in zona o stanno arrivando, dice Bloomberg.

Non è chiaro se e come Trump vorrà intervenire e, a seconda delle decisioni, verranno impegate armi diverse. Ieri il presidente ha riunito il suo staff per la sicurezza nazionale per una riunione nella Situation Room della Casa Bianca.

L’amministrazione intanto sta incrementando le risorse militari destinate al Comando Centrale degli Stati Uniti, che supervisiona le operazioni del Pentagono nella regione. E le forze già presenti nell’area includono capacità navali e aeree che potrebbero svolgere un ruolo cruciale in qualsiasi azione statunitense contro l’Iran.

La Repubblica Islamica ha già subito il suo peggior attacco degli ultimi decenni, con gli attacchi israeliani alle infrastrutture nucleari e militari del Paese che hanno danneggiato strutture chiave e ucciso personale di alto livello.

Che cos’è e come funzionerebbe il Mop, da impiegare per il bunker sotterraneo iraniano

Un’arma, tuttavia, è considerata particolarmente efficace se la situazione dovesse degenerare e richiedere il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Si tratta del cosiddetto MOP (Massive Ordnance Penetrator), meglio noto come “bomba anti-bunker”: pesa 30.000 libbre ed è l’arma di precisione più grande del mondo. La bomba a guida GPS, assemblata dalla Boeing Co. , è stata ripetutamente pubblicizzata come l’unica arma in grado di sferrare un colpo decisivo alle ambizioni atomiche di Teheran, in particolare con un attacco vittorioso al sito di arricchimento di Fordow, altamente protetto.

Molti esperti ritengono che solo il MOP, un’arma di cui sono in possesso solo gli Stati Uniti, possa danneggiare Fordow, il sito iraniano di arricchimento dell’uranio, nascosto sotto una montagna e ritenuto sepolto a una profondità compresa tra i 60 e i 90 metri.

Ogni “bomba anti-bunker” può essere mirata e sganciata in modo indipendente, “rendendo possibile l’esecuzione di un MOP direttamente sopra un altro MOP”, ha detto a Bloomberg Rebecca Grant, analista del Lexington Institute. Grant ha affermato che la sorveglianza tramite droni nell’area potrebbe anche aiutare i militari a “perfezionare l’attacco” all’ultimo minuto e ha osservato che gli impianti nucleari iraniani come Fordow sono stati studiati dagli Stati Uniti per anni.

Le conseguenze politico-militari dell’uso della superbomba Mop

La decisione se utilizzare o meno quell’arma è destinata a essere una delle più cruciali per Trump. La bomba potrebbe alterare il processo decisionale dell’Iran sul suo programma nucleare e, poiché il suo dispiegamento coinvolgerebbe aerei e piloti americani, porrebbe gli Stati Uniti al centro di un’azione militare offensiva.

“Se Israele riuscisse a raggiungere l’obbiettivo di annullare la forza nucleare iraniana attraverso le sue operazioni, sarebbe la soluzione migliore”, ha affermato Daniel Shapiro, ex ambasciatore statunitense in Israele ed ex vicesegretario aggiunto alla Difesa. “Ma se per colpire la struttura di Fordow fosse necessaria la partecipazione degli Stati Uniti, la questione deve essere presa in considerazione dal presidente Trump”.

L’impiego del MOP implicherebbe l’impiego di un altro velivolo militare cruciale, il bombardiere stealth B-2, che può trasportarne due. Il B-2 volerebbe per migliaia di chilometri dalla base aerea di Whiteman, nel Missouri, per sganciare le bombe nel cuore dell’Iran.

Gli Stati Uniti hanno già dimostrato la potenza della loro flotta di B-2 a ottobre, quando i bombardieri sono decollati da Whiteman per colpire le installazioni di armi Houthi, sostenute dall’Iran, sepolte sottoterra. All’inizio di quest’anno, ben sei B-2 sono stati avvistati su una pista dell’isola di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, in un dispiegamento che è stato interpretato da molti come un messaggio sia all’Iran che agli Houthi. L’Aeronautica Militare ha dichiarato che quegli aerei sono tornati alla base a maggio.

La forza Usa già distribuita nell’area: dalle aerei cisterna, alle portaerei, ai caccia

L’US Central Command, che sovrintende alla presenza militare statunitense di lunga data in Medio Oriente, svolgerebbe un ruolo chiave in qualsiasi operazione contro l’Iran, con la responsabilità di una forza distribuita su più paesi, tra cui Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, e avvalendosi di truppe provenienti da diversi servizi militari e forze per operazioni speciali.

Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha “ordinato l’impiego di capacità aggiuntive” al comando. L’amministrazione sta inviando fino a 20 aerei cisterna per il rifornimento in volo KC-135 e i nuovi KC-46 in località non divulgate, secondo un funzionario della Difesa, contribuendo ad ampliare il raggio d’azione della potenza aerea statunitense.

Tali risorse offrirebbero a Trump maggiore flessibilità nel determinare la sua linea d’azione. Il personale statunitense nella regione, inclusi militari dell’Esercito, dell’Aeronautica, del Corpo dei Marines e della Marina, ammonta a 40.000-45.000 unità, secondo i dati più recenti del Comando Centrale.

Anche la Marina è destinata a svolgere un ruolo cruciale, con risorse che possono agevolare qualsiasi azione contro l’Iran e che sono già state impiegate per aiutare a proteggere Israele da attacchi di ritorsione. Il gruppo d’attacco della portaerei USS Carl Vinson è nella regione del Mar Arabico da sette mesi. La nave trasporta circa 3.000 marinai, secondo la Marina, con altri 2.000 nel suo stormo aereo. Quest’ultimo vanta un’ampia gamma di equipaggiamenti militari, tra cui i caccia F-35 e F-18, gli aerei EA-18 in grado di interrompere i radar e i sistemi di comunicazione nemici, gli E-2D dotati di radar avanzato per aiutare a identificare più rapidamente le minacce, nonché gli aerei convertiplani Osprey e gli elicotteri Sea Hawk.

Oltre alla portaerei principale, il gruppo comprende anche un incrociatore lanciamissili, la USS Princeton, e cacciatorpediniere lanciamissili. Un altro gruppo d’attacco guidato dalla USS Nimitz dovrebbe dare il cambio alla Vinson ed è attualmente impegnato nell’Indo-Pacifico, offrendo forze aggiuntive. La Marina ha tre cacciatorpediniere con sistema di difesa missilistica Aegis nel Mediterraneo orientale: l’USS Arleigh Burke, l’USS The Sullivans e l’USS Thomas Hudner, a cui si aggiungeranno altre due unità a breve, secondo un funzionario della difesa. Altri due cacciatorpediniere si trovano nel Mar Rosso.

Un funzionario statunitense ha affermato che l’Arleigh Burke e i Sullivan hanno lanciato numerosi intercettori antimissile SM-3 durante il fine settimana per contribuire alla difesa di Israele. Un’unità dell’esercito nella regione ha anche lanciato intercettori THAAD contro missili balistici iraniani, secondo un altro funzionario.

Basi Nato in Italia in pre-allerta

L’attenzione va anche ai siti Nato dell’Italia, considerati qunato meno un punto d’appoggio nel Mediterraneo. Secondo alcune fonti riservate della Difesa, nelle ultime settimane l’attività militare nelle basi di Sigonella, Aviano e Amendola è aumentata in modo significativo. Se l’alleanza atlantica decidesse di intervenire più direttamente per contenere Teheran o per proteggere le rotte energetiche del canale di Suez e del Mar Rosso, sarà proprio il nostro territorio a ospitare operazioni logistiche e militari.

In particolare, la base siciliana di Sigonella, già al centro delle operazioni USA in Libia, Siria e Iraq, rappresenta il fulcro di eventuali attività di sorveglianza, intercettazione e rifornimento. Sono 120 le basi Nato in Italia, di diversa natura e gestione, suddivise in 4 categorie, a cui si aggiungono 20 basi segrete degli Stati Uniti, la cui posizione non è nota per ragioni di sicurezza. A Sigonella si trova il comando di monitoraggio in tempo reale delle truppe a terra e da qui partono i droni di sorveglianza che oggi monitorano i confini ucraini. A Napoli hanno sede uno dei due centri di comando della Nato (mentre l’altro è nei Paesi Bassi) la base dei sommergibili statunitensi nel mediterraneo, così come il comando delle forze aeree e dei marines statunitensi. Infine, ad Aviano e Ghedi si trovano alcune bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7. La base di Aviano è usata dall’aeronautica statunitense, mentre quella di Ghedi dall’Italia. Le atomiche sono statunitensi, ma in caso di guerra possono essere lanciate anche da aerei italiani.

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